COSÌ NACQUE LA LEGGE: “IL PM NON HA POTERI” da IL FATTO
Peculati e perculati
marco travaglio 1 Febbraio 2025
Il comizio di Bruno Vespa, nuovo caposcorta di Giorgia Meloni, strazia il cuore di chi lo vede così sofferente per l’amata. Dopo una vita passata a leccare tutti i governi (tranne due) da finto equidistante e vero equivicino, l’insetto-artista getta finalmente la maschera e la lingua oltre l’ostacolo, smettendo di fingere. Ed erudisce i milioni di ostaggi costretti a vederlo in attesa di Stefano Di Martino: “In ogni Stato si fanno cose sporchissime, anche trattando con i torturatori per la sicurezza nazionale”. Quindi l’amata ha fatto cose sporchissime, ma s’è scordata di dircelo. Eppure bastava pochissimo. Mentre Almasri, ricercato dalla Cpi per torture, stupri e traffici di migranti e liberato dal governo con volo di Stato (quello riservato agli assassini), atterrava a Tripoli, la premier poteva andare da Vespa o da Porro o girare un videomonologo (è lo stesso): non per dire “Non sono ricattabile”, ma “Sono ricattata dai libici che, se non faccio cose sporchissime tipo salvare i loro aguzzini, ci inondano di migranti: quindi la vicenda è un segreto di Stato”. Meglio se l’avesse fatto in Parlamento, ma non si usa più.
Invece la Meloni e gli scudi umani hanno iniziato a inventare scuse, alibi e complotti che già non stanno in piedi da soli, ma visti tutti insieme si contraddicono e si elidono. Colpa della Cpi che non ha arrestato Almasri in Germania. No, colpa dei giudici romani che l’hanno scarcerato. Anzi, non hanno inviato le carte a Nordio. Anzi, le hanno inviate in ritardo. Anzi, le hanno inviate in tempo ma – dice Tajani – erano “40 pagine in inglese” (anziché nell’idioma preferito di Nordio: il trevigiano). Anzi, ha deciso il governo perché “Almasri era pericoloso per la Nazione” e l’abbiamo rispedito nella sua, di Nazione, l’unica in cui è pericoloso (nella nostra, in carcere, non lo sarebbe per nessuno: i delinquenti si arrestano proprio per evitare che delinquano). Anzi, ipotizza Delmastro: “Se gli 007 tedeschi avessero tramato contro l’Italia per bloccarne l’ascesa” (sic, ndr) sarebbe gravissimo: serve un chiarimento immediato!”, sennò dichiariamo guerra alla Germania. Senza contare i complotti di Li Gotti e Lo Voi, uomini di destra ergo comunisti, e dei retrostanti Prodi e Conte che non li hanno mai visti. Mancano gli hacker russi, ma solo perché la Cpi ha chiesto l’arresto pure di Putin. Ora, lo diciamo per le eventuali facce di Vespa e degli altri scudi umani, bisognerebbe sincronizzare le cazzate. Sennò si finisce come chi giurava che B. non aveva “mai pagato una donna”, finché lui ammise: “Pagavo Ruby perché non si prostituisse”. Oppure andare sul classico: siccome “Almasri” vuol dire “l’egiziano” e Ruby è marocchina, potrebbero sostenere che il vero nipote di Mubarak è lui. Magari qualcuno che se la beve lo trovano.
Così nacque la legge: “Il pm non ha poteri”
Nel 1988 – Carlo Casini propose la norma applicata ora da Lo voi: “si limiti a trasmettere gli atti”
Marco Lillo 1 Febbraio 2025
Carlo Casini, chi lo ricorda? Il leader del movimento antiabortista deputato dal 1979 al 1992 nella Dc, morto nel 2020. Per capire perché la legge imponeva al procuratore Francesco Lo Voi di girare il fascicolo al Collegio dei reati ministeriali è utile capire la ratio della legge. E per capire la ratio, insegnano all’università, è utile guardare i lavori parlamentari. Il 4 marzo 1988 Carlo Casini alla Camera si alza e dice: “Sono vivamente preoccupato per gli effetti negativi che potrebbero derivare da questa legge, se non ne verranno corretti alcuni punti”. Un referendum aveva travolto nel 1987 i privilegi dei ministri. La legge costituzionale nasceva per recepire il referendum limitando i danni per i parlamentari. Casini segnala un problema nel testo approvato al Senato: “si fissa il termine di trenta giorni per le indagini svolte dal procuratore della Repubblica: in 30 giorni si possono fare tante cose”. Bisogna limitare il tempo e i poteri per il pm. Ecco Casini: “Correggete almeno il correggibile. Prevedete almeno all’articolo 6, secondo comma, che il procuratore non possa compiere alcuna indagine, ma debba trasmettere gli atti al collegio dei tre saggi! Conosco il motivo per il quale è stato previsto un termine di 30 giorni: in presenza di denunce manifestamente infondate si archiviano gli atti, senza disturbare il macchinoso collegio (…) ritengo però che il senso della norma lasci intendere che il procuratore debba rivolgersi al collegio dei tre saggi in ogni caso”. Sembra che il Casini del 1987 parli alla Meloni del 2025. “Non ha allora senso prevedere un termine di 30 giorni e inoltre occorrerebbe ribadire che (il pm) non può compiere indagini”. Detto, fatto. Subito compaiono gli emendamenti dei radicali Aglietta, Teodori, Mellini, Vesce, Rutelli e Calderisi; dei DC Fumagalli Carulli e Gargani e del MSI: Maceratini, Tassi, Pazzaglia, Franchi. Il 27 aprile 1988 il governo De Mita, rappresentato dal democristiano siciliano Mario d’Acquisto “concorda”. L’inedita convergenza partorisce il comma 2 dell’articolo 6, che trasforma il pm in un passacarte o poco più. Quel comma è rimasto uguale ed è stato applicato da Lo Voi. C’è un paradosso: Meloni invoca la separazione dei giudici dai pm e il sorteggio ma vorrebbe che fosse Lo Voi a far sparire la denuncia. Pure se è un pm e non è estratto a sorte. Peccato che, leggendo i lavori, si scopre che la ratio (non solo il testo) della legge vieta a Lo Voi l’incantesimo.
I fautori della tesi meloniana, della denuncia che svanisce tra le mani del mago Lo Voi, valorizzano tre sparute sentenze della Cassazione che cercano di mantenere un po’ di potere al procuratore. La sentenza 1732 del 1999; la 28866 del 2008; la n. 16781 del 2020. Per esaminarle ci vorrebbe molto più spazio. Basti dire che ribadiscono sì un potere di valutazione del pm ma non fino al punto di permettergli di non inviare una denuncia simile. Certo, il procuratore non deve trasmettere qualsiasi cosa ma solo i casi in cui ci sia una “notitia criminis qualificata”. Non nel senso però che la denuncia sia basata all’esito di verifiche fatte dal pm. Ma nel senso che la denuncia deve presentare un fatto ben circoscritto con un nesso chiaro con il ministro e la sua funzione. Quelle sentenze a nostro parere non obbligavano affatto Lo Voi a non iscrivere e trasmettere la denuncia di Li Gotti al Collegio. Il procuratore di Roma (magari poco convinto che ci siano reati) ha rimesso al Collegio la valutazione del ‘fatto reato ministeriale’ descritto da Li Gotti. Perché questa è la ratio della legge concepita quando Meloni aveva 10 anni.
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