Le città nel trentennio neoliberista. Un racconto multidisciplinare
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
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Le città nel trentennio neoliberista. Un racconto multidisciplinare

da: Ilaria AGOSTINI, Piero BEVILACQUA (a cura di), Viaggio in Italia. Le città nel trentennio neoliberista, manifestolibri, 2016

Introduzione

Gli scritti che qui si presentano narrano i mutamenti subiti dalle città italiane nel corso del trentennio neoliberista. Durante gli ultimi tre decenni alcune città hanno risentito vivamente dei processi di deindustrializzazione e di declino dell’occupazione operaia, come nel caso di Torino, altre hanno conosciuto fenomeni di alterazione del loro tradizionale ethos civile, come nel caso di Bologna, altre ancora, come Taranto, sono state investite da processi gravi di alterazione ambientale, altre ancora, come Venezia, hanno subito un processo di espulsione demografica e di tendenziale “morte della città” per effetto del suo completo abbandono alle dinamiche del mercato e del turismo di massa. Un caso esemplare, quest’ultimo, di come il capitalismo del nostro tempo possa letteralmente distruggere il sontuoso patrimonio urbano formatosi in secoli di storia.

La combinazione tra l’urbanistica contrattata, il dilagante ricorso alla deroga, i tagli dei trasferimenti statali alle casse comunali e, a partire dal 2001, il travaso degli oneri di edificazione nelle spese ordinarie dei comuni, ha notevolmente aggravato la situazione. Pressoché tutte e in diversa misura, le città italiane sono state oggetto di uno smisurato processo di edificazione, di occupazione e cementificazione dei suoli, che ha spesso reso informe la precedente imago urbis, la vecchia fisionomia storica, quando non l’ha letteralmente sfigurata. Come è accaduto, spesso continuando una rovinosa tradizione dei decenni precedenti, a Palermo, Catanzaro, Sassari ecc.; o come avviene a Milano e Torino, dove la costruzione di grattacieli, icone da spendere nella competizione globale, soddisfa prioritariamente gli appetiti della rendita. Il tutto accompagnato, naturalmente, dal progressivo ritrarsi, nel territorio, del potere comunale e statale, da processi più o meno spinti di privatizzazione, dall’erosione degli spazi collettivi e dei beni pubblici e comuni. Le città hanno visto progressivamente contrarsi tanto il verde dei dintorni, quanto lo spazio delle piazze, insieme ad altri luoghi della socialità cittadina, progressivamente occupati da presidi commerciali, dalle auto, dal traffico privato.

Nell’arco del trentennio i sindaci acquisiscono maggior discrezionalità nel governo comunale a detrimento del ruolo del consiglio, inaugurando così una nuova stagione di leaderismo, che mette l’“uomo solo al comando” al di sopra degli organismi collettivi. Oggi è forse sintomatico che un ex primo cittadino ricopra la carica di primo ministro. È comunque la continuazione coerente di una storia. Firenze è stata il banco di prova del “Sindaco d’Italia”, che estende a scala nazionale le politiche affinate in sede locale: concentrazione del potere, velocità nelle decisioni politiche e forzatura delle regole, propaganda in luogo della pianificazione.

Lo scopo di questo libro è, per un verso, quello di dar conto ai lettori di quale strada abbiamo percorso sin qui, attraverso lo spaccato significativo di alcuni centri urbani, e in qualche modo abbozzare un quadro dello stato presente dei loro problemi. O di alcuni loro problemi. Per un altro verso, le varie storie dovrebbero dare il quadro generale di una fase storica, l’età neoliberistica, conclusasi con uno dei più drammatici fallimenti dell’età contemporanea. Fallimento non solo economico, sociale, ambientale, ma anche politico, come rivela ormai il disordine nei sistemi politici di tanti stati, le difficoltà sistemiche del bipolarismo partitico, la crisi dispiegata della democrazia rappresentativa. Il fatto che non abbiamo le forze per uscirne non ci deve certo impedire di esaminare l’esaurimento storico di un progetto di società e di dominio. Tanto più che questo appare drammaticamente incapace di farci uscire da uno stato di instabilità permanente e di dissoluzione delle relazioni umane. Creare il senso comune della conclusione di un’epoca è, d’altra parte, condizione essenziale per cercare nuove strade.

Il nucleo originario degli scritti pubblicati nel libro appare su il manifesto nel corso del 2014: Avellino, Bologna, Cagliari, Catanzaro, Firenze, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Parma, Reggio Calabria, Roma, Salerno, Sassari, Taranto, Torino, Venezia. A questi primi scritti, che apparvero nella rubrica intitolata “Viaggio in Italia”, se ne aggiungono oggi di nuovi, dedicati a Bolzano, Catania, Cosenza, Genova, L’Aquila, Modena, Pisa, Ravenna, Siena e Vicenza. La rassegna, per capitoli monografici, è qui esposta in ordine alfabetico, secondo il comodo ed equo principio enciclopedico [si veda l’indice del libro].

I brevi scritti, concepiti per essere letti sulle pagine di un quotidiano, danno conto in forma agile, e secondo competenze disciplinari e prospettive diverse, della mutazione urbana neoliberista fino a comporre un inedito quadro nazionale, chiosato nella postfazione da Paolo Berdini. Ad architetti, urbanisti, territorialisti, geografi, poeti, narratori, storici, politologi, giornalisti, medici, agronomi ed economisti è stata affidata la libertà di segnalare le trasformazioni più vistose verificatesi nel tessuto urbano, nelle strutture economiche, nella vita sociale, nella cultura, nel cosiddetto governo del territorio e nelle dinamiche del potere cittadino e della lotta politica.

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