“STRUMENTI DI PRODUZIONE PARLANTI” da IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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“STRUMENTI DI PRODUZIONE PARLANTI” da IL MANIFESTO

Brutta parola “migranti”, meglio risorse umane

La neolingua. Nella cultura industriale che trae origini dal taylorismo le “risorse umane” sono, infatti, l’ingrediente da mescolare, persino con un certo grado di equivalenza, a quello di altre risorse, le finanziarie, per l’avvio di ogni nuova impresa di mercato

Pino Ippolito Armino  30.12.2021

Nei giorni scorsi l’opinionista di uno dei più diffusi tg nazionali, nel riportare le riflessioni di un prestigioso centro studi sui cambiamenti demografici che, come noto, vedono il nostro Paese in costante declino, ha riferito che, se la parola “migranti” spaventa, allora possiamo dire che l’Italia necessita di “risorse umane aggiuntive”. Sì, perché negli ultimi due anni, mentre noi perdevamo oltre mezzo milione di residenti segnando una netta contrazione rispetto al 2019 (- 0,9%), gli altri principali paesi europei sono invece cresciuti anche se di poco (Gran Bretagna e Spagna +1%, Francia +0,4%. Germania + 0,2%). Quel che colpisce è l’utilizzo da parte del centro studi, e poi l’accettazione senza riserve da parte del giornalista televisivo, del termine “risorse umane” nell’accezione di persone, anzi, l’invito l’esplicito a usare quella locuzione per non urtare la sensibilità ( ? ) di chi non vuol sentire parlare di migranti.

È probabile, mi auguro, che non ci si renda neppure conto di trasferire in campo sociale il linguaggio già acriticamente adottato da molte imprese italiane che, sempre più spesso e senza neppure tradurre dall’inglese, dicono e scrivono Human Resources (HR) in vece che “Personale”. Qui non importa neppure sottolineare la consolidata egemonia linguistica anglosassone quanto la piatta adesione a due rozzi paradigmi culturali. Nella cultura industriale che trae origini dal taylorismo le “risorse umane” sono, infatti, l’ingrediente da mescolare, persino con un certo grado di equivalenza, a quello di altre risorse, le finanziarie, per l’avvio di ogni nuova impresa di mercato. Persone e capitali sono entrambi strumenti nelle mani della direzione, meglio del management, aziendale che deve sfruttarli al meglio per ottimizzare la produzione di beni e di servizi, e naturalmente per la generazione di nuovi capitali e profitti.

Molte imprese italiane, anche quando non sono così arretrate nella considerazione dei propri dipendenti, hanno oggi un dipartimento HR e un responsabile HR. Ma almeno fin qui il termine era rimasto confinato all’interno del perimetro aziendale. Se ora si vuole esportarlo in campo demografico e sociale, chiamando così i migranti, la scelta non può certo dirsi casuale. I migranti, è questo il secondo e il più greve dei paradigmi implicitamente adottati, non sono che braccia da mettere al servizio delle imprese che lamentano la carenza di manodopera. Le “risorse umane aggiuntive” non sono più persone che fuggono per guerra e per fame dai paesi dove sono nati e che il mondo ricco deve accogliere perché porta spesso la responsabilità stessa della loro fuga, ma i nuovi operai e i nuovi impiegati di cui necessitano le nostre industrie per sfruttare al meglio le macchine e gli impianti fissi. Più sfacciata di così non potrebbe essere la riduzione dell’uomo a materia prima della tecnica o, come ci ha insegnato Günther Anders, la sua subalternità al mondo delle macchine, in ultima istanza il suo asservimento al capitalismo.

Sea-Watch 3, invece del porto arrivano latte in polvere e pannolini

Mediterraneo. A bordo 440 persone. Sette le richieste di Place of safety (Pos) per sbarcare. La Geo Barents ad Augusta: per oltre 200 persone l’ennesima notte sulla nave

Giansandro Merli  30.12.2021

Ieri pomeriggio la Sea-Watch 3 ha comunicato che le scorte di latte in polvere e pannolini stavano terminando. A bordo ci sono 440 persone, tra cui 42 under 12 con i genitori e 167 minori non accompagnati. Il 24 dicembre è stato chiesto il porto per la prima volta, ieri per la settima. Invece dell’indicazione del luogo dove sbarcare, però, le autorità italiane hanno inviato un rifornimento di latte in polvere e pannolini. 

«Ci sono neonati che soffrono per l’esposizione alle intemperie. Giovani madri con ustioni da carburante. Uomini che hanno preso la tosse sulle barche instabili su cui viaggiavano», dice il medico di bordo Martin McTigue. La nave è entrata nelle acque territoriali italiane nelle prime ore di lunedì scorso. Da due giorni naviga su e giù davanti alle coste della Sicilia orientale. Il tracciato della Sea-Watch 3 dal pomeriggio del 27 alla sera del 29 dicembre

Intorno alle 17.30 di martedì, invece, la Geo Barents di Medici senza frontiere è entrata nel porto di Augusta con 558 migranti. Ieri mattina non era sbarcato ancora nessuno e i tamponi erano stati fatti soltanto ai minori. Nel corso della giornata anche gli altri naufraghi sono stati sottoposti al test per il Covid-19: come in tutti gli ultimi grandi sbarchi da navi Ong non si sono registrati positivi. 254 persone hanno trascorso l’ennesima notte a bordo. Dovrebbero scendere oggi. Le procedure di sbarco si svolgono con grande rapidità a Pozzallo o Palermo, mentre ad Augusta subiscono continui problemi e ritardi.

Sempre ieri, nell’udienza del mercoledì successiva al Natale, papa Bergoglio ha ricordato il dramma delle persone costrette a fuggire dalla propria terra. «La famiglia di Nazaret ha subito tale umiliazione e sperimentato in prima persona la precarietà, la paura, il dolore di dover lasciare la propria terra. Ancora oggi – ha detto il pontefice – tanti nostri fratelli e sorelle sono costretti a vivere la medesima ingiustizia e sofferenza».

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