MÉLENCHON ROMPE IL SILENZIO ATTORNO A UNIONE POPOLARE da IL FATTO e LEFT
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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MÉLENCHON ROMPE IL SILENZIO ATTORNO A UNIONE POPOLARE da IL FATTO e LEFT

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Mélenchon a Roma rompe il silenzio attorno a Unione Popolare, finora bellamente ignorata

Fabio Marcelli 8 SETTEMBRE 2022

C’è voluto l’arrivo a Roma di Jean-Luc Mélenchon, l’indiscusso leader della sinistra francese, per rompere finalmente l’inaudito e scandaloso manto di silenzio e disinformazione che i nostri pessimi media, coll’eccezione del Fatto e del manifesto, hanno steso attorno ad Unione Popolare, la coalizione di partiti e movimenti che rappresenta l’autentica novità di queste elezioni scialbe e balorde.Mentre il popolo bue viene invitato a votare per l’ennesima volta impresentabili personaggi che hanno fatto la rovina dell’Italia negli ultimi decenni, da Berlusconi alla stessa Meloni, da Salvini a Letta e sui media campeggiano in modo ossessivo e spropositato i leader del cosiddetto Centro, benedetti dalla Confindustria, i fratelli De Rege del Terzo Millennio Calenda e Renzi (anch’essi peraltro autori di molteplici misfatti nelle sedi governative che occupano da molto tempo), Unione Popolare e il suo leader De Magistris vengono bellamente ignorati dai media e dai sondaggisti.

Lo scopo di quest’operazione disonesta e in flagrante contraddizione coi più elementari precetti della deontologia degli operatori dell’informazione è evidentemente quello di dar vita a una profezia autorealizzata secondo la quale non c’è alternativa possibile e praticabile all’attuale avvilente sistema politico italiano. E che bisogna trangugiare senza protestare e senza rimedio le pestifere ricette redatte per il popolo italiano dai poteri che contano, di cui lorsignori succitati sono solo gli svergognati (nel senso di privi di vergogna) mandatari: continuazione della guerra in Ucraina fino alla sempre più probabile catastrofe, inquinamento spinto fino al parossismo, colla ripresa alla grande del carbone, i pericolosissimi e antieconomici rigassificatori che fanno contento solo Biden e le sue multinazionali, aumento delle spese militari e taglio di quelle sociali, fino alla totale distruzione di scuola e sanità, inflazione e povertà galoppanti, precarizzazione del lavoro e disoccupazione.

Su queste ricette registriamo oggi la totale unanimità dei partiti, coll’unica eccezione di Unione Popolare. Non ci si può infatti appagare del pur positivo riposizionamento a sinistra di Conte e dei Cinquestelle ed occorre invece inserire in questo sistema politico totalmente ligio a comandi e desideri dei padroni del vapore guerrafondaio una forza politica che sia davvero espressione autonoma del popolo italiano. Di questo Mélenchon è ben consapevole ed è per questo che ha voluto presenziare ieri ad un’affollata assemblea popolare a Cinecittà, respingendo anche il corteggiamento degli opportunisti alla Fratoianni, ben attenti a non tagliare il cordone ombelicale che li unisce al Pd, del cui programma antipopolare e guerrafondaio rappresentano in fondo solo un lezioso fiore all’occhiello prontamente appassito.La Francia è da oltre due secoli costante fonte di ispirazione per noi italiani i quali abbiamo un grave difetto nei confronti dei nostri cugini d’Oltralpe e cioè non essere mai riusciti a fare una rivoluzione degna di questo nome. Da ultimo, anche la rivolta antiliberista dei gilet gialli non ha avuto da noi riscontri degni di nota. Ma anche in Italia la rabbia cova sotto la cenere ed è destinato a maturare un ampio movimento di lotta contro la guerra e contro il neoliberismo, per porre fine all’insensata e velleitaria crociata antirussa e anticinese di una classe dominante che è alla frutta su scala planetaria e minaccia di travolgere anche tutti noi nel suo inevitabile crollo.

Ancora una volta, l’esperienza francese è densa quindi anche per noi di stimoli ed insegnamenti. Facciamo del resto parte, volenti o nolenti, e sicuramente dolenti, insieme a molti altri popoli di una medesima baracca, o meglio di un’imbarcazione malsicura e piena di falle, che piloti ubriachi e incompetenti stanno mandando a sbattere sulle scogliere del disastro bellico, della devastazione ambientale e del naufragio sociale ed economico. Occorre quindi al più presto salire a bordo e impadronirsi del timone, e bisogna farlo insieme a francesi, tedeschi, spagnoli, portoghesi, ecc., perché, come ha detto Mélenchon, il popolo d’Europa parla tutto la stessa lingua.

Una lingua, quella dei bisogni e delle aspettative popolari, che in Italia non si sente più da tempo, ma che occorre torni ad echeggiare al più presto nelle piazze come nei luoghi istituzionali. Anche per essere all’altezza dell’importante tradizione umanista del nostro Paese, ricordata ieri da Mélenchon e tanto più importante in un momento come l’attuale nel quale il capitalismo sta distruggendo il futuro dell’umanità.

Diffondere il programma di Unione Popolare e continuare nella costruzione di una sede unitaria del popolo italiano costituisce in quest’ottica la cosa principale da fare oggi. Rompendo lo scandaloso silenzio che i media servi del potere costituito vorrebbero costruire attorno ad Unione popolare per consentire a tale potere di continuare a sfruttare, opprimere ed ingannare il popolo italiano.

Mélenchon a Roma: «Non conosco Conte, sono qui per sostenere Unione popolare»

 Stefano Galieni  8 Settembre 2022

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«A Bruxelles ci sono state interlocuzioni con alcuni deputati del M5s, ma non hanno portato a nulla. Anche loro sono nel sistema». Il leader dei progressisti francesi arrivato in Italia per la campagna elettorale ha espresso il suo endorsement per la lista di de Magistris e ha parlato delle prospettive della sinistra italiana ed europea

Mercoledì 7 settembre in una piazza della periferia sud di Roma a poche centinaia di metri dal Comando operativo interforze, la struttura militare più importante delle forze armate del nostro Paese, e poi il giorno successivo in conferenza stampa in un hotel del quartiere Prati, Jean-Luc Mélenchon, leader de La France insoumise e dell’aggregazione Nupes (Nuova unione popolare ecologica e sociale, ndr) che si è avvicinata alle ultime elezioni legislative a trionfare in Francia, è intervenuto in maniera per alcuni sorprendenti nella campagna elettorale italiana.

Della sua visita si parlava da giorni, alcuni media mainstream avevano lasciato intendere che l’arrivo fosse dovuto alla volontà di fare un endorsment al M5s di Conte, ma questo non è accaduto. Mélenchon ci ha tenuto a dire, sia dalla piazza, da cui ha parlato salendo su una sedia, sia poi davanti ai giornalisti e nelle trasmissioni televisive a cui ha partecipato, che la sua venuta era dovuta al fatto che in Italia è presente una lista elettorale il cui programma politico è identico al suo, ossia Unione popolare, guidata da Luigi de Magistris.

Confermando le proprie capacità di conquistare le folle, pur dovendo rivolgersi ai cittadini con l’aiuto di un interprete, quello che viene definito l’astro nascente della sinistra in Europa, nonostante la non giovane età, ha lanciato messaggi inequivocabili partendo da una parola in italiano: “Resistenza”. «Potevo restarmene nel mio letto in Francia mentre i compagni italiani stanno combattendo contro i fascisti?» ha domandato in maniera retorica.

E da lì, in una piazza attenta, a descrivere con cognizione di causa tanto le ragioni della sua amicizia con il portavoce di Unione popolare, la condivisione della battaglia per i beni inalienabili, primo fra tutti l’acqua, la centralità del pubblico e dello Stato, un’idea di Europa in cui non c’è spazio per le discriminazioni, per le “piccole patrie”, per la xenofobia e il razzismo. Un invito a non farsi ingannare né dalle sirene della destra di Meloni, «ve lo so dire perché noi conosciamo bene Marine Le Pen», né tantomeno dalle forze di sistema che non vogliono far altro che conservare i propri privilegi.

Mélenchon ha poi citato il grande patrimonio storico e culturale italiano da cui dichiara di aver appreso tanto: dall’umanesimo, dal movimento operaio e comunista, da Gramsci e da Pasolini. Ha incantato la folla che aveva già dimostrato di apprezzare de Magistris, raccontando di come la sua forza politica, partita dal nulla, sia riuscita, con un lavoro capillare, e certo lungo nel tempo, a conquistare non solo il voto ma anche il desiderio di partecipare alla vita politica dei giovani, delle classi popolari e delle persone più povere, affrontando temi e bisogni reali con parole chiare e senza accettare compromessi.

Il suo appoggio ad Unione popolare è stato da lui presentato come quasi scontato, naturale, considerando questa forza appena nata come fondata sugli stessi principi della Nouvelle union populaire francese. Ma se l’incontro in piazza è stato un momento dedicato a militanti e simpatizzanti – anche se, chi scrive, di persone venute con opinioni diverse per comprendere e ascoltare ne ha incontrate – è stata nell’atmosfera più pacata e puntuale della conferenza stampa di questa mattina che il leader transalpino ha potuto esplicare meglio il proprio pensiero. Reiterando la scelta di sostegno ad Unione popolare operata e grazie anche alle domande che gli sono state rivolte, ha parlato più approfonditamente sia delle aspirazioni della sinistra francese che delle prospettive della sinistra europea.

«Partiamo dai fondamentali – ha detto nel suo intervento introduttivo – la democrazia è dialogo, confronto, scontro a volte, ma spazio in cui si incontrano le opinioni divergenti. Io ricordo l’Italia in cui c’era un grande Partito comunista e una Democrazia cristiana che dibattevano e che rappresentavano due opzioni diverse per il Paese. Oggi, al di là di alcuni accenti, nessuno discute, tutti la pensano alla stessa maniera che è quella del sistema che sta distruggendo il pianeta intero. De Magistris pensa cose diverse, le vuole discutere. Non dico che debbano essere condivise ma per quale motivo nessuno si confronta con lui sui contenuti? Sulle sue proposte? Perché il Pd o il M5S che si dichiarano di sinistra non discutono con Unione popolare? Questa è la fine della democrazia».

E poi parlando del conflitto in Ucraina e condannando senza appello l’invasione russa ha esclamato, uscendo dagli ambiti italiani: «Intanto a me sembra serva maggiore chiarezza. Si abbia il coraggio di dichiarare di volere la pace oppure la guerra totale. Noi siamo sia contro la guerra totale che contro le guerre piccole, per noi la pace si deve ottenere in Ucraina come nei tanti conflitti che l’Occidente ha provocato. Serve coraggio e serve una scelta intelligente. Ma vi pare possibile continuare ad essere governati da incompetenti che prima applicano le sanzioni alla Russia e sei mesi dopo si preoccupano del fatto che queste mettono in ginocchio le economie dei Paesi europei? Non se lo aspettavano? Pensavano che la minaccia delle sanzioni avrebbe interrotto immediatamente l’invasione? Ora siamo nei guai, per colpa di questi incompetenti che non devono essere votati perché non sanno governare».

Una cartina di tornasole che bene illustra il pensiero di Mélenchon, condivisa dal portavoce di Unione popolare, riguarda il tema delle migrazioni: «Affrontare questa questione non è semplice ma servono dei presupposti condivisi. Il primo è che le persone non possono essere semplicemente respinte, il secondo è che il Mediterraneo non è un mare italiano o greco ma riguarda tutto il continente e non può rimanere un’immensa fossa comune nell’indifferenza di tutti i Paesi a partire da quello in cui vivo io fino a quelli nordici o all’Est Europa fascistizzata. Si possono cambiare le cose acquistando consapevolezza».

«Le persone fuggono dal proprio Paese per le guerre che finanziamo – ha aggiunto Mélenchon – a causa dei cambiamenti climatici di cui l’Occidente è principale responsabile e a causa dell’atteggiamento predatorio delle nostre economie nei Paesi nord africani e dell’Africa Sub Sahariana. Ma vi pare possibile che l’Europa decida quanto debbano essere larghe le maglie delle reti per la pesca per i Paesi del Nord Africa, in maniera tale che peschino solo alcuni pesci mentre altri li possono pescare solo le navi dei Paesi ricchi? Inevitabile che anche scelte del genere costringano le persone a migrare. Creiamo le condizioni per cui si possa scegliere di restare nel proprio Paese».

Il leader di Nupes ha poi ricordato come la Francia sia responsabile per la propria storia coloniale di tanti danni nel passato e nel presente. Ha parlato dei diversi Paesi interessati dal colonialismo francese, dal Mali al Chad, al Camerun, al Burkina Faso denunciando le interferenze nella loro vita democratica, le missioni militari a cui si succedevano bruschi ritorni a casa dei soldati senza nessun passaggio parlamentare o dibattito, i colpi di Stato che avvenivano senza che gli stessi servizi francesi impegnati in quei territori sembrassero accorgersene.

«Da francese mi vergogno enormemente della politica dei nostri governi in Africa – ha dichiarato – da francese vorrei che agli abitanti di quei Paesi venisse garantita la libertà di scegliere i propri governi senza interferenze economiche o politiche».

Tanti, insomma, i temi toccati e tante le proposte su cui Mélenchon ha chiesto di discutere partendo dal presupposto che la sinistra in cui lui era nato e cresciuto ha bisogno di rinnovarsi e di comprendere il XXI secolo con tutte le sue contraddizioni. Su una questione ha voluto essere netto: «Non so chi e perché abbia messo in giro la voce che sarei venuto ad appoggiare il signor Conte. Chi lo ha fatto non mi ha interpellato perché sarebbe stato smentito sin dall’inizio. Al Parlamento europeo ci sono state interlocuzioni con alcuni deputati del M5s ma non hanno portato a nulla. Anche loro sono nel sistema, non hanno una bussola e stanno con i potenti con cui hanno governato e con cui continuano a votare leggi anche in campagna elettorale. Non conosco Conte e sono venuto qui perché Luigi de Magistris e le persone che lottano con lui nell’Unione popolare sono credibili e rappresentano la parte migliore del Paese. Siete nati da poco ma avete un grande futuro davanti».

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