Napoli. Solidarietà, non “decoro”
Ieri all’alba sono entrati nella chiesa di Sant’Antonio a Tarsia (abbandonata da anni) e, sotto lo sguardo curioso del quartiere, hanno cominciato a portare dentro brandine e materassi. I ragazzi dell’Ex Opg di Napoli Je so’ pazzo, che hanno dato vita alla lista Potere al popolo!, hanno attrezzato un’area lungo la navata per ospitare almeno una ventina di senza fissa dimora. Si tratta di una delle attività che l’Ex Opg porta avanti con la Rete di Solidarietà popolare, di cui fanno parte ad esempio Don Franco, parroco di Poggioreale, e Napoli insieme, un’associazione che distribuisce pasti agli homeless. «Avevamo chiesto al comune e alla Curia la gestione di uno spazio abbandonato, a spese nostre, per dare asilo nei mesi invernali a chi non ha una casa – spiega Viola Carofalo, capo politico di Potere al popolo! -. Nessuno ci ha risposto e allora abbiamo deciso di fare da soli. Dall’inizio del 2018 già cinque persone sono morte di freddo in Italia. Otto l’anno scorso.
La Curia di Napoli è il maggior proprietario immobiliare della città. Vanno poi aggiunti gli immobili delle circa 150 arciconfraternite e quelli delle parrocchie. Per non parlare dei beni in mano ai singoli ordini religiosi».
La polizia si è presentata in mattinata ma non è intervenuta, non erano riusciti a contattare la proprietà per procedere eventualmente allo sgombero. L’edificio cinquecentesco è stato lasciato privo di qualsiasi manutenzione dalla confraternita dei Redentoristi, gli ultimi proprietari dell’antico complesso nel cuore popolare di Napoli. Il quartiere racconta che avrebbero provato a vendere il bene, un convento con vista verso la collina del Vomero, ai privati. Hanno persino aperto un varco nelle mura perimetrali per permettere l’accesso alle automobili. Al primo piano sono ancora visibili gli antichi soffitti a volta, la balaustra in piperno intarsiato e il cortile interno, lasciato in totale degrado. Agli ultimi due piani invece una recente ristrutturazione ha cancellato ogni traccia delle architetture barocche, lasciando pareti squadrate, orribili mattonelle a fiori accanto a infissi anodizzati.
«Stasera porteremo i pasti cucinati all’Ex Opg – prosegue Viola –, cercheremo di coinvolgere il quartiere in attività per la comunità e proveremo anche a contattare l’università Suor Orsola Benincasa, che ha il dipartimento di Conservazione dei Beni culturali, per cercare di evitare che la struttura vada in malora».
Chiara Capretti, candidata di Pap e attivista di Je so’ pazzo, legge l’occupazione anche come risposta al decreto Minniti-Orlando: «Siamo qui per ribaltare il concetto di decoro, che utilizza il daspo per relegare nelle periferie chi vive in condizioni di disagio e povertà estrema. Il nostro decoro è la solidarietà. Il governo Pd ha aperto la strada ma i comuni si sono accodati con le squadre di vigili addette all’applicazione della norma, dai 5S a Torino e Roma a Como, Bologna e Milano. Domani avremo iniziative in molte città: lavoreremo ad attività come attrezzare il verde pubblico o liberare le panchine dai dissuasori».
Tra gli scranni della chiesa c’è anche lo storico Giuseppe Aragno, anche lui candidato con Pap: «La norma firmata da Minniti e Orlano ha un precedente: il decreto fascista sul ‘decoro urbano’ del 1934, le similitudini sono evidenti già nel nome. I disoccupati dell’epoca minavano il concetto di ordine e l’immagine delle città fascista, così dovevano essere allontanati verso i paesi di origine. È grave che chi viene dal Pci utilizzi gli stessi strumenti del Ventennio. L’iniziativa a Tarsia è un modo per dare una risposta politica alle aberrazioni delle classi dirigenti, tutte genuflesse al liberismo».
* L’articolo è apparso con il titolo: La chiesa di Sant’Antonio a Tarsia occupata per i senza tetto
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