FORTEZZA EUROPA: PRASSI “ELIMINAZIONISTE” da IL MANIFESTO
Uno sterminio quotidiano
MIGRANTI. Negli ultimi mesi le scomparsa di massa in mare hanno conosciuto una mostruosa accelerazione. Solo dal 4 agosto ad oggi, in almeno 4 naufragi sulle coste tunisine e al largo di Lampedusa, sono scomparse più di un centinaio di persone (circa 120)
Flore Murard-Yovanovitch * 09/08/2023
Le foto dell’orrore. I cadaveri di uomini, donne e bambini morti di fame e di sete in pieno deserto al confine tra Tunisia e Libia per abbandono e respingimento in pieno Sahara – le vittime, erano state scacciate da poliziotti tunisini -, non sono state inquadrate in maniera adeguata come importanti prove del «migranticidio» in corso. Queste vittime sono la diretta conseguenza di prassi «eliminazioniste» dei profughi/migranti dei quali vengono totalmente cancellate la dimensione umana e il diritto alla vita. Prassi «eliminazioniste» perché è fin troppo ovvio che respingere e abbandonare delle persone in pieno deserto equivale a condannarle alla morte sicura.
Queste espulsioni collettive oltre confine ordinate dal governo tunisino sono i diretti, immediati effetti del Memorandum d’intesa tra la Tunisia di Kais Saied e l’Unione europea e come tali devono essere analizzate: scelte politiche intenzionali. L’Italia e l’Ue sono i veri, diretti mandanti, visto che stipulano «accordi» con paesi detti «terzi» a cui si appaltano il controllo delle frontiere con l’obiettivo di respingere i migranti prima che approdino in Europa, a tutti costi. A tutti costi, facendo agonizzare le persone migranti di fame e disidratazione, di respingimento, di detenzione e di deportazione o, più spesso, facendole sparire nel Mediterraneo come si verifica ormai da 10 anni con numerosissimi naufragi.
Negli ultimi mesi le scomparsa di massa in mare hanno conosciuto una mostruosa accelerazione. Solo dal 4 agosto ad oggi, in almeno 4 naufragi sulle coste tunisine e al largo di Lampedusa, sono scomparse più di un centinaio di persone (circa 120). Ma quante altre vite hanno inghiottito il Mediterraneo e l’Atlantico o sono scomparse per sempre lungo le vie di terra nel 2023? Secondo il censimento elaborato dal Comitato Nuovi Desaparecidos, lungo le vie di fuga verso l’Europa, dal primo gennaio al 7 agosto vanno calcolate 3.551 vittime tra morti e dispersi: 147 nel deserto o comunque «a terra» e 3.404 a mare.
Le cause? Si è accelerata la macchina del crimine, con la moltiplicazione degli accordi sul modello Memorandum Italia-Libia e perché sono aumentate le partenze e le intercettazioni violente e le prassi di manovre pericolose per bloccare le barche da parte delle guardie tunisine e libiche finanziate dall’Italia.
A terra e in mare, in tutto il bacino migratorio del Mediterraneo e dell’Atlantico verso le Canarie si sta commettendo un crimine ormai non più invisibile. Le foto di alcune delle vittime – autentiche prove del migranticidio in atto (un neologismo coniato da un gruppo di giuristi nel maggio scorso per illustrare e inquadrare il crimine in corso) – avrebbero dovuto scatenare una presa di coscienza civile collettiva su quanto sta avvenendo, giorno per giorno, su tutte le frontiere europee in un arco di barbarie che va dai Balcani all’Africa Occidentale, ovunque si sono esternalizzate le frontiere dell’Ue: un crimine intenzionale, perché frutto di precise scelte ma che si vuole nascondere dietro la narrazione della cosiddetta «lotta a scafisti e trafficanti».
E mentre arrivano queste foto, il sito Statewatch ha ricordato che la Commissione europea ha recentemente proposto aumenti di 15 miliardi di euro al bilancio dell’UE per il periodo 2021-27, sostenendo che le finanze esistenti sono «vicine all’esaurimento». Tra le proposte vi sono piani per aumentare la spesa a titolo di «Migrazione e gestione delle frontiere» di 1,7 miliardi di euro – che può essere utilizzata per erigere altre barriere di varia natura ai confini – e «Vicinato e mondo» – che può essere utilizzata per finanziare progetti di esternalizzazione delle frontiere nei paesi terzi – di quasi 9,7 miliardi di euro. Cioè più respingimenti e più morti ai confini dell’Europa, in un crimine ormai strutturale, un crimine di sistema.
* giornalista e scrittrice
Gb, caccia agli avvocati che “aiutano” i migranti
LA NUOVA CAMPAGNA DEL GOVERNO SUNAK. Gli avvocati come gli scafisti. Nel procacciamento di capri espiatori per un fenomeno, l’immigrazione, che ha (ben altre) cause a lui (fin troppo) note, il governo britannico rivolge ora i […]
Leonardo Clausi, LONDRA 09/08/2023
Gli avvocati come gli scafisti. Nel procacciamento di capri espiatori per un fenomeno, l’immigrazione, che ha (ben altre) cause a lui (fin troppo) note, il governo britannico rivolge ora i suoi strali a un’altra categoria professionale, quella degli avvocati. Una nuova “taskforce”- ennesimo termine desunto dal linguaggio militare – sarà presentata oggi nella “guerra” contro l’“invasione” dei migranti “illegali” che notoriamente “sciamano” ormai incontrollati sul territorio nazionale (sono termini desunti dall’abbecedario di governo e stampa nazionale di destra).
Il suo obiettivo? Ricondurre all’ordine studi legali “truffaldini” (crooked), che vendono ai migranti richieste compilate su premesse false o inventate, permettendogli così di ottenere l’immeritato asilo. Gli illeciti sono stati scoperti dalle investigazioni del “Daily Mail”, che per il suo infaticabile lavorio si è guadagnato i peana della ministra dell’Interno Suella Braverman (ha detto che il giornale ha svolto un encomiabile, pubblico servizio).
Immediata la replica della Law Society, organizzazione che rappresenta la professione legale in Inghilterra e Galles: il ministero degli Interni si starebbe concentrando su “una ridotta minoranza di avvocati” piuttosto che sui “significativi ritardi nell’elaborazione delle richieste di asilo”. Se infatti il fenomeno esiste, la sua denuncia è altrettanto strumentale: serve al governo di Rishi Sunak per rattoppare le falle allo scafo della sua policy propagandistica “stop the boats,” che minaccia di colare a picco gravato dall’insostenibile pochezza dei suoi risultati.
L’operazione Hotel Ruanda, già sconfessata dall’Alta corte, rischia infatti di essere abbandonata, sostituita un caos di annunci e controannunci su possibili altre mete per la deportazione dei malcapitati, pescate ormai rapsodicamente dagli ex possedimenti coloniali: se come piano A il Ruanda non sembrava abbastanza ridicolo, il piano B di mandarli sull’isola di Ascensione (a 4000 miglia dal Regno Unito, nell’Atlantico meridionale) è naufragato ancor prima del varo (il costo sarebbe ovviamente smisurato e la Raf ha già detto che non ce li trasporterebbe). Ma niente paura: sarebbero in corso altre consultazioni con Ghana, Marocco, Nigeria e Namibia.
Prevedibilmente, la sbandierata e inconcludente tolleranza -1 nei confronti dei migranti privi del diritto di richiedere asilo, principale cavallo di battaglia del governo, sta facendo cilecca nel suo complesso: quest’anno, secondo i dati ufficiali, gli arrivi nel Regno Unito sono finora stati oltre 15.000, mentre gli ultimi dati del ministero di Braverman hanno mostrato che il numero di richiedenti asilo ospitati finora negli hotel è aumentato da oltre 10.000 a 50.000 dal dicembre dello scorso anno. E secondo dei sondaggi pubblicati lunedì da YouGov, nei britannici cresce lo scetticismo sulle deportazioni: solo il 9% degli interpellati si è detto fiducioso che il governo ridurrà il numero dei tentati sbarchi.
Nel frattempo, dopo essere sfuggiti all’annegamento nel disperato tentativo di trovare rifugio sulla terraferma, i primi migranti sono saliti finalmente a bordo della Bibby Stockholm, la chiatta totalitaria pensata per 250 “reclusi” dove il governo britannico intende alloggiarne almeno cinquecento. Ancora una volta, il disprezzo vittoriano nei confronti dei poveri riemerge nei provvedimenti di questo governo: la soluzione della chiatta, definita letteralmente “una trappola mortale” dai vigili del fuoco, è infatti un rimando alla pratica ottocentesca delle cosiddette prison hulks, (letteralmente “bagnarole prigione”), sgangherate navi dismesse adibite a carceri con cui si rispondeva al loro sovraffollamento.
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