LAMPEDUSA: NELL’HOTSPOT “COME ANIMALI” da IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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LAMPEDUSA: NELL’HOTSPOT “COME ANIMALI” da IL MANIFESTO

Stretta sui migranti: Meloni rilancia, Salvini incassa

DERIVA DESTRA. Il leader leghista: «La premier sta facendo miracoli». E oggi a Pontida festeggia con Le Pen. Domani le nuove misure in Cdm. Il vicepremier annuncia il ritorno dei suoi decreti: «Se ne occupa Piantedosi». Telefonata tra i ministri degli Interni di Italia, Germania, Francia e Spagna: nulla di concreto

Andrea Colombo  17/09/2023

Tra un omaggio al «grande uomo» Umberto Bossi e un’ovazione della platea per il generale Vannacci, Matteo Salvini, da Pontida, abbraccia virtualmente Giorgia Meloni coprendola di elogi: «Sta facendo miracoli. Di più a livello internazionale è difficile fare. Dalla presidente Ursula von der Leyen otterrà il massimo». L’escursione di oggi a Lampedusa della premier accompagnata dalla presidente della commissione Ue, invitata perché «si renda conto di persona della situazione», e l’incontro nelle stesse ore del capo leghista con Marine Le Pen «sono parte dello stesso obiettivo».

NON È CHE SALVINI abbia deciso di abbassare i toni. È che sa quando è il caso di incassare la vincita. Il proclama lanciato sui social la sera prima dalla premier è tutto spostato sulla sua linea. Verrà tradotto in pratica domani, non con un decreto ad hoc ma quasi con un maxiemendamento al dl Caivano. Il pezzo forte sarà la costruzione a passo di carica di centri di detenzione in zone poco popolate, blindati e sorvegliatissimi, con periodi di detenzione, pardon di soggiorno, portati al massimo consentito dalla Ue, 18 mesi.

Si aggiungeranno nuove regole per facilitare l’espulsione degli irregolari, e d’ora in poi, in caso di incertezza sull’età dei soggetti, saranno dichiarati maggiorenni d’ufficio. La guerra sui mari, competenza europea, sarà la proposta italiana rivolta all’Europa già nel prossimo Consiglio: una nuova missione Sophia, però irrobustita e irrigidita. Ovvio che il capo leghista brindi soddisfatto.

SEMMAI, A QUESTO punto, si tratta di mettere in agenda i prossimi passi. La resurrezione dei decreti Salvini che «torneranno perché se ne sta occupando un collega e amico come Matteo Piantedosi». Un avvicinamento tra le due destre europee: «Sarebbe delittuoso perdere l’occasione per portare il centrodestra alla vittoria». Un rilancio secco della polemica contro l’Europa che negli ultimi mesi è stata «assente, lontana, distratta, sorda, arrogante». Conclusione: «Se il governo europeo si è voltato dall’altra parte dobbiamo attrezzarci».

Nell’Europa, a differenza del suo ringhioso alleato e rivale, la premier ancora ci spera. Considera un successo il fatto che ormai di accoglienza e ricollocamenti non parli più nessuno e i muri siano diventati ovunque l’unica ricetta in materia di migrazioni. Sul piano culturale e politico purtroppo ha ragione, ma nell’immediato l’involuzione dell’Europa non aiuta e anzi rischia di danneggiare. Il primo obiettivo dell’incontro di oggi a Lampedusa con von der Leyen sarebbe sbloccare quei fondi per la Tunisia ancora fermi a Bruxelles, 150 milioni subito più altri 105 a breve. Nonostante l’accordo dalla Ue non è partito un euro e la premier non esita a parlare di boicottaggio delle sinistre, con tutte quelle fisime sui diritti umani. Ursula von der Leyen prometterà di impegnarsi ma uno sblocco dei fondi a breve, grazie alla pachidermica lentezza della burocrazia europea, è quasi fuori discussione.

LA PREMIER FRANCESE Borne, con tutta l’enfasi del caso, annuncia «l’ora della solidarietà con l’Italia». Però le truppe di Macron continuano a presidiare i confini a Ventimiglia. La Germania è vicinissima all’Italia. Però il meccanismo volontario di solidarietà, segnale politico affilato e preciso, resta sospeso. Per qualche ora, ieri, era sembrato che la Germania intendesse riattivarlo. Poi il ministero degli Interni tedesco ha puntualizzato che si trattava di «un fraintendimento». I quattro ministri degli Interni dei principali Paesi, la tedesca Faeser, il francese Darmanin, Piantedosi e lo spagnolo Grande-Malaska, con la commissaria europea Johansson, si sono sentiti in un colloquio telefonico a cinque ma dal consesso non è uscito nulla di concreto, salvo la volontà di «affrontare in modo operativo la questione» al prossimo Consiglio Giustizia e Interni della Ue, il prossimo 28 settembre a Bruxelles.

Parte dell’opposizione, da Bonino ai 5S, è dunque tentata dal derubricare le prossime norme alla solita «propaganda», proprio come nei mesi scorsi avevano rinfacciato al governo il non essere riuscito a fermare gli sbarchi. Strategia miope. Certo l’emendamento di lunedì non risolverà nulla. In compenso la linea Meloni ha già reso la Ue molto più barbara e che un governo annunci la costruzione di centri di detenzione molto simili a campi di concentramento come se nulla fosse è un successo schiacciante della cultura politica, identica, di Salvini e Meloni.

Nell’hotspot «come animali» e proteste dei residenti

DERIVA DESTRA. Situazione esplosiva sull’isola. Morta una neonata. Trasferimenti, nuovi arrivi e il «no alla tendopoli». Oggi von der Leyen e Meloni in visita

Lidia Ginestra Giuffrida, LAMPEDUSA  17/09/2023

A Lampedusa riprendono gli sbarchi, continuano i trasferimenti e sale la tensione. E si deve registrare l’ennesima vittima: una neonata. «Non mangio da ieri mattina, nell’hotspot siamo come animali lì, la spazzatura ci arriva alle costole. Continuiamo a dormire fuori perché dentro non si può neanche respirare», racconta Alì, ragazzo tunisino. Fuori dal centro di Contrada Imbriacola la gente continua a dormire accasciata a terra o in qualche brandina. È stanca, affamata e ha bisogno di andare in paese. La tensione sale a ogni annuncio di pasti o trasferimenti.

MA LO STRESS È ALTO anche tra i lampedusani. Ieri un gruppo di loro si sono ritrovati in piazza per protestare dopo l’annuncio di due nuove tensostrutture in arrivo sull’isola. Alcune donne hanno bloccato un tir della Croce Rossa che trasportava acqua e cibo. «Abbiamo pagato e trasportato merendine e bevande per non creare disagio ai migranti, ma con la nostra azione abbiamo fatto capire di non aver paura di fermare un tir, di ricevere il questore, Meloni o von der Leyen. Bloccheremo la costruzione della tendopoli e finché l’isola non sarà bypassata noi resteremo qui», esorta l’attivista lampedusano Giacomo Sferlazzo, durante la protesta in cui era presente anche il vice sindaco leghista Attilio Lucia.

«Lampedusa in questi giorni ha dato grande prova della sua umanità. Ma è assurdo far arrivare e concentrare qui più di 11mila persone in quattro giorni. È ovvio che questo trasforma l’isola in un carcere a cielo aperto, come avvenuto nel 2011», dichiara Giusi Nicolini, ex sindaca Pd che si rifiuta di prendere parte alla protesta. «Lampedusa è teatro di un’emergenza creata ad hoc. Le reazioni dissennate del contesto sociale dove quest’emergenza impatta sono funzionali alla propaganda politica delle destre, servono a far partire la campagna elettorale per le europee. Il fatto che per 11mila persone si invochi l’Ue e si continui a usare questa retorica della mancanza di solidarietà europea è una vergogna. Il governo Meloni avrebbe dovuto chiedere scusa a quest’isola già da tempo. Lampedusa non può essere un’arma di ricatto contro l’Europa», conclude.

NEL POMERIGGIO DI IERI la protesta è continuata con un corteo capitanato dal vicesindaco che si è recato al porto commerciale per fermare il presunto arrivo delle tensostrutture. «I lampedusani sono stanchi. Sono 30 anni che assistiamo a questo scenario. Vogliamo due semplici navi in modo che questi arrivino e se ne vadano», dice Lucia prendendosela con il governo del suo stesso colore politico.

Intanto sempre al porto le persone migranti attendevano da ore di essere trasferite: «Non so bene cosa stia succedendo, ma sto male psicologicamente. Noi vorremmo solo partire, non vogliamo neanche rimanere in Italia. Siamo tutti stanchi, non ce la facciamo più, siamo senza scarpe, senza niente. Abbiamo fame e sete, siamo grati a Dio di essere vivi ma ora vogliamo partire», raccontano Hamed e Mohammed, entrambi sudanesi e da sette giorni nell’hotspot di Lampedusa.

Ieri tra mattina e primo pomeriggio sono state portate via dall’isola circa 1.500 persone. Per un altro migliaio il trasferimento era programmato in serata. Nell’hotspot rimanevano in 1.796. Durante la giornata sono sbarcati in 818 da 18 barchini partiti principalmente da Sfax.

I NUMERI, comunque, sono in costante aggiornamento. Ad arrivare sull’isola anche il corpo senza vita di una neonata. La madre ha partorito durante il viaggio ma la bimba non ce l’ha fatta. Nella stessa imbarcazione c’erano 24 uomini, 5 donne, di cui due in gravidanza e sei bambini.

Oggi sono attese sull’isola la presidente del consiglio Giorgia Meloni, la presidente della commissione europea Ursula von der Leyen, la commissaria Ue degli affari esteri Catherine Ashton e il presidente della regione Sicilia Renato Schifani.

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