Aprire le porte. Per una scuola democratica e cooperativa
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
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Aprire le porte. Per una scuola democratica e cooperativa

Segnaliamo l’uscita di Aprire le porte. Per una scuola democratica e cooperativa, a cura di Piero Bevilacqua (Castelvecchi, 2018). Il libro raccoglie i contributi del convegno che Officina dei Saperi, Associazione nazionale per la scuola della Repubblica, Appello per la scuola pubblica e Comune-info hanno organizzato nel marzo 2018.

Con testi di Piero Bevilacqua, Laura Marchetti, Enzo Scandurra, Anna Angelucci, Rossella Latempa, Massimo Baldacci, Velio Abati, Tiziana Drago, Gianni Vacchelli, Franco Toscano, Luigi Vavalà, Gianluca Carmosino, Giulia Biazzo, Armando Vitale

Dalla quarta di copertina:

«Da quasi un ventennio – non diversamente da quanto, in varia misura, accade nel resto d’Europa – la scuola italiana è sottoposta a una pressione “riformatrice” che tende a subordinare gli assi formativi dei ragazzi a scopi economici e strumentali. È la scuola-azienda che oramai vediamo profilarsi nitidamente sotto i nostri occhi. Oggi i legislatori europei e italiani chiedono che già a partire dai 5-6 anni i bambini sviluppino attitudini alla competizione, a fare impresa, ad “assumersi rischi”, ecc.
Con la legge della “Buona Scuola” e l’alternanza scuola-lavoro si pretende addirittura di risolvere il «problema della disoccupazione in Italia» – questione mondiale che ha bisogno di ben altra cura – facendo perdere sino a 400 ore di studio ai nostri ragazzi, spesso sottoposti a sfruttamento da imprese private. Il libro Aprire le porte, opera a più mani di insegnanti, docenti universitari e studiosi di varia formazione, mette soprattutto a nudo gli errori e i danni di questa stagione di destrutturazione della nostra scuola. Ma al tempo stesso propone idee e linee riformatrici nuove in grado di rimettere questa istituzione al centro di un processo educativo non finalizzato al mercato del lavoro, ma alla formazione di persone in grado di affrontare le complesse sfide del nostro tempo».
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