“CON STARMER CAMBIERÀ BEN POCO SULL’EUROPA E NULLA SU GAZA E KIEV” da IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
16832
post-template-default,single,single-post,postid-16832,single-format-standard,cookies-not-set,stockholm-core-2.4.5,select-child-theme-ver-1.0.0,select-theme-ver-9.12,ajax_fade,page_not_loaded,,qode_menu_,wpb-js-composer js-comp-ver-7.9,vc_responsive

“CON STARMER CAMBIERÀ BEN POCO SULL’EUROPA E NULLA SU GAZA E KIEV” da IL FATTO

“Con Starmer cambierà ben poco sull’Europa e nulla su Gaza e Kiev”

ELEZIONI UK – Anand Menon, Il politologo del King’s College: “Programma Labour molto cauto”

 SABRINA PROVENZANI  5 LUGLIO 2024

“Su Gaza e Ucraina questo Labour ha posizioni praticamente identiche a quella dei conservatori”. Anand Menon è docente di Politica europea e Relazioni internazionali al King’s College di Londra e dirige il think tank “Uk in a Changing Europe”. “Identiche in parte perché sono effettivamente d’accordo su molti dossier, ma anche per rafforzare l’idea, rassicurante per l’elettorato di centro, che questo, al contrario del Labour di Jeremy Corbyn, è un partito ostile alla Russia e relativamente favorevole a Israele”.

Cosa tocca ai britannici dopo 14 anni di governo dei Tories?

Quello del Labour è un programma molto cauto. Del resto, fare promesse tiepide è strategico per i laburisti, sempre criticati per le loro promesse ambiziose che, secondo la linea di attacco dei conservatori, non possono permettersi. Finora hanno vissuto con l’eredità pesante della crisi economica del 2008 e della bancarotta del Paese, che i conservatori imputavano a loro, e sono segnati dalla sconfitta dell’ambizioso manifesto di Jeremy Corbyn nel 2019.

Starmer è molto meno amato nel partito di quanto lo fosse Corbyn.

Per vincere un’elezione non serve essere incredibilmente popolari con le persone che voteranno per te comunque, devi convincere gli indecisi. Al governo è un problema: il campo laburista ora è molto ampio, e la sinistra del partito sarà frustrata da riforme troppo lente o non abbastanza radicali. Con politiche centriste, il pericolo nelle elezioni successive è un’ascesa dei Verdi come opposizione di sinistra.

Sulla politica fiscale Starmer è vicinissimo ai conservatori…

Sì, entrambi evitano le decisioni fiscali davvero difficili, ed entrambi dicono che aumenteranno le entrate contrastando la frode fiscale. Io non credo basti a raccogliere i soldi necessari. Stranamente non sono stati incalzati su questo, ed è un errore perché al cuore di questa elezione c’è un tema di ambiguità fiscale, e se non si scioglie questo nodo, se non si trovano i soldi non ci potrà essere il cambiamento promesso, in un contesto di crescita economica vicina allo zero.

Cosa si aspetta nei primi cento giorni?

Penso che vedremo significativi reset di politica estera. Sia al vertice della Nato, il 9 luglio, che al summit europeo il 18, vedremo Keir Starmer usare un linguaggio molto positivo, che i conservatori non hanno usato, e rendere chiaro che vuole essere un buon amico e un buon alleato per i suoi partner europei. Starmer ha chiarito che non intende fare marcia indietro sulla Brexit, ma cercherà di avviare negoziati per un accordo di sicurezza con l’Ue. L’unica cosa che vuole davvero è l’accesso al Fondo europeo per la difesa, e non credo lo otterrà. Sulle relazioni economiche penso che ci vorrà più tempo: in realtà quello che Starmer cerca è modesto. E potrebbe anche essere che Bruxelles abbia pesci molto più grandi da friggere a casa rispetto a preoccuparsi di Londra.

Che significa che impronteranno la politica estera al “realismo progressivo”?

È un ossimoro. La bellezza di questa dottrina è che una delle due cose sarà sempre applicabile: o sei realista o sei progressista. Allude a un desiderio di essere progressisti, ma in realtà fornisce anche una copertura per essere realistici e non progressisti. Penso ai giorni scorsi, quando abbiamo sentito Keir Starmer dire che è felice di lavorare con Marine Le Pen o chiunque altro. È probabilmente uno slogan più sensato dell’equivalente del 1997, l’idea di Blair di una politica estera etica che si è infranta appena il suo governo ha negoziato un accordo sulle armi con l’Arabia Saudita.

Altre analogie con Blair?

Anche Blair nel primo mandato è stato incredibilmente cauto e successivamente ha ammesso l’errore. Ma se l’è cavata perché la crescita economica era al 4,5%, che è impensabile ora: con quella crescita non devi fare quasi nulla perché puoi semplicemente spendere i soldi. E poi Blair aveva un istinto politico, sapeva raccontare una storia che piaceva alla gente. Oltre a ereditare una situazione economica molto più difficile, Keir Starmer non ha il carisma, non ha la visione, non è nemmeno lontanamente popolare e governerà in un clima molto diverso da quello ottimista ed entusiasta del 1997.

No Comments

Post a Comment

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.