Roma in uno stadio. Lettere di Cervellati, Scandurra, Marson, Budini Gattai, Boarini
7 febbraio 2017
Non possiamo limitarci a sostenere Paolo Berdini. Troppo facile mettere la nostra firma in “difesa” di un grande urbanista. Paolo sta minando – con serietà e competenza – il pilastro dell’espansione cementizia (forsennata a Roma) su cui regge TUTTA la politica italiana.
La sciagura delle soprintendenze sottomesse alle prefetture e ignorante nel terremoto del centro Italia, le ultime leggi regionali sull’urbanistica, come quella della Regione Emilia Romagna che cancellano la pianificazione del territorio e la tutela dei beni culturali, fanno capire il lavoro che Berdini sta facendo a Roma. La denuncia testamento di Benevolo sul tracollo dell’urbanistica italiana non ha inciso. È stata subito dimenticata. E chi la ricorda è bollato di essere un filosofo parruccone.
Chi – con l’ingenuità di chi scrive – riteneva che il progetto paesistico e la legge della Toscana rappresentassero una svolta per il nostro – un tempo – bel paese, di fronte a questo crescente liberismo, a questo trionfante ritorno della speculazione edilizia e dello scempio assassino della nostra terra, proprio perché consapevole del proprio fallimento e delle proprie responsabilità, ritiene che sia necessaria un’azione forte e comune: riuscire a costruire una volontà generale in grado di esprimersi in un organizzazione capace – come fu Italia Nostra di Cederna, come fu l’INU di Olivetti – di imporre la pianificazione di tutto il territorio, l’urbanizzazione pubblica, la tutela e il ripristino del paesaggio e del patrimonio che tacitamente era riconosciuto come bene appartenente alla collettività.
Solo così riusciamo a sostenere Paolo Berdini.
Pier Luigi Cervellati
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Caro Pier Luigi,
l’urbanistica ha subìto una torsione neoliberista, stravolgendo la sua originaria vocazione riformista e assecondando l’ideologia della città come brand, vetrina, merce essa stessa da vendere sul mercato globale.
Il problema, non è più solo quello della rendita contro la quale si sta battendo Berdini, ma anche quello dei destini della città.
Serve davvero uno stadio nuovo?
Sappiamo tutti che contrastare totalmente quel progetto significa attaccare frontalmente questa deriva. E poi con quali argomentazioni, visto che un nuovo stadio lo vogliono tutti?
Io personalmente sono contrario, ma come opporsi a una tale potenza di fuoco? (Totti sta andando a incontrare la sindaca, secondo voi per perorare quale causa?).
Servirebbe una grande idea, un grande progetto che ridefinisca il concetto di modernità, oggi riducibile solo a rendere più efficiente la macchina urbana, più veloce, più adatta al nuovo mondo del consumo e della espansione illimitata.
Non è stato fatto e ora ci troviamo tutti in una posizione di difesa tentando (con scarso successo) solo di contrastare questa deriva neoliberista.
Enzo Scandurra
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Caro Piero,
Commento molto ben scritto, e piacevole da leggere (se non tratteggiasse in modo impietoso la bassezza del dibattito).
Forse varrebbe la pena di aggiungere che i mega stadi altro non sono se non un cavallo di troia per attività commerciali finalizzate a sostenere finanziariamente i costi vergognosi del mondo del calcio…
Dunque li chiamano stadi, ma sono cittadelle commerciali vere e proprie.
Buona serata,
Anna [Marson]
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11 febbraio 2017
Carissimi,
a proposito dello stadio romano e della vicenda relativa a Paolo Berdini, consiglio di vedere o rivedere il film di Francesco Rosi, ne esiste un buon DVD, “Le mani sulla città”, Leone d’oro alla Mostra di Venezia 1963.
Di questa opera Roberto Saviano ha detto: “La carica rivoluzionaria del film è immutata e l’attualità del suo racconto è drammatica. Mentre vedi determinate sequenze pensi che tutto questo sta accadendo ora, in ogni parte del nostro Paese”.
Sottoscrivo pienamente.
Colgo l’occasione per associarmi a quanti vorrebbero una presa di posizione nostra a proposito dei fatti accaduti all’Università di Bologna.
Cari saluti a tutti,
Vittorio Boarini
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