IL CLIMATTIVISMO MONDIALE ALLA RICERCA DI UN’ALTRA TRANSIZIONE da IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
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IL CLIMATTIVISMO MONDIALE ALLA RICERCA DI UN’ALTRA TRANSIZIONE da IL MANIFESTO

Il climattivismo mondiale alla ricerca di un’altra transizione

MOVIMENTI. Tra oggi e domenica a Milano si svolge il World Congress for Climate Justice, con centinaia di rappresentanti dei movimenti di mezzo Pianeta

Serena Tarabini  12/10/2023

Il climattivismo mondiale si dà appuntamento per la prima volta a Milano dal 12 al 15 ottobre. Tra l’Università Statale e centri sociali come lo Spazio Pubblico Autogestito Leoncavallo si muoveranno i rappresentati di movimenti provenienti dall’Uganda, dal Messico, dal Brasile, dall’Ecuador, dal resto del mondo, e poi dall’Europa, dall’Italia, e naturalmente da Milano, la città da cui tutto è partito: nel pieno di un’estate torrida e sconvolta da eventi estremi riconducibili alla crisi climatica, parte l’appello per un congresso mondiale dei movimenti contro il capitalismo fossile e si forma il comitato organizzativo. Immediato il sostegno delle realtà attive sul fronte climatico sparse sul territorio italiano e poi a seguire le adesioni da diversi paesi.

DOPO UN POMERIGGIO DI WORKSHOP di arte ecoattivista nei chiostri dell’Università Statale, le delegazioni internazionali verranno accolte il giovedì (oggi) alla Spazio Autogestito Piano Terra al quartiere Isola, il venerdì si presenteranno in seminari aperti, il sabato si confronteranno in assemblee tematiche e la domenica al Leoncavallo confluiranno in un’assemblea plenaria conclusiva dove far emergere idee ed alimentare energie per mantenere alto e globale il conflitto climatico. A portare esperienze, anche drammatiche, condividere pratiche, individuare strategie comuni saranno realtà fra le più significative del panorama mondiale per incisività dell’azione.

IN EUROPA SPICCA IL MOVIMENTO di disobbedienza civile tedesco Ende Gelände, in prima linea in conflitti ambientali iconici della Germania, come l’occupazione della foresta millenaria di Hambach minacciata dalle escavatrici in ricerca di carbone, alla difesa del villaggio di Lutzerath, dove 35 mila persone, fra cui Greta Thunberg, si sono opposte alla creazione dell’ennesima miniera di lignite. Ende Gelände basa il suo agire politico sulla volontà di smascherare l’ipocrisia tedesca, che da decenni si spaccia come avanguardia nella nuova tendenza della finanza, la green economy, quando a livello mondiale è seconda solo alla Cina per estrazione di carbone. Interessante e peculiare la sua struttura, divisa in tanti gruppi, ognuno di questo portatore di un’istanza specifica e soggettiva ma riunita sotto la cornice dell’anticapitalismo.

DALLA FRANCIA SOULEVEMENTS DE LA TERRE, un movimento ecologista che ha fatto breccia nel dibattito internazionale sui movimenti sociali per l’enorme partecipazione ai suoi cortei, la capacità di saldare lotte contadine e istanze anarchiche e la violenta repressione che a subito da parte della polizia, nonché la minaccia di dissoluzione che sta subendo da parte del governo francese (anche se è quasi impossibile sciogliere un movimento che ha molte teste e una struttura molto flessibile sparsa in diversi territori).

DALL’ALTRA PARTE DEL MEDITERRANEO, dal cuore del continenti africano, arrivano esponenti di Rise Up Uganda, attivi nella protesta contro EACOP (East African Crude Oil Pipeline) grande progetto fossile guidato dalla francese Total Energie che tra perforazioni, estrazione e trasporto di petrolio , si mangia 1.443 chilometri tra Uganda e Tanzania, con pesanti impatti ambientali e sociali sulle popolazioni locali. Senza dimenticare che sia Tanzania che Uganda sono Paesi sotto regimi autoritari: tutte le persone che si sono opposte al progetto hanno conosciuto vari livelli di repressione, dalle minacce, alle rapine fino all’arresto, come avvenuto per due leader delle comunità ugandesi dopo il loro ritorno dall’udienza del Tribunale giudiziario in Francia. Anche le Organizzazioni non governative che si battono contro il progetto hanno subito chiusure, perquisizioni e atti illegali.

IL CONTINENTE AMERICANO È RAPPRESENTATO in tutta la sua estensione. Defend Atlanta Forest è una delle principali battaglie ambientali che si conducono in America del Nord: si difende la foresta urbana che rende Atlanta la città con maggiore copertura arborea del continente nordamericano; 300 ettari sono destinati a lasciare il posto ad un centro di addestramento per polizia e pompieri. Per gli eco- attivisti e attiviste che da mesi organizzano «Settimane in azione» – hanno anche occupato il consiglio comunale della città – il governo americano ha scomodato la fattispecie del « terrorismo domestico» per giustificare decine e decine di arresti; e uno di loro, Manuel Esteban Paez Terán, è stato ucciso dalla polizia durate una manifestazione lo scorso gennaio.

TANTE LE REALTÀ TARGATE CENTRO E SUD AMERICA, da quelle che combattono contro progetti di natura estrattivista e neocoloniale a quelle che promuovono un modello di consumo in equilibrio con le risorse del pianeta, se non tutte e due le cose insieme, animate dai popoli messi ai margini dalla modernità di stampo occidentale, incarnano la stretta connessione fra giustizia climatica e giustizia sociale.

LA NECESSARIA CONVERGENZA TRA LE VERTENZE ambientali e quelle sociali è una delle cornici di senso del congresso, lo sottolinea il sociologo Emanuele Leonardi che con il collettivo di Ecologia Politica anima un seminario dedicato alla costruzione del potere sociale dentro la transizione ecologica e fuori dal capitalismo green : «L’ambizione è quella di fondare la prima internazionale climatica, che deve essere anche dei lavoratori e delle lavoratrici la cui organizzazione autonoma è l’unica speranza affinché il pianeta mantenga condizioni di vivibilità. Dopo l’estate che abbiamo passato, la morte di lavoratori a causa delle temperature altissime, lo sciopero climatico ha assunto un significato diverso.

«INTERSEZIONALITÀ» È UNA DELLE PAROLE d’ordine del congresso, ovvero, come spiega uno dei principali promotori, l’attivista e saggista Alex Foti, «interconnettere le varie forme di discriminazione e sfruttamento e le identità e le soggettività che le subiscono e si rivoltano ad esse. Nella pratica questo ha voluto dire fare un congresso dove ci fosse parità di genere nei panel e fra delegati e delegate, dove l’impronta postcoloniale fosse evidente e fossero invitati movimenti dal Sud del mondo e che l’ecotransfemminismo avesse un ruolo importante nel programma».

TUTTE LE INFORMAZIONI E IL PROGRAMMA su https://www.wccj.online/program/.

Legge sul clima, gli ambientalisti ci riprovano

GLOBAL WARMING. Wwf, Legambiente e altre associazioni presentano il loro testo all’intergruppo parlamentare: «L’Italia è l’unico paese in Europa a non avere uno strumento legislativo di riferimento sui mutamenti climatici»

Redazione politica  12/10/2023

Wwf, Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club e Transport&Environment hanno presentato alla stampa ieri al Senato la loro proposta di legge quadro sul clima. «Il nostro è uno dei pochi paesi europei a non avere una legge sul clima – sostengono i promotori – sebbene le associazioni ambientaliste la chiedano da anni». Le associazioni auspicano «un appoggio largo ad un testo di legge quadro che dia un orizzonte, un percorso e strumenti di governance per contrastare la crisi climatica e programmare la riduzione dei gas serra, a partire dalla CO2, come è avvenuto per esempio nel Regno Unito nel 2008 con il Climate Change Act».

Il ddl propone, sulla base degli accordi di Parigi, l’obiettivo inderogabile della neutralità climatica al 2050 e due obiettivi intermedi al 2030 e al 2040, indispensabili per il raggiungimento del traguardo finale. Si prevede anche l’istituzione di un organismo consultivo indipendente, il Consiglio scientifico del Clima, composto da esponenti del mondo scientifico a supporto delle scelte del governo. Il Consiglio propone all’esecutivo il carbon budget, il cui meccanismo prevede il bilancio delle emissioni di carbonio totale aggiornati per ciascun settore e costantemente monitorati. E poi c’è l’ipotesi di un Piano di azione sul clima, strumento pensato per coordinare e allineare a tutti i livelli le varie politiche per il contrasto al cambiamento climatico. La legge prevede anche forme di partecipazione, tra di esse l’istituzione di un’assemblea dei cittadini e una delega per la riforma complessiva del sistema fiscale, a cominciare dalla questione dei sussidi ai combustibili fossili, che l’Italia si è impegnata con il G7 a eliminare entro il 2025.

Alla presentazione della legge c’erano i parlamentari Michele Fina (Partito democratico), presidente dell’intergruppo parlamentare sulle politiche di contrasto e mitigazione dei cambiamenti climatici, Andrea De Priamo (FdI), Giulio Cesare Sottanelli (di Azione), Antonio Salvatore Trevisi (Movimento 5 Stelle) e Angelo Bonelli (Avs).

Ora deputati e senatori dell’intergruppo sui cambiamenti climatici avranno il compito di ottenere un testo base da offrire al dibattito prima nelle commissioni competenti e poi in aula. «Sarà poi l’iter parlamentare ad arricchire ed emendare tale testo base – dicono le associazioni – con il contributo di tutti coloro che oggi esprimono apprezzamento per l’iniziativa e di coloro che si aggiungeranno strada facendo. Il che non è affatto scontato: già nel 2021 si fece un tentativo che finì in un nulla di fatto. Il ddl è stato ripresentato in questa legislatura, nello scorso mese di maggio. Gli ambientalisti questa volta auspicano un «appoggio largo ad un testo di legge quadro che contenga pochi ma decisivi elementi per incardinare la crisi climatica tra i metri di giudizio che informeranno le decisioni oggi e in futuro».

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