URBINATI: “IL CASO PUGLIA AIUTA SCHLEIN A FARE PULIZIA NEL PD” da IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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URBINATI: “IL CASO PUGLIA AIUTA SCHLEIN A FARE PULIZIA NEL PD” da IL FATTO

Urbinati: “Il caso Puglia aiuta Schlein. Ora può fare pulizia nel Pd”

LA POLITOLOGA – “I fatti sono clamorosi, difficile ci siano dei veti: deve cacciare i ras”

 ANTONELLO CAPORALE   15 APRILE 2024

Professoressa Urbinati, perché ritiene che il disastro pugliese agevolerà il cammino di Elly Schlein e favorirà nei prossimi mesi un’intesa con Giuseppe Conte?

Perché potrebbe (dovrebbe) consentire alla segretaria di portare a compimento il progetto con il quale ha inaugurato la sua segreteria: ripristinare l’autorità del partito sui notabili, contenere le fazioni, imporre un codice di condotta nelle candidature, controllare l’operato degli eletti.

L’opposizione interna lascerà fare?

Ha convenienza a lasciar fare. I fatti sono così clamorosi da scoraggiare veti, poiché se perderà il partito perderanno anche i signori delle fazioni e delle preferenze. È nell’interesse delle correnti non ostacolare la segretaria.

E la convenienza di Conte in cosa consisterebbe?

Se è vero, come sembra, che ambisce a una leadership dell’alleanza – non è questo lo scopo di rosicchiare voti al Pd? – non può che perseguire una strategia di alleanza col Pd. Del resto, ci sono forse alternative? Ovvero crede Conte, come credette Letta nel 2022, che da solo può battere la destra? La necessità impone la virtù.

La leadership di Conte costerebbe dei voti al Pd?

Immagino che questo sia il disegno che gli eventi hanno reso evidente. I voti di scambio e le inchieste giudiziarie di questi giorni possono essere la causa per una migrazione di voti da una parte all’altra, anche se non mi sembra che si possa parlare di grandi numeri.

Schlein dovrebbe cavalcare il momento, dunque.

Assolutamente sì. Nella composizione delle liste per le Europee e, soprattutto, nell’idea che l’alleanza (campo largo o come si chiamerà) si comporrà per davvero, finite le elezioni Europee. Lei ha del resto sempre voluto e operato per un’alleanza elettorale con i Cinquestelle.

Ma il Pd come farà a reggere elettoralmente senza la forza anche clientelare di quelli che chiamiamo capibastone? Saranno pure sporchi e cattivi ma portano voti.

Ma non è vero! È anzi la loro presenza che mette la zavorra al Pd. È il sistema clientelare (prima o poi portato alla luce) che fa fuggire gli elettori, è l’identità annacquata, la diversità spesso contraddetta, troppe parole e pochi fatti, a rendere non credibile il partito della sinistra e del riformismo italiano. Partiti forti, democrazia forte.

Vedremo dalla composizione delle liste.

A proposito di liste, mi faccia dire una cosina. Noto che tutta la stampa italiana (con le tv di Stato in testa) ha un unico interesse: il Pd. Attenzione esclusiva, quasi parossistica. Non leggo della formazione delle liste di altri partiti. Sappiamo chi fa le liste in Fratelli d’Italia? Le fa la premier nei tempi morti di palazzo Chigi? E nei Cinquestelle come si fa? Conte magicamente redige la lista dei migliori, dei competenti? Sembra che tutto ruoti esclusivamente sul Pd, un partito che ha il venti per cento. E noto che la stampa libera…

La stampa è libera?

La stampa pare molto attenta a non sgradire la destra; segugi al contrario. Salvo poche eccezioni, appare timorosa, a tratti conformista. Ci ricordiamo la canea contro il governo Conte II, durante il Covid? Oggi, tutti buoni e zitti, al massimo felpati. Una stampa che esibisce tanta prudenza con chi comanda non fa bene al Paese.

Fa riferimento agli invitati alla festa di compleanno del direttore del Tg1?

Non solo ma anche. E, se vogliamo dirla tutta, Conte farebbe bene a non fare accordi con la destra per raccogliere gli spiccioli che cadono dalle sue tasche: che so, uno strapuntino al Tg3. A me pare che ci sia in Italia una democrazia sotto tutela.

Lei vive negli Stati Uniti. Quello che illustra è il giudizio che si dà sull’Italia?

L’Italia non è nei primi pensieri e neanche nei secondi. L’italiano non è una lingua che si conosce e di Roma, di quel che sta succedendo, della compressione della vita democratica, si sa attraverso le poche righe dei giornali inglesi o statunitensi, che del nostro Paese non capiscono molto.

In Italia esiste un regime?

Temo che si stiano restringendo gli spazi di libertà. Una democrazia più illiberale che inasprisce le pene per i giornalisti accusati di diffamazione. Ma chi controlla, chi indaga i potenti? Questa maggioranza vuole dominare più che governare. Mette in riga chi la critica, occupa lo Stato, mette in difficoltà la magistratura (quando le conviene). Non disturbare il conducente: ecco l’idea di democrazia della destra al governo. E pochi sono i critici. Tutto va per il meglio verso il peggio, madama la marchesa.

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