DAZI, LE CENTURIE DEI NOSTRADAMUS: “DISASTRO”, “NO PANICO”, “CRISI!” da IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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DAZI, LE CENTURIE DEI NOSTRADAMUS: “DISASTRO”, “NO PANICO”, “CRISI!” da IL FATTO

Dazi, le centurie dei Nostradamus: “Disastro”, “No panico”, “Crisi!”

Roberto Abela  10 Aprile 2025

Dal piccolo calo alla recessione, Stime “accurate” per tutti i gusti

Dal Liberation day di venerdì, i nuovi dazi annunciati da Trump stanno scuotendo i mercati. Ma oltre alle oscillazioni dei listini, si assiste a un’ondata di previsioni senza precedenti. Un profluvio di stime, spesso in contraddizione, che variano dall’ottimismo al catastrofismo. Ecco un’incompleta rassegna.

Dazi peggio del Covid, si ritorna agli anni Trenta. L’Ue prepari ritorsioni (Fabrizio Pagani, ex capo segreteria del Mef).

Di sicuro ai dazi non aggiungerei altri dazi. Stare al gioco americano è un errore. Il mondo non finisce, anzi (Giovanni Tria, ex ministro dell’Economia).

Lo choc è enorme e a più fasi, di natura strutturale, con impatto diretto sul funzionamento dell’economia; secolare, di lunga durata, sistemico. Gli investitori si sono concentrati sulla recessione (Mohamed El-Erian, Allianz).

Trump tratterà sui dazi e la formidabile spinta della tecnologia eviterà una recessione negli Usa. Potrebbe esserci anche Topolino al potere, ma alla fine di questo decennio gli Usa cresceranno del 4% annuo (Nouriel Roubini, NY University).

Che ci sarebbe stato uno scossone non c’era dubbio: questo è di proporzioni maggiori. Se si arrivasse a una recessione, questo renderebbe ancora più complicato sistemare i nostri conti pubblici (Carlo Cottarelli, economista, ex Fmi).

L’impatto è minimo e la situazione gestibile. Servono sangue freddo e diplomazia. Le nostre stime sull’Italia evidenziano impatti contenuti e gestibili ( Valerio De Molli, The European House – Ambrosetti).

Abbiamo rivisto le stime di crescita dell’Italia dallo 0,8% allo 0,6%. Ma recessione, credo di no. Abbiamo una capacità di adattamento molto forte (Emanuele Orsini, Confindustria).

Calcoliamo per i consumi delle famiglie una minore crescita di 11,9 miliardi nel 2025-2026” (Patrizia De Luise, Confesercenti).

Le tariffe Usa potrebbero far calare di 11 miliardi il nostro export negli Usa. Le Pmi rischiano la perdita di 13 mila occupati (Marco Granelli, presidente di Confartigianato).

Le società europee beneficiano di importanti fattori di attenuazione che dovrebbero consentire loro di gestire l’impatto diretto immediato dei dazi (S&P Global Ratings).

La compressione della redditività potrebbe comportare un rischio elevato di aumento della disoccupazione statunitense al di sopra del 4,5% (Peter van der Welle, Robeco).

Parlare di recessione è prematuro, il crollo del 21% circa dai massimi del 19 febbraio potrebbe semplicemente essere una delle tante correzioni senza recessione e si potrebbero aprire occasioni per accumulare a prezzi più bassi. (Bruno Rovelli, BlackRock Italia).

Quel che Trump ha annunciato è di fatto la morte del libero scambio (Richard C. Koo, Nomura).

Dazi al 25% ridurrebbero il Pil dell’Eurozona dello 0,3% (Banca centrale europea).

Per quanto sia difficile valutare con precisione, l’effetto negativo sulla crescita dell’area euro potrebbe essere compreso tra 0,5 e 1 punto percentuale (Yannis Stournaras, Banca centrale greca).

Dazi al 20% causerebbero una contrazione del Pil tricolore dello 0,5% su tre anni (Banca d’Italia).

La crescita del 2025 passerebbe dallo 0,6% a un tasso da prefisso telefonico, fra 0,2 e 0,3% (Alan Friedman).

Se questi dazi saranno ancora in vigore tra un anno scoppierà la guerra (Arthur Laffer, economista).

Anche negli anni 30 tutto cominciò con un crollo di Borsa. In altri casi – il Black Monday del 1987, l’11 settembre 2001 e Lehman del 2008 – a dire il vero, dopo neanche troppo tempo la situazione si è riassestata in America
(Robert Shiller, Nobel Economia 2013).

Niente panico. Dopo una corsa così lunga dei listini azionari dal 2020 a inizio 2025, soprattutto americani, una correzione ci poteva stare (Jacopo Ceccatelli, Finint Private Bank).

Merci che non arriveranno, merci che non saranno disponibili a nessun prezzo, prezzi alle stelle per gli altri. Aspettatevi che le prossime notizie siano dominate da storie di carenze, interruzioni, fallimenti di piccole imprese (ricordate il Covid…) (Olivier Blanchard, ex capo economista Fmi).

L’economia è già in recessione e la pressione inflazionistica molto più forte di quanto il mercato si aspetti (Larry Fink, ad di BlackRock).

La crescita del Pil reale degli Stati Uniti sarà inferiore di 1,1 punti percentuali rispetto alle previsioni sul 2025 pre-dazi (The Budget Lab, Yale).

Una recessione negli Usa resta l’esito più probabile della tempesta sui mercati (Jamie Dimon, ad di Jp Morgan).

Gli sviluppi delle ultime 24 ore suggeriscono che potremmo essere diretti verso una grave crisi finanziaria. Ciò potrebbe innescare ogni genere di spirale viziosa, dati i debiti e i deficit pubblici e la dipendenza dagli acquirenti stranieri (Larry Summers, ex sottosegretario al Tesoro di Clinton).

I peggiori timori si manifesterebbero in un’alterazione dei mercati di finanziamento a breve termine – la linfa vitale del sistema, in gran parte costruita sulla sicurezza dei titoli di Stato – e, a differenza del 2007, questo non è accaduto. In definitiva, gli Stati Uniti stampano la propria moneta e possono scegliere di non fare default. (Elida Rhenals, Axa)

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