AUTONOMIA, RICORSO PUGLIESE: “IL NOSTRO TESTO PUÒ FERMARE CALDEROLI” da IL FATTO
Autonomia, ricorso pugliese: “Disparità e poche garanzie”
Alla Consulta contro la legge leghista – Al primo punto la Puglia contesta direttamente tutta la legge. L’attuazione dell’autonomia infatti, è l’assunto, è già prevista dalla Costituzione così per com’è, senza bisogno di altro.
Vanessa Ricciardi 20 Agosto 2024
Dodici punti in 88 pagine per abbattere la legge Calderoli: questo il piano B del presidente pugliese Michele Emiliano contro l’Autonomia differenziata, da affiancare al referendum. Lo scorso 9 agosto la Puglia è stata la prima regione a depositare il ricorso alla Corte costituzionale: le illegittimità presunte vanno dalla violazione del principio di uguaglianza e dei diritti dell’uomo fino alla “discrezionalità politica di incontrollata ampiezza” data al presidente del Consiglio – in questo caso Giorgia Meloni -, passando dalla “violazione dei principi supremi di unità e indivisibilità della Repubblica”.
Il ricorso, non ancora pubblicato ma che il Fatto ha visionato, apre anche alla soluzione più drastica, sebbene in subordine: decretare illegittima la riforma del titolo V del 2001, nello specifico il comma 3 dell’articolo 116 della Carta, quello che ha fissato la nascita di “particolari forme di autonomia”. Secondo i legali incaricati dalla giunta, il costituzionalista Massimo Luciani e la coordinatrice dell’avvocatura regionale Rossana Lanza, diventa incompatibile con il resto della Costituzione se si applica tramite il testo Calderoli.
Al primo punto la Puglia contesta direttamente tutta la legge. L’attuazione dell’autonomia infatti, è l’assunto, è già prevista dalla Costituzione così per com’è, senza bisogno di altro. Il punto 2 invece obietta che con la nuova legge potrebbero essere devolute tutte le competenze dello Stato alle Regioni: se questa fosse la reale interpretazione dell’articolo 116, allora minerebbe l’unità della nazione e andrebbe direttamente contestata “la legittimità costituzionale dell’articolo”. I punti successivi, fino all’8, si concentrano sui Livelli essenziali di prestazione, uno dei temi più dibattuti. Con la libertà di togliere responsabilità allo Stato, prosegue il punto 3, possono restare escluse dai Lep materie centrali (non sono menzionate, ma ad esempio la giustizia dei giudici di pace). Inoltre, per le materie assegnate alle Regioni, si legge più avanti, è necessaria la compartecipazione economica, questione che pregiudica le Regioni con minore capacità fiscale per abitante, ovvero le più povere, o quelle che arrivano più tardi, vista l’invarianza finanziaria prevista. In questo modo, elenca il documento, si va contro il principio di lealtà nella collaborazione tra Stato e Regioni, ma anche contro gli articoli 2 e 3 della Costituzione, rispettivamente “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”; e “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge”.
L’ultima parte riguarda la stipula delle intese e i poteri della premier. Le contestazioni sono la discrezionalità, la vaghezza e l’ambito troppo esteso e “privo di parametri di riferimento”. La Corte dovrà decidere se accoglierli e pronunciarsi. Spesa complessiva dell’operazione Puglia: 30.803,48 euro, ma è solo il primo investimento. Anche la Toscana ha presentato il suo ricorso, e si attendono entro fine mese la Sardegna e la Campania.
“Il quesito per abrogarla è a rischio, il nostro testo può fermare Calderoli”
Michele Emiliano – Il presidente della Puglia: “Neanche meloni vuole più poteri per le regioni”
Luca De Carolis 20 Agosto 2024
Parte provando un contropiede: “Le do una notizia, l’autonomia differenziata esiste già. La prevede la Costituzione agli articoli 116 e 117. Quella contro cui ci battiamo è la legge quadro, quella di Calderoli”. Così sostiene Michele Emiliano, presidente dem della Regione Puglia.
L’autonomia esiste già, per una riforma che volle il centrosinistra. E ora la Puglia la contesta con un suo ricorso alla Consulta, anche se esistono già i due quesiti su cui il centrosinistra raccoglie le firme. Voleva farsi notare?
No, semplicemente temo che il ricorso fosse necessario, perché potrebbe avere più possibilità di successo rispetto ai quesiti.
Tradotto, il quesito che chiede l’abrogazione totale della legge Calderoli potrebbe essere dichiarato inammissibile, come sostiene il ministro?
Calderoli l’ha collegata volutamente alla legge di Bilancio, come ha dichiarato in varie interviste. Sa che sul punto la giurisprudenza costituzionale è contrastante. Alcune sentenze ritengono che il contenitore, cioè una legge finanziaria, non permetta di contestarne il contenuto, anche se attiene a tutt’altro. Ma un’altra parte della giurisprudenza dice il contrario.
Qual è il punto centrale del ricorso?
Questa legge non può garantire che l’intesa tra lo Stato e una Regione non leda le attribuzioni e le risorse per altre Regioni, quindi lede il principio di indivisibilità del Paese, così come quelli di sussidiarietà tra enti territoriali e di uguaglianza tra i cittadini.
A suo tempo anche l’Emilia-Romagna guidata dal dem Stefano Bonaccini, aveva trattato con il governo Conte-2 per avere più materie. Avete cambiato idea perché governa la destra?
La differenza non era tanto tra destra e sinistra, ma tra Nord e Sud. Le Regioni settentrionali si erano convinte che tenersi il residuo fiscale potesse essere un rimedio contro la stagnazione. Ma ora, di fronte al rischio di 20 normative regionali differenti, anche il Nord si è spaventato.
Però dal Pd salgono voci che contestano l’autonomia, ma dicono no al referendum.
La questione si è chiusa con la vittoria nelle primarie di Elly Schlein, che del no a qualsiasi intesa tra Stato e Regioni ha fatto un punto del suo programma. Anche Bonaccini ha cambiato posizione.
Il Consiglio regionale pugliese non è riuscito ad approvare i quesiti contro l’autonomia per la mancanza del numero legale. Una figuraccia, a detta anche della Cgil.
La politica non c’entra nulla in quella storia. La presidente del consiglio Loredana Capone ci teneva a gestire quella votazione, ma la prima delibera è stata approvata senza la maggioranza assoluta e altri vizi formali. Il voto andava ripetuto, ma è stato sbagliato riconvocarlo così in fretta, con alcuni consiglieri assenti. Detto questo, il Consiglio è sovrano e questo è un problema che devono gestire i partiti. Ma la delibera verrà approvata.
Lei, settimane fa, ha proposto un disegno di legge costituzionale sull’autonomia. In fondo non è così contrario…
È una proposta di buon senso: se si vogliono attribuire più poteri alle Regioni, facciamolo tutti assieme a larga maggioranza. Però credo che gli eredi del fascismo non vogliano dare più poteri agli enti locali.
Meloni non vuole l’autonomia?
Lei ha stretto un patto con la Lega per avere il premierato, che è ben più pericoloso dell’autonomia perché sottrae poteri fondamentali al presidente della Repubblica. Ma secondo me non ne auspica la realizzazione.
Lei riaccoglierebbe Renzi nel centrosinistra?
In questi anni lui mi ha dedicato molto più tempo di quanto meritassi, definendomi il presidente peggiore della storia. Potrei dirgli molto, ma non dico nulla. Per battere la destra va bene coinvolgere tutti, a patto che non siano matti o inaffidabili. Mettiamola così: se Iv e Azione accettano l’alleanza tra Pd e Cinque Stelle, si può fare.
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