A. D.: STRATEGIA DI RESISTENZA PER L’OPPOSIZIONE da IL MANIFESTO
Autonomia differenziata, strategia di resistenza per l’opposizione
IL NODO . Sul testo Calderoli pesano centinaia di emendamenti, alcuni della stessa maggioranza. È l’occasione per riportare le decisioni di merito sulle intese e sui Lep in parlamento
Massimo Villone 03/08/2023
A Cervia è andato in scena un cabaret leghista. Zaia attacca, parlando di «cocci» in caso di fallimento sull’autonomia differenziata. Segue Calderoli che rassicura, mentre Salvini tace sul tema.
Forse, un copione concordato, e non ci interessa. Ma le possibili ripercussioni ci riguardano. L’uscita di Zaia indica che la Lega vuole mantenere l’autonomia differenziata nell’agenda di governo. Con un effetto collaterale di trascinamento per il presidenzialismo/premierato (ora con l’assist di Renzi e il suo sindaco d’Italia).
I due temi si tengono. Il primo tempo della partita arriva alle europee 2024, ed è questo il motivo per cui Calderoli fa continuo riferimento all’inizio di quell’anno. Il secondo va al prossimo voto politico nazionale. La posta in gioco per le europee è chiarire qual è il soggetto politico oggi dominante nel Nord, quello nel voto politico chi avrà il vero controllo del timone a Palazzo Chigi.
Non c’è da sperare che tutto si fermi con una mozione degli affetti per la Costituzione, travolta dal disegno riformatore in campo. Del resto, se il paese avesse davvero inteso difendere fino in fondo la Carta, non avrebbe dato la vittoria alla destra il 25 settembre 2022. Né è bastato il quadro negativo emerso dal ciclo di audizioni svolto in I Commissione Senato. Si richiedono strategie più articolate.
Calderoli ha fatto con diligenza il suo compito. Ha aperto con un dossier il mercatino delle funzioni nelle 23 materie di autonomia differenziata. Nell’Atto senato 615 ha impostato la trattativa su sé stesso e gli esecutivi regionali, emarginando parlamento ed enti locali. Per i Lep, con l’assist soi-disant tecnico del Comitato per i livelli essenziali (Clep) ha perseguito un ridotto ambito di applicazione e un downgrade dell’atto che determina il contenuto, fino – a quanto si legge – al livello di singoli decreti ministeriali. Quali sono i punti per lui deboli? In sostanza, due.
Il primo è che sul disegno di legge 615 pesano centinaia di emendamenti, alcuni della stessa maggioranza. Chi si oppone o dubita ha certamente l’occasione per ridisegnare il modello Calderoli, ad esempio riportando le decisioni di merito per intese e Lep nell’aula parlamentare, come sarebbe politicamente appropriato e più coerente con l’impianto costituzionale. La mozione dell’opposizione a firma De Cristofaro, Majorino, Giorgis e altri da ultimo approvata con voto separato in alcune parti, apre qualche spazio. Si vedrà.
Il secondo è che un disegno di legge approvato a inizio 2024 può servire a poco alla Lega, perché non è l’atto che concede l’autonomia, ma solo una promessa che l’autonomia verrà poi, con le intese tra stato e le singole regioni. E se Calderoli, non appena approvata la legge, volesse portare nell’agone elettorale qualcosa di più concreto, ad esempio qualche bozza sia pure del tutto preliminare di intesa?
È possibile che ci siano già interlocuzioni in atto. Sarebbe utile una strategia di interrogazioni ad altri ministri per sapere quali funzioni pensano che debbano essere trattenute al centro tra quelle che il ministero delle autonomie nel suo dossier elenca nelle materie di autonomia differenziata. O chiedere in quali ambiti debbano essere applicati i Lep, a quale livello e con quali costi. Le risposte potrebbero essere spese nei molti mondi che hanno manifestato ostilità o diffidenza verso l’autonomia differenziata. E già una mancata risposta sarebbe in sé politicamente significativa.
È anche importante ricordare che il paese può essere disarticolato senza autonomia differenziata, per i gravi errori nella riforma 2001 del Titolo V. La prova è il dissolvimento del servizio sanitario nazionale, di cui potremmo vedere un remake in altri ambiti. Perciò va posta attenzione alla riscrittura degli articoli 116 e 117 della Costituzione, a partire dal disegno di legge costituzionale di iniziativa popolare, arrivato in Senato con oltre centomila firme e ora assegnato alla I Commissione, con altri di iniziativa parlamentare.
Nell’attuale fase, la forza della Costituzione va ricostruita, e non data per scontata. È essenziale a tal fine mantenere alta la pressione nell’istituzione parlamento, per accrescere al di fuori di essa consapevolezza e adesione. È per questo che il parlamento viene definito come organo di teatro, perché parla al paese, che in esso si rappresenta. Ed è anche il modo migliore per evitare che degradi in teatrino.
Paolo Barbieri
3 Agosto, 2023 at 15:44“Nell’attuale fase, la forza della Costituzione va ricostruita, e non data per scontata.” (M. Villone)
Credo che il modo migliore per ricostruire la forza della Costituzione, sia proprio la REALIZZAZIONE, una volta nella storia, di quella Sovranità Popolare sancita dall’articolo 1, sempre astrattamente richiamata, quasi fosse uno slogan o un intercalare.
In che modo?
Chiamando la cittadinanza ad esercitare in modo congiunto e sinergico gli articoli 71 e 50 della democrazia diretta propositiva (che singolarmente hanno dimostrato tutta la loro debolezza), che può diventare impositiva in virtù delle dimensioni della partecipazione Popolare.
Un suggerimento operativo che ho già offerto al PD, che però non ascolta le voci che salgono dal “troppo basso”: funzionale il lancio contemporaneo di 4/5/6 Proposte di Legge di Iniziativa Popolare (PLIP) a LARGO impatto sociale, in modo da coinvolgere diversi gruppi (sociali) a diversa sensibilità progressista. In sintesi: ambiente, sindacato e lavoro, SSN, scuola e pubblica istruzione, legge elettorale, monocameralismo (Ferrara, Rodotà e altri).
Una volta soddisfatto l’articolo 71 con 60.000 firme certificate apposta da elettori progressisti senza contorsioni contraddittorie, le proposte di legge saranno inserite in un’unica formale Petizione alle Camere (art 50) con l’invito attraverso ogni mezzo di comunicazione, a partire dal passaparola tra i vari gruppi sociali coinvolti, ad apporre firme in modo semplice anche via web.
Realistico prevedere una partecipazione molto importante e direi decisiva visto il coinvolgimento di entità sociali politiche e sindacali importanti, molto attive, in grado di mobilitarsi e di mobilitare verso una partecipazione attiva all’impresa.
Il successo di questa ipotesi operativa farebbe della Costituzione un Bene Comune Intangibile senza il consenso della Cittadinanza davvero Sovrana.
Questo vuole essere solo un modus operandi a disposizione di chi più ne sa e più può, ma soprattutto importante che ne vengano colti potenziale ed essenza: cosa che sembra piuttosto difficile. Funzionale anche ad un successo elettorale maggioritario alle prossime europee di un PD che si facesse promotore di un’impresa capace di aggregare i progressisti e di riportare nel gioco democratico gli astensionisti.
Disponibile per approfondimenti.
Paolo Barbieri La Spezia 328 48 66 424