“IL CONFLITTO È INIZIATO. L’ESITO È IMPREVEDIBILE” da IL MANIFESTO e IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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“IL CONFLITTO È INIZIATO. L’ESITO È IMPREVEDIBILE” da IL MANIFESTO e IL FATTO

Cruise e droni su Israele, l’attacco dell’Iran è iniziato

ISRAELE/PALESTINA. La conferma anche sul canale tv dei Pasdaran. L’Air Force One israeliano decolla di colpo, messaggio al paese di Netanyahu: siamo pronti, risponderemo. In precedenza sequestrato nel Mar Rosso un cargo in uso alla Zodiac dell’armatore Ofer

Francesca Luci  14/04/2024

«L’Iran ha lanciato decine di droni contro Israele». In una giornata fatta di paura, poco prima delle 22 ora italiana è un giornalista del portale Axios, Barak Ravid, a segnalare che la rappresaglia iraniana è cominciata. E in pochi istanti l’etere mondiale si incendia di supposizioni e di dichiarazioni.

L’aereo personale di Benyamin Netanyahu decolla all’improvviso, lo stesso premier annuncia al paese via tv che «Israele è forte, siamo preparati, risponderemo a ogni minaccia», e manda un portavoce militare davanti alle telecamere per confermare che sì, «molti droni» sono decollati dall’Iran e dall’Iraq (chi dice decine, chi addirittura centinaia). Il presidente americano Joe Biden anticipa di corsa il ritorno a Washington (era a casa nel Delaware) mentre gli Stati uniti confermano a loro volta che i droni hanno decollato, e comincia a girare un video dall’Iraq che registrerebbe il rumore degli apparecchi al loro passaggio.

PER COPRIRE la distanza tra Iran e Israele, i droni ci mettono molte ore, anche fino all’alba di domenica. Della partenza di missili Cruise hanno parlato invece i pasdaran dal loro canale tv . L’attacco contro Israele, la ritorsione promessa dopo il recente bombardamento israeliano al consolato iraniano a Damasco, in cui sono stati uccisi 7 ufficiali iraniani tra cui due generali, è davvero cominciato. Poco prima Israele aveva chiuso le scuole, la Giordania il suo spazio aereo in entrata e in uscita.

Nella tarda mattinata, l’Iran aveva sequestrato una nave mercantile, la MSC Ares, nelle vicinanze dello Stretto di Hormuz, a circa 50 miglia a nord-est di Fujairah. Scendendo sulla plancia della nave da un elicottero, i Guardiani della Rivoluzione hanno preso il controllo della portacontainer MSC Ares, di proprietà del gigante italo-svizzero Msc ma in uso allo Zodiac Group dell’armatore miliardario israeliano Eyal Ofer, con 25 membri a bordo e battente bandiera portoghese. Navi dello Zodiac Group erano già state prese di mira in passato, e dopo i bombardamenti seguiti alla strage di Hamas del 7 ottobre, in numerosi scali del mondo i portuali si erano rifiutati di caricarle e scaricarle. Il ministro degli esteri israeliano Israel Katz ieri ha accusato l’Iran di «pirateria».

PRIMA DI TORNARE precipitosamente a Washington il presidente Joe Biden aveva dichiarato ieri di aspettarsi un attacco dell’Iran contro Israele e aveva ammonito: «Non farlo! Sosterremo Israele. Noi aiuteremo a difendere Israele e l’Iran non ci riuscirà. È una classica violazione del diritto internazionale». Come se bombardare un consolato non lo fosse. Michael Kurilla, comandante militare statunitense in Medio Oriente, arrivato giovedì in Israele ha prolungato il suo viaggio per coordinare le azioni in previsione della ritorsione. Le forze militari americane e israeliane rimangono in stato di massima allerta. Gli Stati Uniti hanno schierato le loro navi da guerra per proteggere sia Israele che le forze americane nella regione.

SU SOLLECITAZIONE americana, numerose cancellerie di paesi come Arabia Saudita, Germania, Italia e Regno Unito avevano invitato l’Iran alla moderazione. Diverse compagnie aeree hanno cancellato i loro voli per Teheran. Francia, India, Russia, Polonia e Regno Unito hanno messo in guardia i propri cittadini dal viaggiare in Israele.

MENTRE il Medio Oriente aspetta con il fiato sospeso, paradossalmente in Iran tutto sembra procedere «come al solito». I media iraniani fino a ieri sera continuavano a trasmettere solo le notizie riportate dai media internazionali e apparentemente non vi è alcun segno di preparazione della popolazione al rischio di un conflitto diretto con Israele. Non è chiaro se ciò sia dovuto al desiderio di non fornire alcun indizio sui propri piani o se l’Iran non intenda compiere un’azione che porti al rischio di un conflitto totale. È certo che il governo iraniano non ha fatto nulla per unire la popolazione intorno ai suoi obiettivi; anzi, oggi ha iniziato un nuovo piano di controllo sull’abbigliamento islamico delle donne che ha suscitato una forte irritazione nella popolazione.

Iran, missili e droni contro Israele. Jet di Usa, Uk e Francia in azione

VENTI DI GUERRA MONDIALE – Escalation. Netanyahu: “Risponderemo”. Attacchi anche da Libano e Yemen L’ayatollah a Biden: “State fuori dal conflitto”

ALESSIA GROSSI  14 APRILE 2024

Promessa mantenuta. “Vadeh Sadegh” è il nome dell’operazione iraniana contro Israele. Arrivata sotto forma di 400-500 droni in tre ondate – secondo l’intelligence americana – e missili da crociera lanciati dalle 21:45 ore italiana “in risposta ai numerosi crimini del malvagio regime sionista, tra cui l’attacco al consolato e l’uccisione di forze militari iraniane, l’Iran ha attaccato Israele nelle prime ore di domenica”, confermano le Guardie rivoluzionarie iraniane. “Questo fa parte della punizione iraniana del regime illegittimo e criminale. I dettagli dell’attacco iraniano saranno pubblicati a breve”, rivendicano i pasdaran in un comunicato nella notte. I droni ci impiegano ore a colpire: gli obiettivi, assicurano funzionari di Tel Aviv al New York Times sono le Alture del Golan e le basi aeree nel Negev, nel sud di Israele. Lì si dirigono anche i missili lanciati da Hezbollah. Altri partono da Iraq, Siria e Yemen.

La risposta di Israele – pronto all’attacco da giorni – è immediata: Tel Aviv inizia a intercettare droni iraniani su Siria e Giordania fin da subito, grazie a un ombrello di difesa creato con gli Stati Uniti in cooperazione con alleati regionali. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu parla al Paese mentre il suo aereo speciale si alza in volo: “Cittadini israeliani, negli ultimi anni, e ancor più nelle ultime settimane, Israele si sta preparando alla possibilità di un attacco diretto da parte dell’Iran. I nostri sistemi di difesa sono schierati, siamo preparati per qualsiasi scenario, sia in difesa che in attacco. Lo Stato di Israele è forte, le Idf sono forti”. E minaccia Teheran di “rispondere allo stesso modo”. “Ci vorranno ore prima che i droni lanciati dall’Iran entrino nel nostro spazio aereo”, tranquillizza subito il portavoce dell’Idf. I leader militari si riservano una ulteriore valutazione per decidere come replicare all’attacco iraniano, mentre decine di caccia sorvolano i cieli di Israele per abbattere i droni iraniani.

Il Paese è in massima allerta: scuole chiuse fino a lunedì, vietati gli assembramenti, e bunker pubblici aperti in diverse città. Allarme in tutta la regione: la Siria allerta i sistemi di difesa aerea intorno a Damasco e alle basi militari, così come l’Egitto che ha convocato una unità di crisi che monitora da vicino gli sviluppi. Libano e Giordania annunciano la chiusura temporanea dello spazio aereo a tutti gli aerei in arrivo, partenza e transito. D’altra parte Teheran minaccia: “Qualsiasi Paese che aprirà il proprio spazio aereo o territorio a Israele per attaccare l’Iran riceverà una risposta decisiva”. Agli Usa intimano di Stare fuori dal conflitto.

Troppo tardi: si alzano in volo almeno quattro caccia americani, due francesi e jet inglesi diretti verso lo spazio aereo iracheno. Gli F18 Usa, secondo quanto fonti d’intelligence della Nato, sarebbero decollati dalla portaerei Eisenhower, nella parte settentrionale del Mar Rosso e si sta dirigendo verso Suez. Riuniti in modalità permanente i gabinetti di guerra israeliano e statunitense. Per l’Iran invece “la questione può dirsi conclusa” con “l’azione militare” contro Israele “sulla base dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite relativo alla legittima difesa” e in “risposta all’aggressione del regime sionista contro le nostre sedi diplomatiche a Damasco”, scrive sui social la missione iraniana alle Nazioni Unite. “Tuttavia – avvisa – se il regime israeliano dovesse commettere un altro errore, la risposta dell’Iran sarà notevolmente più severa”.

Il ministro della Difesa di Tel Aviv, Yoav Gallant aveva spiegato subito che l’Idf dispone di “nuove capacità” per difendersi fornite dagli Stati Uniti e altri alleati, aggiungendo di aver “raggiunto nuove capacità sulla terra, in cielo, in mare, nell’intelligence, all’interno dello Stato di Israele insieme ai nostri partner, guidati dagli Stati Uniti”. Proprio gli Usa avevano aggiunto altre navi da guerra, secondo il Wall Street Journal in vista dell’attacco. Mentre nuove tensioni sono nate ieri dal sequestro, da parte delle Guardie rivoluzionarie, della nave portacontainer Msc Aires nello Stretto di Hormuz associata alla Zodiac Maritime e considerata “legata al regime sionista” .

La diplomazia non è bastata. La regione a rischio rappresaglia

VENDETTA – Il nemico è uno, rassicurati i suoi alleati. Difese da giorni i satelliti monitorano l’area

 FABIO SCUTO  14 APRILE 2024

Tutte le forze Usa nel Mediterraneo e nella regione Mediorientale erano state poste in Defcon 3 – tempo di guerra, allerta delle forze armate, forze aeree in volo entro 15 minuti – pronte per essere impiegate. In Israele allarme rosso, i caccia con la Stella di David pattugliano i cieli, l’Idf in allerta massima, limitate le attività all’aperto.

Sembrava difficile che gli ayatollah dessero il via libera a un attacco contro Israele con un allarme rosso in corso e gli Usa pronti a colpire. Ma analisti e funzionari dell’intelligence Usa si aspettavano che l’Iran avrebbe fatto la sua mossa. Ieri uomini dell’Iegc – le Guardie rivoluzionarie iraniane – hanno sequestrato il portacontainer Msc Aries (bandiera portoghese), nello Stretto di Hormuz. Nave associata alla Zodiac Marine di Londra di proprietà di un miliardario israeliano. Forse il primo vero segnale. Gli Usa hanno forze militari in diverse località del Medio Oriente. Ma nessuno ha pensato che l’Iran possa prenderli di mira per evitare un conflitto diretto. L’attacco iraniano all’interno di Israele è un momento di svolta nei decenni di ostilità tra le due nazioni e apre un nuovo capitolo instabile nella regione. Israele e Iran non hanno alcun canale di comunicazione diretto, il che aumenta notevolmente la possibilità che ciascuna parte possa fraintendere le intenzioni dell’altra.

L’Iran ha il più grande arsenale di missili balistici e droni del Medio Oriente, compresi quelli da crociera e antinave e poi missili balistici a corto e lungo raggio. Teheran ha un ampio inventario di droni che hanno una portata tra 1.500 e 2.000 km, in grado di volare a bassa quota per eludere i radar. Un altro elemento: il traffico dei satelliti sopra l’Iran è aumentato del 300% negli ultimi 3 giorni. I missili iraniani ci mettono 3 ore prima di arrivare nei pressi dei confini israeliani danndo a Tel Aviv il tempo per abbatterli in volo, sia da parte degli Stati Uniti che della difesa aerea di Israele.

I caccia F-35 israeliani sono comunque pronti al contrattacco. Hanno dimostrato di poter bucare le difese aeree di Siria e Iraq e possono arrivare nei cieli dell’Iran con una certa facilità, data anche dal fatto che da mesi la Iaf “prova” l’attacco. I piloti si sono allenati sul Mediterraneo, la distanza Israele Gibilterra è pari a quella fra lo Stato ebraico e l’Iran, raid resi possibili grazie ai rifornimenti in volo delle cisterne KC-135 “Stratotanker”.

Secondo una fonte di intelligence europea la scorsa settimana tramite l’ambasciata svizzera a Teheran gli Stati Uniti hanno, a questo punto inutilmente, inviato il loro messaggio “alla moderazione”. Gli iraniani hanno risposto attraverso la Svizzera, mercoledì scorso, che non vogliono uno scontro con gli Stati Uniti. Teheran ha inviato lo stesso messaggio attraverso la Cina e altre nazioni che hanno trasmesso simili messaggi.

Ci sono stati anche contatti diplomatici diretti degli Stati Uniti con l’Iran per contenere la guerra a Gaza che hanno incluso incontri faccia a faccia. A gennaio, Brett McGurk, direttore del Medio Oriente per il Consiglio di sicurezza nazionale, ha incontrato a Muscat, in Oman, Ali Bagheri Kani, vice ministro degli Esteri iraniano. L’incontro è stato suggerito proprio dall’Oman, che spesso ha fatto da intermediario tra i due Paesi, come per l’accordo sul nucleare del 2015. Certo i leader iraniani avevano davanti un dilemma: facendo troppo poco, avrebbero perso la faccia. Ma facendo troppo, avrebbero perso la testa. Ora il conflitto è iniziato. L’esito è imprevedibile.

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