IL GOVERNO CONTRO IL LAVORO E L’AMBIENTE da IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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IL GOVERNO CONTRO IL LAVORO E L’AMBIENTE da IL MANIFESTO

Superbonus, Ciafani: «Stroncata l’unica politica di intervento sul patrimonio da riqualificare»

STOP ALLA CESSIONE DEL CREDITO. Il presidente nazionale di Legambiente: «C’è stato un uso strumentale dei dati. Come dicono chiaramente la Guardia di finanza e il Mef, gli illeciti sul superbonus del 110% sono solo il 3% delle truffe totali. L’Ue porterà avanti la proposta di direttiva sulle case green, nonostante il governo italiano»

Adriana Pollice  18/02/2023

In Italia ci sono oltre 14 milioni di abitazioni residenziali, solo il 12,8% è considerato patrimonio storico. Oltre 9,7 milioni di edifici sono in classe energetica E, F o G, migliorarne l’efficienza consentirebbe una riduzione delle emissioni di CO2 di oltre 14 milioni di tonnellate. Stefano Ciafani presidente nazionale di Legambiente: «Dal primo bonus in edilizia del 50% abbiamo sempre sostenuto questo strumento per permettere di riqualificare energicamente e adeguare alla normativa antisismica l’edificato del Paese. Ovviamente senza fermarci nel criticare gli errori che sono stati fatti negli anni».

Cos’è che non funzionava nel bonus del 110%?
Non andava fermato ma migliorato. Ancor prima che ci fosse l’emergenza gas dell’ultimo anno, abbiamo sempre criticato che si potesse incentivare il cambio delle caldaie a gas con nuove caldaie dello stesso tipo quando, nel frattempo, è disponibile la tecnologia a pompa di calore. Abbiamo criticato il fatto che il bonus venisse dato a chiunque a prescindere dal reddito: concesso cioè nella stessa misura a chi vive nella casa unifamiliare abusiva, condonata, a Messina e al riccone che ha la villa unifamiliare in Brianza. Ci voleva una modulazione in base al reddito e pure in base al criterio della prima o seconda casa.

È stato bollato come un generatore di truffe.
C’è stato un uso strumentale dei dati affibbiando al superbonus del 110% le responsabilità di altri bonus edilizi. Come dicono chiaramente i dati della Guardia di finanza e del Mef, gli illeciti sul 110% sono solo il 3% delle truffe totali che, in larga maggioranza, hanno riguardato ad esempio il bonus facciate del 90% o l’ecobonus del 65%. Sul 110% ci sono una serie di controlli che non esistono sulle altre misure.

Perché non si sono fatti i correttivi necessari?
I primi bonus edilizi, quello del 50% e del 65%, senza cessione del credito, potevano essere utilizzati solo da chi aveva soldi da investire, tenendo fuori le fasce più deboli in condizioni abitative peggiori. Quando si è inventato qualche anno fa lo strumenti della cessione del credito e dello sconto diretto in fattura si è aperta la possibilità di intervenire sul patrimonio edilizio anche da parte di chi non se lo poteva permettere. Il governo Conte ha la responsabilità di non aver voluto affrontare gli errori del 110%. Con questo blitz il governo Meloni ha fatto quello che il governo Draghi ha tentato in tutti i modi di fare: l’esecutivo precedente a ogni decreto faceva una modifica, ingegneri e architetti non sapevano più quali erano le regole e dovevano fare continui quesiti all’Enea e all’Agenzia delle entrate. Il governo Meloni ha utilizzato il grilletto dello stop alla cessione del credito per ammazzare i bonus edilizi.

La speculazione però c’è stata.
Sì, l’hanno fatta gli istituti bancari: se chiedevi di fare il 110%, la banca tratteneva tra il 20 e il 30% dell’importo dato dallo Stato per ottenere un credito da dare a qualcun’altro. Su questo doveva intervenire lo Stato. Legambiente ha sempre detto che doveva essere il pubblico a farsi carico della cessione del credito attraverso le controllate per evitare le speculazioni degli istituti bancari, che sono state la costante di questi ultimi anni. Bastava fissare un tetto alle banche.

L’Europa va verso case green, nonostante i partiti italiani della maggioranza di governo resistano a Bruxelles.
Il problema diventa sempre più grande perché l’Ue porterà avanti la proposta di direttiva sulle case green, coerentemente con il Green deal lanciato nel 2019. Così come sta portando avanti il regolamento che ferma la produzione dei motori endotermici entro il 2035. Se vuoi decarbonizzare l’Europa entro il 2050 devi intervenire sulla produzione di energia, sulla mobilità, sugli edifici e sui settori produttivi (industria e agricoltura), checché ne dica il nostro governo. La destra italiana in questa settimana ha definito la direttiva «una patrimoniale». Ce n’è già una, che si paga da decenni e soprattutto da un anno e mezzo a questa parte, e sono le bollette del gas e dell’elettricità. Ma l’efficientamento energetico non è solo una spesa: ci sono i minori costi per l’approvvigionamento energetico e vale per le famiglie, le imprese e la bolletta energetica del Paese. Poi ci sono le maggiori entrate fiscali grazie all’emersione dal nero dei lavori in edilizia e grazie alla vendita di materiali e dispositivi per le ristrutturazioni.

Quindi quali politiche si dovranno intraprendere?
L’Italia dovrà continuare a fare quello che ha fatto in questi anni con i vari bonus edilizi ma riducendo le truffe attraverso i controlli già previsti dal 110% e rimodulando i bonus: percentuali più alte per chi utilizza le tecnologie più efficienti, per chi raggiunge classi energetiche più alte, per chi ha redditi più bassi. Così si rendono più sicuri gli edifici dove viviamo e lavoriamo e si dà un volano al settore edile riconvertendolo verso le ristrutturazioni e non il consumo di suolo. Abbiamo un patrimonio edilizio costruito negli anni ’60, ’70, ’80 che ha prestazioni energetiche e livelli di sicurezza assolutamente drammatici, ce lo ricordiamo solo quando c’è il terremoto.

Il governo che va contro il lavoro e l’ambiente

L’INTERVENTO. Parla Alessandro Genovesi, segretario generale di Fillea Cgil, il sindacato degli edili

Alessandro Genovesi*  18/02/2023

Compito del governo dovrebbe essere quello di creare lavoro, non di distruggerlo. Compito del governo dovrebbe essere quello di raggiungere gli obiettivi Onu e Ue per una maggiore sostenibilità ambientale.

Compito del governo dovrebbe essere quello di sostenere la rigenerazione, l’efficienza energetica e la messa in sicurezza contro terremoti e disastri naturali. Compito del governo dovrebbe essere quello di aiutare la crescita qualitativa delle imprese, favorendo investimenti in innovazione, nuovi materiali, nuove professionalità. Compito del governo dovrebbe essere quello di garantire a chi ha di meno lo stesso diritto a vivere in una casa sicura, salubre, con meno sprechi energetici di chi invece ha redditi alti. Compito del governo dovrebbe essere quello di realizzare tutto ciò tutelando salute, sicurezza e diritti di chi lavora.

Il governo Meloni, in un colpo solo (o meglio in due: decreto sulla cessione dei crediti per i bonus edili e nuovo Codice degli appalti) riesce a fare l’opposto di tutto questo. Innanzitutto il blocco della cessione dei crediti e dello sconto in fattura metterà a rischio decine di migliaia di posti di lavoro in essere -si stimano in circa 100 mila i posti di lavoro che verranno distrutti nei prossimi mesi -, rendendo per di più i vari bonus (indipendentemente dalla percentuale, sia il 50% o il 90%) «roba solo per ricchi».

Cioè per chi ha già i soldi da poter anticipare e redditi alti da poter poi prendere le detrazioni. Peccato che sono almeno 43 milioni i cittadini che vivono in case con classe energetica inferiore alla C e 50 in zone ad alto rischio sismico, che vivono in condomini o edifici costruiti prima degli anni 90 e che sono 23 milioni gli italiani con i redditi più bassi (di cui 7,3 milioni sono anche “incapienti” cioè non dichiarano reddito sufficiente per prendere le detrazioni).

Parliamo della stragrande maggioranza dei pensionati, lavoratori dipendenti e autonomi, precari, disoccupati che vivono nelle case più vetuste ed energivore, cioè le case che sprecano di più (il 35% di tutta la C02 è prodotta da edifici vecchi), vengono giù alle prime scosse di terremoto, hanno le bollette più care.

E poi vi sono anche le imprese serie, che si sono andate specializzando sulla rigenerazione e ristrutturazione, che hanno investito in macchinari e personale che vengono “mandate in buca”. Imprese che anche grazie alle leggi passate ora denunciano il numero reale dei lavoratori impiegati – Durc di Congruità- e applicano i Contratti nazionali (Ccnl) dell’Edilizia, con tutto ciò che questo comporta in termini di maggiore sicurezza, formazione, salari. Alcune di queste imprese sono le stesse che, se dovessero chiudere, non potranno neanche realizzare il Pnrr, che non è fatto solo di grandi opere ma anche di tanti interventi di riqualificazione.

Se a questo scenario aggiungiamo i tentativi di ridurre le tutele negli appalti pubblici, tra liberalizzazione dei livelli di sub appalto e minori obblighi ad applicare lo stesso Contratto nazionale edile, o gli altri contratti nazionali. siamo proprio al classico “dalla padella alla brace”. O rischi di perdere il posto di lavoro (effetto blocco della cessione crediti) nell’edilizia privata o rischi di lavorare negli appalti pubblici con meno tutele, meno imprese strutturare e di qualità, minore sicurezza e maggiori infortuni.

Insomma il governo Meloni sembra accanirsi contro il settore che, direttamente ed indirettamente, sta dando il maggior contributo al Pil e all’occupazione da due anni a questa parte, e che è e sarà sempre più strategico per rigenerare città e aree interne. Un governo contro il lavoro e l’ambiente.

Per queste ragioni se non vi saranno cambi di direzione, tavoli di confronto con i sindacati, interventi a difesa dell’occupazione e per un suo miglioramento, come Fillea Cgil siamo pronti alla mobilitazione sin dalle prossime settimane, chiedendo anche alle altre organizzazioni – Feneal Uil e Filca Cisl – di scendere in piazza e di proclamare, come nel 2019, lo sciopero generale di tutti i comparti della filiera delle costruzioni.

*Segretario generale Fillea Cgil

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