UN’ALTERNATIVA DI COMBATTIMENTO CONTRO LE NUOVE FORME DI FASCISMO da IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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UN’ALTERNATIVA DI COMBATTIMENTO CONTRO LE NUOVE FORME DI FASCISMO da IL MANIFESTO

Un’alternativa di combattimento contro le nuove forme del fascismo

Scaffale Il saggio di Frédéric Lordon, «Figure del comunismo», per Ponte alle Grazie

Roberto Ciccarelli  04/12/2024

Nell’offensiva delle estreme destre che subiamo c’è almeno una ragione per leggere un libro come quello scritto dal filosofo ed economista francese Frédéric Lordon: Figure del comunismo (Ponte alle Grazie, pp. 300, euro 22). Per trovare un’alternativa di combattimento contro le nuove forme del fascismo, e chiamarla «comunismo», bisogna renderla desiderabile e darle una forma. O meglio una figura.

SENZA QUESTA OPERAZIONE di figurazione una storia chiamata «comunismo» resta impraticabile. Il comunismo, osserva Lordon, non può essere desiderabile solo perché il capitalismo diventa odioso. Deve essere desiderabile per se stesso. E per esserlo, deve essere visto, immaginato, sentito. Insomma, deve darsi una forma.

Una figura possibile del comunismo, oggetto praticabile di una politica a partire da ora, è quella che Lordon chiama «garanzia economica generale». Si tratta, in altre parole, di ciò che altrove è stato definito «reddito di base incondizionato», una proposta che rientra in ciò che giuridicamente e politicamente può essere definito diritto di esistenza, cioè un principio rivoluzionario che può stare alla base sia di un’azione materiale concepita per garantire una vita dignitosa sia di una nuova costituzione che garantisce la vita umana e quelle delle altre specie del vivente. Tale «garanzia», formulata da Lordon in un interessante confronto con il sociologo francese Bernard Friot autore della teoria del «salario a vita», è una misura comunista poiché interrompe il ricatto capitalista del lavora altrimenti muori di fame in cambio di un salario miserabile.

Un’altra figura del comunismo è la «formazione di un nuovo blocco egemonico» che abbia come motore «la massa e le sue irruzioni» in risposta alla chiusura attuale dello spazio «social-democratico», delle «avanguardie rivoluzionarie» e della «lotta armata» («nessuno ha voglia di prendere le armi»). Questa idea (gramsciana) di «blocco egemonico» è l’antitesi a quella commedia recitata dai postfascisti che pensano di essersi appropriati di Gramsci solo perché parlano di una «guerra delle idee» depurata della lotta di classe. In realtà fanno una lotta di classe alleandosi con la Commissione Europea, con Musk e il nuovo tecnofascismo.

Per Lordon, invece, un «blocco egemonico» è il risultato di una politica dell’emancipazione basata sulla garanzia dell’esistenza, su un sistema generale della salute, sull’accesso «ai mezzi della tranquillità materiale». Insieme queste condizioni vanno create, o ristabilite, al fine di sviluppare le potenze creative di tutti e l’istituzione di una libera produzione e associazione che sono negate alla radice dal capitalismo. Un simile «blocco» potrebbe opporsi all’egemonia capitalista collegando organicamente le lotte relativamente autonome contro il razzismo e lo sfruttamento di genere del lavoro riproduttivo all’anticapitalismo, senza subordinare l’una all’altra.

Lordon rilancia un’indicazione politica rilevante giunta dai nuovi movimenti sociali e dalla riflessione che hanno generato. Nell’ultima parte del suo libro il filosofo sostiene che la critica pratica del dominio capitalista è trasversale a tutte le dimensioni in cui esso si è affermato: da quella del dominio razziale (il colonialismo come fatto dell’espansione capitalista; razzismo interno come fattore di produzione di un sottoproletariato) e di genere (separazione del lavoro tra i sessi, anche nel sistema salariale; disparità salariale tra i sessi), e si pone anche se il capitalismo è egualitario in termini di razza e genere. Non creare nessi tra queste dimensioni permette agli avversari di insinuarsi e avvelenare i pozzi. La recente esperienza delle elezioni americane ne ha dato l’ennesima dimostrazione.

L’interesse di questo libro sta nella sua tensione pragmatica e politica che permette al lettore disperato per la chiusura degli orizzonti di ritrovare il desiderio di prendere l’iniziativa. Piacerà a chi è sensibile ai problemi posti dai movimenti ecologisti o femministi ma non riesce a cogliere l’elemento che li unisce. E a chi, giustamente, non intende rinunciare al comunismo, e si interroga come si possa riprendere a tessere la sua tela, di vederlo in controluce sia rispetto alle azioni di questi movimenti che rispetto all’offensiva reazionaria in corso.

IL LIBRO POTREBBE SOLLEVARE i dubbi tra chi non è convinto che il comunismo è una transizione e si confronta con il mercato e lo Stato. Lordon potrebbe rispondere: anche questa è un «figura del comunismo», cioè la dialettica della prassi. Oltre al «che fare», bisogna porsi il problema del come farlo mentre la corrente va in un’altra direzione. Anche un libro può essere utile per imparare a nuotare.

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