C’È UNA STRATEGIA PER FAR TACERE LE VOCI CONTRARIE: “TU CRITICHI, IO QUERELO” da IL MANIFESTO e IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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C’È UNA STRATEGIA PER FAR TACERE LE VOCI CONTRARIE: “TU CRITICHI, IO QUERELO” da IL MANIFESTO e IL FATTO

Tu critichi, io querelo: a Roma l’iniziativa di Anpi e Articolo 21

C’è ancora il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero?

Vincenzo Vita  09/04/2024

Si è tenuta ieri, presso la sede della Federazione nazionale della stampa, una conferenza dal titolo emblematico «Tutti hanno (ancora?) il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero». Promossa dall’Anpi e dall’associazione Articolo21, l’iniziativa ha avuto al suo centro le testimonianze di vittime illustri del clima di maccartismo con lo sguardo all’Ungheria di Orban che il governo di destra ha instaurato.

Se siamo sotto osservazione in Europa e negli organismi internazionali per la quantità inaudita di querele temerarie che corrono quotidianamente appena qualche cronista mette il naso nei meandri dei poteri (vedi da ultimo Domani o il caso del vignettista Natangelo), la novità sta nell’attacco diretto al pensiero critico. Ecco, infatti, dispiegarsi i casi abnormi della filosofa Donatella Di Cesare, del rettore dell’università per gli stranieri di Siena Tomaso Montanari, del professore emerito e filologo grecista Luciano Canfora e del più giovane storico Davide Conti.

Di che sono colpevoli, visto che siamo di fronte persino a dei rinvii a giudizio? Il peccato è uno: l’avere esercitato il legittimo diritto di critica rispetto ad un pensiero che si vorrebbe unico e omologato. E così la presidente del consiglio Giorgia Meloni, il ministro Francesco Lollobrigida e la sottosegretaria Isabella Rauti hanno scelto la strada non già della polemica politica e culturale, bensì la più comoda via giudiziaria: comoda perché chi sta al governo ha un ruolo asimmetrico e privilegiato. Mentre personalità pur diverse tra di loro sono finite nel mirino per aver esercitato la sacrosanta libertà di espressione. Il ricorso alla macchina giudiziaria ha il fine – ben sottolineato da Donatella Di Cesare – di intimidire e criminalizzare ogni dissenso.

Insomma, si è messa in luce la novità della strategia inaugurata dalla destra, che va al di là del pur detestabilissimo periodo berlusconiano. Tra l’altro, è in corso la formazione di un polo informativo attorno alle società di un parlamentare leghista come Antonio Angelucci, ora con l’annunciata acquisizione dall’Eni dell’Agenzia Italia. Per non dire dell’occupazione in corso della Rai. Non si può sottovalutare quanto sta accadendo, visto che è tipico della nascita di un regime autoritario la messa in causa dei mondi del giornalismo di inchiesta e dell’intellettualità indipendente.
Erano presenti anche Marino Bisso e Clara Habte per la Rete NoBavaglio, Roberto Bertoni dell’Associazione per il rinnovamento della sinistra e la giornalista – querelata da Giuseppe Graviano – Sandra Amurri, nonché Marianela Diaz per i Comitati FreeAssange Italia. Proprio il caso di Julian Assange ci offre un esempio estremo.

Il presidente nazionale dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo ha concluso i lavori, ribadendo la massima solidarietà verso le vittime dell’iniziativa censoria di una destra che non riesce a pronunciare la parola antifascismo e non vuole fare i conti con un passato mai superato. Per rispondere a simile aggressione serve una militanza civile incessante, che riprenda i valori della Costituzione nata dalla Resistenza, sotto attacco quotidianamente. Il 25 aprile vi saranno numerose manifestazioni, a partire da quella centrale di Milano, che ha tra le forze promotrici il manifesto.

“C’è una strategia per far tacere ogni voce critica”

TOMMASO RODANO  9 APRILE 2024

Le querele del governo Meloni verso accademici e intellettuali sono parte di una precisa “strategia politica”, secondo il presidente di Anpi, Gianfranco Pagliarulo. E creano “un clima inquietante”. L’associazione dei partigiani, insieme alla federazione della stampa e Articolo 21, ha organizzato un incontro per denunciare la compressione della libertà d’espressione e di critica in epoca meloniana. Hanno preso la parola Luciano Canfora, Donatella Di Cesare, Tomaso Montanari e Daniele Conti, quattro studiosi colpiti da altrettante querele di esponenti del governo (Isabella Rauti, Francesco Lollobrigida e la stessa Meloni). “L’obiettivo delle denunce – che hanno raggiunto anche giornalisti e vignettisti, come Natangelo e Vauro del Fatto – è spegnere le voci scomode e criminalizzare ogni divergenza”, sostiene Di Cesare. Canfora ha allargato lo sguardo sulle riforme istituzionali messe in cantiere dal governo: questa destra, secondo il filologo, sta preparando “un’operazione di ampio respiro per modificare in radice lo spirito dell’ordinamento costituzionale”. Montanari ha citato Calamandrei: “La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”. Anche secondo lo storico dell’arte è in atto “un ribaltamento della nostra Costituzione e del costituzionalismo moderno”.

Pagliarulo ha anticipato lo slogan scelto quest’anno da Anpi per celebrare il 25 aprile: “Viva la Repubblica antifascista”. E ha aggiunto, ironicamente: “Sono pronto a declinare le mie generalità”.

Gli studenti verso Milano: sfida alle destre reazionarie

25 APRILE. L’adesione di Uds e Udu all’appello del manifesto: antifascismo e dignità umanitaria. «Ci saremo dopo un anno intenso, tra le lotte per il clima e quelle transfemministe»

Luciana Cimino  09/04/2024

L’aggettivo più delicato è «sdraiati», altrimenti: «Vandali», «gretini», «sonnambuli», «fan del gender». I giovani italiani vengono accusati contemporaneamente di pretendere tutto e di non voler fare niente. Eppure, a guardare le cronache dell’ultimo anno e mezzo il loro attivismo è stato spesso l’unica opposizione visibile al governo. Perlomeno la più costante: il movimento studentesco, in ogni sua declinazione da quella ambientalista a quella transfemminista, è stato in piazza su ogni tema, quando non l’ha direttamente convocata.

Naturale, quindi, la partecipazione alla manifestazione di Milano del 25 aprile. «Per continuare a resistere, ci saremo», scrivono Unione degli Studenti Medi (Uds) e Unione degli Universitari (Udu) nella loro lettera di adesione all’appello del manifesto. «Il 25 aprile del 1994 la Sinistra, su chiamata di Luigi Pintor, si ritrovava a Milano per una giornata che sarebbe passata alla storia – si legge nel testo – Trent’anni dopo la parabola della destra pare giunta alla sua conclusione più coerente, con il governo Meloni che prova a evitare scivoloni identitari ma fa trasparire il suo carattere reazionario attraverso provvedimenti che alimentano le diseguaglianze sociali, il colpevole silenzio sulle manganellate di Pisa e l’assenza di alcuna posizione di dignità, di umanità, sui conflitti che sconvolgono l’Europa e il Medio oriente». «Su tutto questo – scrivono le associazioni degli studenti – il governo può essere sfidato, rivendicare il dettato della Costituzione antifascista significa combatterlo su questo terreno».

Dalla mobilitazioni contro il patriarcato, agli scioperi al fianco dei sindacati fino alle recenti manifestazioni contro il massacro del popolo palestinese: a dispetto della narrazione dominante gli studenti e le studentesse sono sempre stati presenti. «È stato un anno intenso – commenta Paolo Notarnicola, coordinatore nazionale Uds – in cui abbiamo portato avanti lotte non solo circoscritte al tema diritto allo studio ma contro un determinato modello sociale. Quello che succede in Palestina ha acceso la partecipazione degli studenti, così come il femminicidio di Giulia Cecchettin che ha rappresentato una rottura che va al di là del divario generazionale». E poi c’è una forte critica al modello «produci, consuma, crepa» (citando i Cccp) che li ha portati in piazza con la Cgil e la Uil, durante lo sciopero generale dello scorso novembre. «Siamo precari sia in generale per la crisi climatica, che è una spada di Damocle per le future generazioni, sia in senso letterale – spiega il coordinatore Uds – Non stiamo chiedendo retoricamente di avere un futuro ma di avere un presente».

Mentre da Milano Farida Elashwal Rodríguez, dell’Udu, racconta il senso della sua partecipazione partendo dalla situazione di studentessa con background migratorio: «Ho faticato per poter studiare, era necessaria la borsa di studio e gli episodi in cui mi sono sentita trattata da straniera o sminuita in quanto donna sono stati diversi ma la festa della Liberazione è stata sempre un momento in cui mi sono riconosciuta come italiana, credo nei valori della Costituzione nata dall’antifascismo. Quest’anno – spiega Elashwal Rodríguez – sarà l’occasione per verificare se il Paese aderisce ancora a quei valori». Per l’attivista «siamo in un momento storico particolare in cui si è formato una grande movimento transfemminista perché la prima presidente del Consiglio donna non rappresenta le istanze femministe e anche Von der Leyen porta avanti una visione conservatrice della società».

Senza contare la reazione ai provvedimenti del governo che criminalizzano il dissenso. «Negli atenei qualsiasi confronto sul Medio oriente viene anestetizzato con l’accusa di antisemitismo», denunciano gli universitari, mentre gli studenti medi ricordano i provvedimenti del ministro all’istruzione (e merito) Valditara, sulla condotta: «Avranno l’effetto di colpire ogni forma di dissenso con la paura e di delegittimare l’uso degli spazi democratici. Tutte le forze antifasciste, società civile, partiti, sindacati, associazioni, devono partire da questo 25 aprile per tornare ad agire unite, non possiamo rassegnarci a questo mutamento culturale in cui sono stati disinnescati tutti i principi di convivenza civile».

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