BASTA GETTARE BENZINA SUL FUOCO DELLA GUERRA da IL FATTO e AVVENIRE
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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BASTA GETTARE BENZINA SUL FUOCO DELLA GUERRA da IL FATTO e AVVENIRE

Anch’io sarò alla manifestazione per la pace. Basta gettare benzina sul fuoco della guerra

Ascanio Celestini   04/11/2022

Il governo del presidente Meloni è partito male prima ancora di mettersi in moto. Ma riesce a peggiorare anche le peggiori aspettative. È il governo che vuole la flat tax e il blocco navale. Lo sappiamo da anni. Poi è arrivata la proposta di Garparri sull’aborto, quella che la docente di diritto, Marilisa D’Amico, ha commentato dicendo che “i regimi fascisti appena prendono il potere intervengono contro l’interruzione di gravidanza”.

Al Ministero degli Interni pensavamo che tornasse Salvini, Rambo 2 – la vendetta, e invece c’è andato quello che gli scriveva i decreti. Infatti ha subito bloccato le ong e adesso ci sono quasi mille naufraghi che non possono entrare in porto. E chissà quanti altri che affogano perché tre navi non li possono andare a salvare.

Sorvolo sull’estensione dell’uso del contante a 10 mila euro. Girare coi rotoli di soldi in tasca fa piacere a certi amici degli amici.Ma c’è un macabro elemento di continuità che pochissimi avrebbero avuto il coraggio di interrompere: continuare a gettare benzina sul fuoco della guerra. E soprattutto alimentare il giro delle armi. Lo faceva un politico di razza come Guerini, figuriamoci uno come Crosetto che si occupa di armi per lavoro!

La guerra, sosteneva Machiavelli, “è un impiego col quale il soldato, se vuole ricavare qualche profitto, è obbligato ad essere falso, avido e crudele”. Infatti parliamo tanto del bisogno che le navi ucraine portino il grano ai paesi che stanno morendo di fame e invece si dirigono soprattutto verso i porti occidentali lasciando a pancia vuota i più poveri del mondo, mentre la Turchia quintuplica i dazi per farle passare da Bosforo e Dardanelli (fonte M. Mussetti, Limes).La Germania è legata da anni al gas russo. Legame che piace poco ai Polacchi, avanguardia Nato verso est, tanto che lo chiamano “patto Ribbentrop-Molotov”. E mentre la Polonia spende per le armi più di quanto viene richiesto dalla Nato, la Germania comincerà a riarmarsi mettendo a disposizione più di cento miliardi. Anche in Italia aumentano le spese per gli armamenti, così stiamo un passo indietro in questa guerra, ma ci prepariamo per la prossima. Magari in Libia dove ritroveremo russi e turchi.

La maggior parte delle armi e degli addestratori sono americani, ma insieme alle bombe raddoppia anche la quantità di gnl che gli Usa vendono all’Europa. Secondo l’EWI, Istituto dell’università di Colonia, nei prossimi anni il gas americano arriverà a coprire il 90% del buco creato dall’assenza di quello russo. E c’è da aggiungere che già lo stiamo pagando un prezzo altissimo.

Anche la nostra Eni è tra i grandi che si muovono. Sul sito ufficiale è scritto che a “marzo e ad agosto 2022, l’Amministratore Delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha incontrato il Presidente della Repubblica Araba d’Egitto, Abdel Fattah al-Sisi, per discutere delle attività di Eni nel Paese e delle aree di comune interesse e collaborazione”. Chissà se Descalzi e il “dittatore preferito di Trump” hanno parlato dell’uccisione di Giulio Regeni. In fondo stiamo partecipando alla guerra in Ucraina proprio perché ci teniamo tanto alla libertà e alla giustizia, o no? “Attualmente, Eni produce circa il 60% del gas del Paese” dice il documento. Forse è sembrato un buon motivo per non parlare di diritti umani.Eni è stata scelta da QatarEnergy come nuovo partner internazionale, dopo la francese TotalEnergies, per l’espansione del progetto North Field East (Nfe) e lo sviluppo del più grande giacimento di gas naturale al mondo. Anche da quelle parti hanno qualche problema coi diritti umani. Secondo The Guardian e Amnesty sono migliaia i lavoratori morti “mentre costruivano le infrastrutture della Coppa del Mondo sotto l’effetto di condizioni di lavoro spaventose. Una cifra sottovalutata secondo il quotidiano britannico che non ha potuto raccogliere dati da diversi altri paesi che riforniscono decine di migliaia di detenuti, come le Filippine o il Kenya”. Lo racconta Rachida El Azzouzi in un tremendo reportage.

Questi sono frammenti di una storia sporca. Ma sono solo frammenti. Se ne potrebbero aggiungere migliaia.

Raccontare la guerra come se fosse una lite tra bulli iniziata il 24 febbraio non è solo infantile, ma è soprattutto una pericolosa menzogna che nasconde grandi interessi politici e economici. Ecco perché domani anche io sarò in piazza per chiedere al mio paese una politica di disarmo, per costringere seriamente Russia e Ucraina a cessare il fuoco e per interrompere il flusso di armi verso Kiev.

5 novembre. Ore 12, l’Italia in cammino per la pace. Ecco cosa c’è da sapere


Orari e itinerario del corteo, chi parlerà a San Giovanni, la piattaforma programmatica, gli organizzatori e le 600 realtà che hanno aderito, il rapporto con i partiti, le altre iniziative per la pace

Luca Liverani   5 novembre 2022

Il grande giorno è arrivato. La manifestazione nazionale per la pace, a Roma, darà voce e visibilità alle tante donne e ai tanti uomini che – dopo 260 giorni di guerra – non credono che la via delle armi possa portare la pace. Il lavoro tenace delle organizzazioni della società civile ha messo nero su bianco una piattaforma sottoscritta da 600 realtà, su cui la grande piazza di san Giovanni in Laterano chiederà attenzione al governo e al Parlamento.

Manifestazione dichiaratamente apartitica, ma dal forte contenuto politico. A otto mesi esatti dalla prima mobilitazione, il 5 marzo sempre a San Giovanni, che a pochi giorni dall’invasione russa raccolse 50 mila persone, il popolo della pace prova a raddoppiare le presenze.

L’appuntamento nazionale del movimento per la pace, promosso dalla coalizione Europe for peace – è il secondo dopo quello del 5 marzo a pochi giorni dall’invasione russa in Ucraina. Il raduno, questo sabato 5 novembre, è alle 12 in piazza della Repubblica. Da lì alle 13 partirà il Corteo che raggiungerà piazza San Giovanni in Laterano. Alle 14,45 dal palco verrà letta la piattaforma della manifestazione e la «Lettera a chi manifesta per la pace» del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei. Dalle 15 gli interventi di rappresentanti delle principali organizzazioni promotrici, inframezzati da testimonianze tematiche: le vittime civili di guerra, gli attivisti per la pace ucraini, i disertori russi, il disarmo nucleare.

Cosa chiede la piattaforma programmatica della mobilitazione a San Giovanni?

«Cessate il fuoco subito, negoziato per la pace, al bando tutte le armi nucleari, solidarietà con il popolo ucraino e con le vittime di tutte le guerre». Si apre così la piattaforma della manifestazione per la pace. «Condanniamo l’aggressore – è l’incipit – rispettiamo la resistenza ucraina, ci impegniamo ad aiutare, sostenere, soccorrere il popolo ucraino, siamo a fianco delle vittime e con chi rifiuta la logica della guerra e sceglie la nonviolenza». Questa guerra «va fermata subito. Basta sofferenze. L’Italia, l’Unione Europea e gli stati membri, le Nazioni Unite devono assumersi la responsabilità del negoziato» che metta in campo «tutte le risorse e i mezzi della diplomazia al fine di far prevalere il rispetto del diritto internazionale», esattamente come da tempo chiede Papa Francesco, ricorda la piattaforma. Una «Conferenza Internazionale per la pace», quindi, che lavori anche a «eliminare le armi nucleari, ridurre la spesa militare in favore di investimenti per combattere le povertà e di finanziamenti per l’economia disarmata, per la transizione ecologica, per il lavoro dignitoso».

Chi ha aderito all’iniziativa nazionale del movimento per la pace?

All’iniziativa nazionale promossa dalle principali reti del movimento per la pace – Rete italiana pace e disarmo, Campagna Sbilanciamoci!, AOI (Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale), #StopTheWarNow – hanno aderito circa 600 realtà della società civile – associazioni, movimenti, sindacati, gruppi locali, organzzazioni confessionali – espressione di culture diverse, dal mondo laico a quello religioso, cattolico ma anche valdese oltre che musulmano e buddista. Solo per citarne alcune: Acli, Arci, Anpi, Agesci, Altromercato, Beati i costruttori di pace, Focsiv, Libera, Link2007, Legambiente, Opal, Pax Chisti, Action Aid, Antigone, Capodarco, Fondazione Finanza Etica, Legambiente, Wwf, Greenpeace, Associazione Papa Giovanni XXIII, Comunità di Sant’Egidio, Marcia Perugia Assisi, Pro Civitate Cristiana, Emergency, Cgil, Cisl, Uil. Le ultimissime adesioni arrivano dalla Confederazione nazionale delle Misericordie e dalla Cnesc (Conferenza nazionale enti servizio civile). Appuntamenti per la pace si segnalano anche in tante diocesi, da Palermo a Parma.

Che rapporto c’è tra la manifestazione e i partiti politici?

La manifestazione a San Giovanni è promossa e organizzata dalle organizzazioni della società civile. Dal palco non ci sarà quindi nessun intervento di esponenti di partito. Gli organizzatori hanno anche invitato a non portare bandiere e striscioni di parito. Fatte queste premesse, gli organizzatori dicono anche che chiunque si riconosca nella piattaforma programmatica della maifestazione è bene accetto. Numerose sono state le adesioni di singoli esponenti politici, ma anche di partiti. Adesioni formali sono state inviate da Alleanza Verdi Sinistra, Articolo Uno, Partito Democratico, oltre che da Socialdemocrazia SD, Partito del Sud-Meridionalisti Progressisti, Movimento Politico Libertas, Coordinamento 2050. Ha aderito anche un gruppo di 17 eurodeputati di diversi gruppi politici guidati da Pierfrancesco Majorino del Pd. Alla manifestazione parteciperanno numerosi esponenti del Movimento 5 stelle. A tutti i politici i promotori chiedono «coerenza per il futuro»: al di là delle scelte operate nei mesi scorsi, chi ora sottoscrive la piattaforma per il cessate il fuoco, il negoziato internazionale e il bando delle armi nucleari deve impegnarsi ad agire politicamente per perseguire questi obiettivi condivisi.

Lo stesso giorno della manifestazione di Roma, a Milano si riuniranno i “non equidistanti”. Il raduno è fissato per le 16 all’Arco della Pace. Oltre a numerose associazioni e a parlamentari ed esponenti di Azione e Iv, tra cui i leader Carlo Calenda e Matteo Renzi, ci sarà il senatore Pierferdinando Casini, eletto col Pd, e Marco Cappato, esponente dei Radicali. A manifestare anche “pezzi” dei dem come il senatore Carlo Cottarelli, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e anche Letizia Moratti.

Ci sono altre iniziative per la pace in Ucraina?

Un appello articolato in sei proposte, «punti di partenza realistici e credibili per un cessate il fuoco», è stato lanciato il 18 ottobre da 11 intellettuali di diversa estrazione culturale: Antonio Baldassarre, Pietrangelo Buttafuoco, Massimo Cacciari, Franco Cardini, Agostino Carrino, Francesca Izzo, Mauro Magatti, Eugenio Mazzarella, Giuseppe Vacca, Marcello Veneziani, Stefano Zamagni. Un’altro appello per la pace è arrivato il 28 ottobre da un nutrito gruppo di donne docenti, intellettuali, giornaliste, politiche e manager che ritengono «necessario e urgente il coinvolgimento di leader donne, con esperienza negoziale, capaci di “imporre” le ragioni di un cessate il fuoco». Le firmatarie di rivolgono «alla prima italiana presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alle presidenti del Parlamento europeo Roberta Metsola, e della Commissione europea Ursula von der Leyen e alle 31 premier e presidenti in tutto il mondo».

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