“GAZA È LA NUOVA DRESDA”: 22.000 PALESTINESI UCCISI IN 87 GIORNI da IL MANIFESTO e WALL STREET JOURNAL
22mila palestinesi uccisi in 87 giorni. La mossa sudafricana ora fa paura
GAZA. Altro giorno di bombardamenti sui campi profughi. Arrivano migliaia di dosi di vaccino per i neonati, ma l’Onu non sa come distribuirli. E Ben Gvir si inventa una nuova punizione: messa al bando la carne dai pasti dei prigionieri politici
A qualche giorno dall’iniziativa sudafricana alla Corte internazionale di Giustizia, a Tel Aviv inizia a crescere la preoccupazione che il Tribunale dell’Aja possa mettere sotto inchiesta Israele per genocidio.
A RIPORTARLO ieri era il quotidiano israeliano Haaretz, secondo cui i vertici dell’esercito sarebbero stati avvertiti del «pericolo reale» di un’incriminazione dai loro consiglieri legali. Di certo l’ufficio del procuratore generale si sta preparando ad affrontare la denuncia del Sudafrica per violazione della Convenzione contro il genocidio del 1948, con la prima audizione – prevista già ieri – del ministro degli esteri.
Sul tavolo, probabilmente, il bilancio delle vittime dell’offensiva israeliana a Gaza: sono ormai 22mila, a cui si aggiungono almeno 7mila dispersi. Altri 57.600 i feriti. Significa che in 87 giorni il 4% della popolazione palestinese della Striscia è stata uccisa o ferita. Due terzi sono donne e minori. Ieri l’Unicef è tornata ad alzare la voce su X: 8mila i bambini uccisi nei raid. Che in queste settimane si concentrano sul centro e sul sud, quello in cui metà della popolazione si è spostata in cerca di un’effimera salvezza.
Tra gli altri, ieri è stato colpito di nuovo il campo profughi di al-Maghazi (teatro del massacro della vigilia di Natale, ammesso dallo stesso esercito israeliano, oltre 100 uccisi): 15 morti e decine sotto le macerie. E di nuovo il campo di Jabaliya, almeno sei vittime.
Nelle stesse ore, su X, l’esercito israeliano diceva di aver ucciso a Deir al-Balah, nel centro della Striscia, Adil Mismah, un comandante di Hamas che aveva preso parte all’attacco del 7 ottobre (1.200 uccisi in Israele). È qui a Deir al-Balah, denunciano i palestinesi, che ieri l’aviazione ha colpito aree che erano state indicate come «sicure» nelle mappe cangianti delle forze armate israeliane: cinque membri della stessa famiglia hanno perso la vita poche ore dopo il loro arrivo.
SI MUORE anche a sud, a Khan Yunis e Rafah, dove sono state prese di mira le vicinanze dell’European Gaza Hospital (cinque vittime). Nel totale collasso del sistema sanitario, ieri l’Onu annunciava l’arrivo nella Striscia di migliaia di dosi di vaccino per neonati, denunciando in contemporanea le difficoltà a farli giungere a destinazione.
«Ora la sfida sarà portarli a ogni bimbo che ne ha bisogno – ha detto ad al Jazeera Gemma Connell, rappresentante dell’agenzia Ocha – Ci sono neonati qui a Rafah, ma anche a Jabaliya che è sotto assedio e tagliata fuori dal mondo».
Intanto in Cisgiordania, dove proseguono gli arresti politici (5mila dal 7 ottobre), ieri il ministro della sicurezza nazionale Ben Gvir ha messo al bando la carne dai pasti dei prigionieri palestinesi, ultima di una serie di restrizioni in carcere (dalla sospensione delle visite mediche a quella dell’incontro dei familiari). Ben Gvir ha poi attaccato Katy Perry, commissaria ai servizi detentivi da lui cacciata una settimana fa perché responsabile – dice – di non obbedire ai suoi ordini.
IL WALL STREET JOURNAL: “GAZA È LA NUOVA DRESDA”
Anche i nostri media confermano che “siamo ancor più servi di quanto il padrone voglia”.
Di Belisario 31 Dicembre 2023
1. A partire dal 7 ottobre, data dell’attacco di Hamas e dell’inizio dell’ ennesimo conflitto tra Israele e i Palestinesi, anche la stampa USA apertamente filoisraeliana, come il Wall Street Journal, ha regolarmente riportato con dettagli agghiaccianti l’indiscriminato sterminio dei Palestinesi ed il livello della distruzione di Gaza.
L’ultimo articolo, corredato da diverse foto, è uscito sulla prima pagina del WSJ il 30 dicembre (1).
Il titolo dell’articolo è “Il panorama distrutto di Gaza dopo 3 mesi di bombardamenti”, ed il sottotitolo è “La distruzione di scuole, case ed altri edifici richiama alcune delle più devastanti campagne della storia moderna”.
Secondo l’articolo in prima pagina del WSJ, i morti a Gaza sono oltre 21.000, 70% donne e bambini. L’85% dei 2,2 milioni di abitanti di Gaza è sfollato e senza casa. Il 70% delle 439.000 case di Gaza e la metà degli edifici sono stati distrutti o danneggiati, e la maggior parte delle infrastrutture idriche, elettriche e delle telecomunicazioni è stata completamente distrutta. Dei 36 ospedali precedentemente esistenti, la maggior parte è stata rasa al suolo e solo 8 ospedali accettano pazienti.
Secondo l’US Office of the Director of National Intelligence, citato dall’articolo del WSJ, in poco più di due mesi Israele ha sganciato su Gaza 29.000 bombe e munizioni, contro le 3.678 sganciate dagli USA sull’ Iraq dal 2004 al 2010. Tra le armi fornite dagli USA a Israele, ci sono “buster bombs” da 2000 pounds (circa 900 kg) disegnate per penetrare fortificazione e barriere di cemento, bombe che fino ad oggi erano state sganciate solo su obiettivi isolati collocati in aree scarsamente popolate.
Secondo gli esperti di dati satellitari della City University di New York e della Oregon State University, nel nord di Gaza è stato distrutto l’80% degli edifici, una percentuale più alta del bombardamento di Dresda.
E secondo Robert Pape, scienziato politico dell’Università di Chicago ed autore di un noto saggio storico sui bombardamenti aerei dalla WW2 ad oggi (2), “Gaza apparirà nella storia insieme a Dresda ed ad altre famose città che sono state bombardate” e si colloca “nel primo 25% delle più intense campagne di punizione nella storia” (3).
Sempre secondo l’articolo del WSJ, sgomberare Gaza da rovine e detriti richiederebbe almeno un anno, e ricostruirla almeno 10 anni – sempre che Israele permetta l’entrata del cemento e di altri materiali, proibita per anni dopo il precedente conflitto del 2014. Il costo sarebbe di almeno 3,5 miliardi di dollari, sempre che ci siano adeguati finanziamenti.
2. Nonostante la rivoltante, entusiastica copertura dello sterminio e della distruzione di Gaza da parte della Presidente della Commissione Albrecht VDL – in aperta violazione delle competenze di politica estera riservate al Consiglio Europeo, protestata perfino da diverse centinaia di funzionari delle istituzioni comunitarie in una lettera aperta – nell’UE, Spagna, Portogallo e Irlanda hanno sempre votato in ambito ONU a favore dell’immediato cessate-il-fuoco, successivamente seguiti anche dalla Francia di Macron.
Il nostro Paese, invece, all’ ONU si è sempre astenuto. Esattamente come la Santa Sede sotto la guida del trio Bergoglio, Parolin e Zuppi (4). Bergoglio – a sterminio e distruzione in corso – voleva perfino partecipare personalmente alla conferenza sul cambiamento climatico (30 novembre -12 dicembre us) di Dubai, prima di essere stato bloccato da un breve ricovero ospedaliero.
Immaginatevi El Pampero in top class, magari sorvolando Gaza tra champaigne e canapè…. ”un’ altra tartina, Santità ?”
3. La posizione del Governo Meloni è stata quanto mai deludente, per non parlare dell’ entusiastico sostegno ad Israele di Salvini, o degli inconcludenti farfugli di Tajani e del nostro Ministero degli Esteri. E si che, oltre alla lettera aperta di centinaia di funzionari delle istituzioni comunitarie, ci sono state altre due lettere di protesta (5) :una da parte di oltre 500 funzionari del Dipartimento di Stato, Dipartimento di Giustizia ed altre agenzie federali USA ed un’altra di oltre 1000 funzionari dell’agenzia dello sviluppo (USAid) degli USA contro il supporto incondizionato ad Israele.
Nel nostro Ministero degli Esteri, invece, non vola una mosca: anzi, secondo un comunicato del Sindacato Nazionale dei Diplomatici (6), attaccare Israele equivale a “gettare un’ ombra sulla fedeltà ai valori repubblicani dei membri della carriera diplomatica”. I valori repubblicani?Ma nemmeno durante il fascismo!!!
Era francamente lecito attendersi almeno una posizione simile a quella di Spagna, Portogallo, Irlanda, ed infine della Francia, in linea con gli indirizzi dominanti della nostra politica estera dal 1946.
4. Ancora più triste rilevare come il panorama peggiori ulteriormente, alla luce dello squallido, deprimente spettacolo offerto dai nostri media. Prima c’è stata la campagna sulla povera bambina britannica malata, poi quella sul noto femminicidio (nonostante tutti i dati statistici decennali indichino che l’ Italia è ben sotto la media UE sia per omicidi che per femminicidi e stupri), ed infine quella sul panettone della Ferragni.
Ma anche al di là di queste campagne di distrazione di massa, la copertura del conflitto da parte dei nostri quotidiani e media riproduce integralmente la peggiore campagna propagandistica israeliana, senza quasi nessuna voce critica, immediatamente criminalizzata.
I dati di fonte statunitense ed ONU del presente articolo non vengono riportati dai nostri media, ed anzi, chiunque si azzardi a segnalarli viene sistematicamente insultato come filo Hamas, dai dibattiti televisivi ai forum dei lettori, da Repubblica al Giornale.
5. La conclusione finale è una sola: siamo ancora più servi di quanto il padrone voglia.
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