I cinque paradossi capitali dell’agricoltura industriale
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
1320
post-template-default,single,single-post,postid-1320,single-format-standard,stockholm-core-2.4,select-child-theme-ver-1.0.0,select-theme-ver-9.6.1,ajax_fade,page_not_loaded,,qode_menu_,wpb-js-composer js-comp-ver-7.1,vc_responsive

I cinque paradossi capitali dell’agricoltura industriale

di Piero BEVILACQUA –

1. La storia disvelatrice dei processi sociali

Occorre partire da una considerazione preliminare, far cenno a un bilancio storico difficilmente contestabile. Alla fine della sua lunga corsa produttivistica – che attraversa l’intero XX secolo – e giunta al colmo dei suoi innegabili successi, l’agricoltura industriale è rimasta intrappolata in quelli che io definisco i suoi cinque paradossi capitali.

Il primo di essi è forse il più clamoroso, e in gran parte causa prima dei paradossi successivi: la concimazione chimica oggi distrugge in forma progressiva la fertilità della terra. L’agricoltura, che per tutti i millenni della sua storia si era fondata sulla rigenerazione continua della vitalità del suolo, tende a demolire le basi stesse della sua esistenza. Com’è stato scoperto da tempo dall’agronomia biodinamica, i concimi chimici non rigenerano la terra, ma nutrono direttamente la pianta, trasformando il suolo in un supporto neutro sempre più mineralizzato e privo di vita… Per continuare a leggere, clicca qui.

[Il saggio è pubblicato col titolo Un sapere cooperante per il governo di un’agricoltura sostenibile, in C. Modonesi, G. Tamino, I. Verga, Biotecnocrazia. Informazione scientifica, agricoltura, decisione politica, Jaca Book, Milano, 2007]

No Comments

Post a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.