CONTRO LE DESTRE, SENZA IL RICATTO DEL VOTO UTILE da IL MANIFESTO
«Conte e Fratoianni, il terzo polo dipende solo da voi»
INTERVISTA. Parla Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea: «Convinto che la maggioranza degli italiani sia contrario all’invio di armi agli ucraini, con una coalizione pacifista possiamo superare il 20%»
Eleonora Martini 31/07/2022
Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea sabato era a San Giovanni Rotondo, alla festa del partito, sperando in fondo di incontrare Giuseppe Conte, che invece era appena ripartito dopo una breve vacanza in Puglia.
Se lo avesse incontrato cosa gli avrebbe detto?
Che il M5S dovrebbe promuovere una coalizione contro la guerra, per i diritti sociali e per l’ambiente alternativa al centrodestra e agli altri draghiani della coalizione del Pd.
Ci sono più cose che vi accomunano al M5S che quelle che vi dividono?
Dai 5 Stelle ci hanno diviso tantissime cose sul piano culturale e per un certo qualunquismo che li ha caratterizzati, oltre che per la loro esperienza di governo di questi ultimi anni. Però sicuramente il M5S è un movimento popolare e perfino loro riescono ad essere più a sinistra del Pd. Non è difficilissimo, è vero. Ma il M5S ci è riuscito più volte su questioni essenziali, a partire dal reddito di cittadinanza contro il quale il Pd si è schierato per anni. E anche sulla guerra, anche se tardivamente avendo cambiato posizione solo in un secondo momento, ma comunque non sono stati dei fanatici atlantisti e guerrafondai come Letta. Inoltre Conte è per il salario minimo, che è una nostra rivendicazione. Se l’Italia in Europa è il Paese con l’età pensionabile più alta e l’unico in cui sono diminuiti i salari, c’è una responsabilità delle politiche neoliberiste di cui alfiere è il Pd.
Ma dal 2018 ad oggi al governo c’è stato più il M5S che il Pd.
Il nostro giudizio sul M5S in questa legislatura non è positivo. Però apprezziamo la rottura che sta operando e crediamo che – ma ora tocca ai 5 Stelle dimostrarlo – questa forza, nata come movimento di contestazione che ha dato una sponda alle classi popolari, potrebbe avere un’evoluzione positiva.
E chi altro dovrebbe esserci secondo lei in questa coalizione?
Mi rivolgo anche a Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Dico loro e a Conte che, se non nascerà anche in Italia una forza come Nupes in Francia con Melenchon, loro si prenderanno la responsabilità. Mi sembra che Conte invece scelga l’isolazionismo, dopo essersi alleato con tutti tranne con chi è effettivamente pacifista. Sinistra Italiana e Verdi si prendono i 3 collegi uninominali sicuri garantiti da Letta e rinunciano a fare un polo pacifista, sociale e ambientalista. A loro dico: la maggioranza degli italiani è contro l’invio di armi agli ucraini e contro l’aumento delle spese militari. Perché non facciamo come hanno fatto in Francia? Un terzo polo.
E una chiamata a Michele Santoro, non gliela vuole fare?
Santoro è sempre benvenuto, anche in «Unità popolare», la nostra lista con il sindaco di Napoli De Magistris, Potere al popolo ed altri movimenti.
Immagino. Comunque una coalizione con il M5S le permetterebbe di avere l’esenzione dal raccogliere le 60 mila firme necessarie. È per questo che si è unito alla protesta di Marco Cappato, insieme a Possibile e altri?
Con Cappato abbiamo inviato una lettera a Mattarella e a Draghi affinché, con un atto del Parlamento o meglio con un decreto del governo, permettano la raccolta delle firme anche in forma digitale, visti i tempi ristretti e la difficoltà di avere risposte celeri dai Comuni per l’autenticazione. Vanno raccolte 750 firme per ciascun collegio plurinominale (49 per la Camera, 26 per il Senato). In piena estate, con le città e gli uffici vuoti. Noi confidiamo nella nostra militanza e nella nostra lunga esperienza: ce la faremo. Ma credo che una coalizione a sinistra potrebbe portare ad un risultato molto migliore di quello attualmente prevedibile, perché si alimenterebbe di un atto politico forte. Se poi, come ho letto sul manifesto, Sinistra Italiana vuole raccontare che si tira indietro per via dello sbarramento al 10% per le coalizioni, a Fratoianni (e a Conte) rispondo che non è così: se la coalizione non supera il 10%, il più votato perde solo il recupero dei voti delle liste alleate che non raggiungono il 3%. Ma se non c’è coalizione quei voti non li avrebbero lo stesso. Quindi non perdono nulla.
Quale percentuale di voti vi aspettate con «Unità popolare»?
Non faccio previsioni, so che in Calabria con De Magistris candidato presidente della Regione abbiamo preso il 16% , e a Napoli abbiamo vinto due volte di seguito. Ma il terzo polo che sollecitiamo potrebbe superare il 20%.
Contro le destre, senza il ricatto del voto utile
VERSO IL VOTO. La precipitazione elettorale rischia di far arretrare pesantemente quel livello di maturazione di un campo largo e progressista che a partire dal governo e della maggioranza giallorossa era diventato un […]
Paolo Cento 31/07/2022
La precipitazione elettorale rischia di far arretrare pesantemente quel livello di maturazione di un campo largo e progressista che a partire dal governo e della maggioranza giallorossa era diventato un punto acquisito delle forze che dal Pd al M5s oltre a Leu ne erano state protagoniste
Insieme di forze che ad oggi sembrano destinate a scelte che considero sbagliate e su cui bisogna anche in queste ore esercitare il massimo di pressione per cambiare un esito che appare gia scritto: consegnare il paese alle destre, cancellare la sinistra e gli ecologisti da un ruolo politico rilevante, riconsegnare il M5s ad una funzione identitaria che ne cancelli l ‘evoluzione e l’utilità esercitata in questi anni a partire dalla positiva introduzione del reddito di cittadinanza e sul versante economico e ambientale dell’ecobonus.
Il Pd innanzi tutto ha una responsabilità da cui non può sottrarsi: rimuovere veti che capovolgono le proposte di questi mesi e riaprire un confronto con il M5s per ricercare almeno un intesa tecnico-elettorale per contrastare le destre.
Intesa tanto più necessaria perchè il precipitare elettorale con il Rosatellum e la vergognosa norma che garantisce solo partiti e partitini presenti in parlamento dalla deroga delle firme rischia di escludere dall’elettorato passivo e attivo proprio quella sinistra diffusa, quei pacifisti ed ecologisti senza appartenenza partitica di svolgere un ruolo attivo nella campagna elettorale fino al 25 settembre.
Perché è proprio nei collegi uninominali dove più evidente sarà la contesa corpo a corpo con la destra che bisogna trovare candidati unitari e credibili che siano più trasversali possibile al mondo democratico e progressista
Se questo come ad oggi sembra non avviene è dovuto ad una ragione tutta politica: il Pd e l’alleanza che sta costruendo sceglie ancora una volta il moderatismo politico come nel 2013 con Monti, fa propria nei fatti l’agenda Draghi per il prossimo autunno nei contenuti e soprattutto nel metodo. Governi di larghe intese non come eccezione ma come forma di lungo periodo per gestire la guerra e le disastrose conseguenze sociali ed ambientali connesse.
Allora bisogna essere chiari: in queste elezioni non può funzionare il richiamo al voto utile perché la fine dell’alleanza giallorossa voluta da Renzi come forma di governo è oggi una scelta anche elettorale che prefigura quello che potrebbe accadere dopo il 25 settembre.
All’orizzonte se non si ripristina quell’alleanza c’è un nuovo governo, questa volta stabile e duraturo con gran parte delle forze di centrodestra come unica alternativa al governo della Meloni. Un ricatto sbagliato e inaccettabile.
Senza questo campo largo c’è la necessità che soggetti diversi come il M5s di Conte, l’Unione Popolare di De Magistris, ecologisti, pacifisti e personalità di rilievo come Michele Santoro che hanno avviato un lavoro collettivo a cui sto dando anche il mio contributo diano vita a una lista elettorale innovativa, partecipata, capace di raccogliere un consenso popolare diffuso e di prefigurare gli embrioni di quel partito dei non rappresentati che altrimenti rischia di ingrossare le file dell’astensionismo.
Non è facile ma la disponibilità data da De Magistris, la lettera aperta a Conte di qualche settimana fa (addirittura prima della crisi di governo) fatta da Michele Santoro indicano che qualcosa si può ancora tentare, come giustamente sottolineava la Capogruppo di LEU al senato Loredana de Petris in una recente intervista al Fatto Quotidiano. Il tempo sta scadendo, cerchiamo di consumarlo nel modo più utile per il Paese.
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