AVANTI POPOLO! MA DOVE SIAMO DIRETTI? da ANTIDIPLOMATICO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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AVANTI POPOLO! MA DOVE SIAMO DIRETTI? da ANTIDIPLOMATICO

Avanti Popolo! Ma dove siamo diretti?

– Nora Hoppe  02/08/2024 – Al Mayadeen

Affinché i Popoli del mondo siano maggiormente coinvolti nella politica e nelle decisioni che danno forma al nuovo mondo, avranno bisogno di una coscienza politica…

In questo periodo di incubazione di un Mondo Multipolare, saranno necessarie nuove forme armoniose di interazione, transazioni e cooperazione per garantire l’equità non solo tra i leader e i partner commerciali cooperanti e congeniali di terre diverse… ma anche tra i Popoli di queste terre.

In occasione del 15° vertice dei BRICS, tenutosi lo scorso agosto a Johannesburg, in Sudafrica, il presidente cinese Xi Jinping ha invitato i Paesi BRICS ad aumentare gli scambi tra i popoli e a promuovere l’apprendimento reciproco tra le civiltà“Ci sono molte civiltà e percorsi di sviluppo nel mondo, ed è così che il mondo dovrebbe essere. La storia dell’umanità non si concluderà con una particolare civiltà o sistema. I Paesi BRICS devono sostenere lo spirito di inclusione, sostenere la coesistenza pacifica e l’armonia tra le civiltà e promuovere il rispetto di tutti i Paesi nella scelta indipendente dei loro percorsi di modernizzazione”. Ha poi aggiunto: “L’amicizia tra i popoli è la chiave delle relazioni tra Stati. [grassetto mio] Solo con una cura intensiva l’albero dell’amicizia e della cooperazione può crescere rigoglioso. Rafforzare gli scambi tra i nostri popoli e vedere lo spirito di partnership abbracciato da tutti è una causa degna che merita il nostro impegno duraturo.”

Sia il Presidente Xi Jinping che il Presidente Vladimir Putin sono consapevoli che le discussioni da sole non possono realizzare un vero cambiamento nel mondo e che la vera “armonia” dipende dall’integrazione di tutti i diversi elementi di ogni Stato: i diversi popoli, le diverse culture, le diverse classi sociali, le diverse credenze… Se uno di questi elementi viene trascurato nelle decisioni importanti, ci saranno problemi in futuro.

A livello fondamentale, la partecipazione politica dei Popoli non dovrebbe limitarsi a votare alle elezioni, ma dovrebbe anche scegliere il tipo di sistema in cui vogliono vivere.

Ma perché i Popoli del mondo siano più coinvolti nella politica e nelle decisioni che danno forma al nuovo mondo, avranno bisogno di una coscienza politica… e questa deriva dall’educazione e dall’illuminazione sociale o dall’esperienza di vita in una costante lotta quotidiana per i propri diritti. Nella maggior parte dei Paesi, è spesso la classe operaia che – nel senso più crudo e fisico – ha la coscienza politica (e anche la coscienza di classe) più pronunciata, proprio perché è continuamente minacciata dallo sfruttamento e deve lottare costantemente per ottenere un salario adeguato, la sicurezza e l’accesso all’assistenza sanitaria e all’istruzione. (In ogni caso, il tema della “coscienza politica” è complesso e richiederebbe un saggio separato e più approfondito).

“La libertà non è mai concessa: Si conquista…

“…La giustizia non è mai data: La libertà e la giustizia devono essere conquistate dagli oppressi di tutte le terre e di tutte le razze…” – come dichiarato da A. Philip Randolph, sindacalista americano e attivista per i diritti civili.

Affinché i popoli del mondo assumano un ruolo più forte nelle decisioni che vengono prese per il loro futuro, saranno obbligati a insistere sulla loro partecipazione… il che richiederà a tutti loro non solo di diventare politicamente coscienti della loro situazione, ma anche di assumersi una maggiore responsabilità, il che a sua volta significa imporre a se stessi determinazione e autodisciplina. Il senso di responsabilità incoraggia anche una ricerca attiva della conoscenza e una minore passività.

Per garantire l’armonia e la coesistenza pacifica tra i popoli e le classi sociali, si richiede al popolo una lotta costante e incessante – che in sostanza riflette la lotta di tutti gli esseri viventi su questa terra. Si sa… un muscolo senza movimento si atrofizza…

Una lotta eterna

Affinché tutti i popoli si liberino da qualsiasi forma di schiavitù o ingiustizia, Patrice Lumumba ha sottolineato nel suo discorso alla cerimonia di proclamazione dell’indipendenza del Congo la necessità di persistenza, di resistenza e di un’incrollabile forza di volontà da parte del popolo: “Anche se l’indipendenza del Congo viene proclamata oggi grazie all’accordo con il Belgio, un Paese amichevole, con il quale siamo in condizioni di parità, nessun congolese dimenticherà mai che l’indipendenza è stata conquistata con la lotta, una lotta perseverante e ispirata portata avanti di giorno in giorno, una lotta in cui non ci siamo fatti scoraggiare dalle privazioni o dalle sofferenze e non abbiamo lesinato né forze né sangue.”

… perché, come sappiamo oggi… il periodo successivo a quel “giorno dell’indipendenza” – dopo l’ignominioso assassinio di Lumumba – annunciò non la fine ma solo la transizione verso un nuovo e molto più insidioso tipo di colonialismo: quello trasposto dal Belgio agli Stati Uniti, quello che avrebbe garantito le “Guerre Eterne” (un marchio di fabbrica applicato in Afghanistan, Iraq, Libia, tra gli altri luoghi) – a partire dalla dittatura di Mobutu sostenuta dalla CIA, le successive guerre civili e continentali (compresa la guerra civile ruandese). Il discorso di Lumumba era un’esortazione: La vera e duratura indipendenza può essere raggiunta solo attraverso un’appassionata lotta quotidiana. E, a causa della natura umana – anche quando la maledizione del colonialismo sarà, si spera, finalmente eliminata – questa è una lotta che deve rimanere in corso, per sempre.

Sorge spontanea una domanda provocatoria: In quali Paesi del mondo la “popolazione” gioca un ruolo importante nella politica del rispettivo Stato? Sono quelli… impegnati nelle guerre?

Le grandi differenze nella partecipazione della popolazione agli affari del proprio Stato diventano evidenti se si confronta la notevole apatia e passività dei Paesi del mondo occidentale con l’impegno e la forza di volontà delle popolazioni, ad esempio, della Palestina, dello Yemen o del Donbass, che – avendo acquisito una coscienza politica attraverso le loro lotte quotidiane e avendo compreso la loro posizione nella storia – sono acutamente consapevoli in ogni momento delle circostanze politiche ed economiche in cui sono stati precipitati… e rifiutano qualsiasi forma di subordinazione.

Possiamo anche chiederci: perché le classi operaie russe sono generalmente più consapevoli dell’Operazione Militare Speciale e dei sacrifici dei loro soldati rispetto alla borghesia delle metropoli, che spesso sembra comodamente ignara della guerra combattuta in Ucraina? Si tratta quindi di una questione di classe…?

Il grande sonno…

Nonostante le marginali proteste contro il genocidio di Gaza e nonostante le recenti elezioni in Europa abbiano mostrato una crescente insoddisfazione nei confronti degli installati “giovani leader globali” neoliberisti del WEF, la maggior parte delle popolazioni del mondo occidentale sembra rimanere bloccata in un coma in cui è gradualmente sprofondata negli ultimi decenni – sin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Le “democrazie liberali di stampo occidentale” erano già riuscite a mettere un cuneo tra “The Great Unwashed” ([“La Plebaglia“] come coniato dal politico e scrittore vittoriano Edward Bulwer-Lytton per indicare la “popolazione comune”) e le èlite di potere attraverso un costrutto noto come la “democrazia rappresentativa”, un surrogato retorico della democrazia – come spiega (qui) il professore Rainer Mausfeld (professore emerito tedesco di psicologia generale, ricercatore cognitivo e analista socio-politico) – “destinato a nascondere la forma reale di un’oligarchia elettorale d’èlite” e “a neutralizzare le esigenze emancipatorie dell’autodeterminazione”. In questa forma, il possesso di una carica politica è in linea di principio legato al possesso di ricchezza, e il rappresentante è generalmente un cittadino istruito e proprietario di beni che “determinerebbe la volontà degli elettori grazie alla sua superiorità mentale, in modo che essi si sottomettano alla sua volontà tra i vari concorrenti”. La democrazia rappresentativa è servita quindi a portare avanti il processo di esautorazione della popolazione – con il suo consenso.

Le élite capitalistiche occidentali del dopoguerra hanno introdotto una versione liberale di “panem e circenses”, che ha creato una nuova forma di schiavitù per le loro classi subordinate – vale a dire la dipendenza di massa dal consumismo, che col tempo, durante gli “anni dell’abbondanza”, ha reso la popolazione passiva e compiacente. Divennero sempre più facilmente preda di una “falsa coscienza” (Friedrich Engels) imposta, adottando docilmente un’ideologia prodotta dalla classe dominante, che a lungo andare non avrebbe portato loro alcun beneficio. Ma il pacchetto ideologico di credenze, percezioni, norme culturali, stigmi e stereotipi nemici – quei nobili “valori occidentali” – stabilito da questa “egemonia culturale” (come descritto da Antonio Gramsci) ha fatto sì che i sistemi di potere e la visione del mondo dei loro padroni apparissero alle loro popolazioni come virtuosi, democratici, eccezionali e soprattutto esemplari… e ha impregnato questi “seguaci” di un senso di identificazione.

Negli ultimi decenni, Hollywood e i media hanno svolto un ruolo importante nella promozione di questa ideologia. In breve tempo sono state create nuove “realtà” che promuovevano l’individualismo e il narcisismo per aumentare il compiacimento, dividere la società e instillare maggiore obbedienza. Nell’era dell’intelligenza artificiale, soprattutto i giovani sono affascinati da “realtà” artificiali portate loro attraverso i telefoni cellulari, che li allontanano da qualsiasi senso di responsabilità, persino nei confronti delle loro famiglie; in questo modo rimangono manipolabili e controllabili dai loro padroni, poiché non hanno un’identità propria.

Questa forma di neo-schiavitù sarà sradicata o attraverso un graduale processo di illuminazione (di cui al momento non ci sono segni e per il quale non c’è più tempo) o da gravi privazioni… o da qualche terribile catastrofe come una grande guerra.

Ora, in Occidente, l’anestesia sta lentamente svanendo per alcuni…

Poiché in Occidente le privazioni non riguardano più solo la classe operaia, ma anche la maggior parte dei membri della classe media, a causa del deterioramento delle economie nazionali, alcuni di loro sono stati scossi dal loro roseo stato di inerzia: non potendo più disporre di alloggi a prezzi accessibili, di cure mediche, di un’istruzione adeguata e di qualsiasi forma di cultura edificante, hanno perso la fiducia nelle istituzioni pubbliche e nelle figure di autorità.

Il brusco risveglio alla realtà ha lasciato questi segmenti della popolazione in uno stato di disperazione e di estrema indignazione. Ma privi di leadership, di una conoscenza della storia e del mondo, di un senso di indipendenza, di un’identità culturale… non hanno alcun orientamento o linea d’azione.

E allora… a cosa può portare tutta questa rabbia cieca imbottigliata?

In un nuovo mondo emergente…

 Ma molti popoli appartenenti alla Maggioranza Globale stanno sviluppando una consapevolezza politica, poiché vedono emergere alternative al TINA (There is No Alternative) che è stato loro imposto dall’ordine mondiale neoliberale occidentale… Vedono: popolazioni che escono in massa dalla povertà (Cina); Paesi che prosperano nonostante le sanzioni e lottano contro il nazismo e l’imperialismo (Russia); piccole e indigenti comunità di combattenti per la libertà (Palestina, Ansarullah, Hezbollah) che sfidano ricchi colossi dotati di armi nucleari (l’entità sionista); Paesi africani emergenti che scacciano i loro colonizzatori centenari (l’Alleanza degli Stati del Sahel); Stati sovrani che voltano le spalle all’Egemone e formano partenariati di buon auspicio (BRICS+) per promuovere un commercio equo e scambi reciprocamente vantaggiosi…

Questa ardua lotta globale degli Stati per liberarsi dalle catene di un mondo unipolare ha dato ai vari popoli della Maggioranza Globale una speranza per se stessi e per i loro discendenti.

Ma in ultima analisi è il popolo di ogni Stato che deve decidere in quale sistema desidera vivere. E per prendere questa decisione dovranno essere più coinvolti negli affari del loro Stato, acquisire maggiori conoscenze sulla storia e sulle civiltà… e prepararsi a un impegno attivo e senza fine, che sarà sempre una lotta.

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