SCUOLA E REARM EUROPE da LA FIONDA
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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SCUOLA E REARM EUROPE da LA FIONDA

Scuola e Rearm Europe


Federico Giusti    10 Nov , 2025

Gira una battuta tra i docenti delle scuole, ossia che il Ministero dell’Istruzione e del Merito si stia trasformando in Ministero dell’Istruzione Militare. A prescindere dall’ironia c’è del vero in questa considerazione, se pensiamo alle innumerevoli circolari del Ministero e alla presenza di militari nelle scuole di ogni ordine e grado.

Da qualche tempo il mondo della scuola si sta risvegliando, e non solo per la buona partecipazione ai due scioperi generali tra settembre e ottobre (pur con percentuali ancora troppo basse come del resto nell’intera Pubblica amministrazione), ma perché oltre ai bassi salari e ai rinnovi contrattuali – con aumenti irrisori pari a un terzo dell’aumento reale del costo della vita – sta prendendo corpo un diffuso malessere verso le politiche educative del Governo, tra circolari e continue intrusioni atte a generare un sistema di controllo dopo le centinaia di mozioni in solidarietà con il popolo palestinese, e contro il genocidio, che sconfessano la politica dell’Esecutivo.

Poiché a tal riguardo stanno diffondendosi nelle scuole svariate iniziative che vedono protagonisti docenti e studenti, questa unità di azione turba i sonni del Ministro Valditara il cui apporto riguardo alle necessità inerenti il suo settore di competenza per la Legge di Bilancio è del tutto ininfluente.

Il malcontento nella scuola cresce: le risorse sottratte all’educazione, al rinnovo dei plessi scolastici, ai salari di tutto il personale vanno a finire nelle spese militari; mentre Valditara non lesina finanziamenti agli istituti privati, favorisce l’assicurazione sanitaria con enti privati, non ci sono interventi per ridurre i costi dei corsi abilitanti e formativi, e si taglia o si risparmia perfino sulle supplenze e sugli insegnanti di sostegno.

Il 4 Novembre avrebbe dovuto tenersi un corso di formazione per docenti, ad organizzarlo una struttura abilitata dal Ministero e vicina al sindacato Usb in accordo con l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e dell’Università. Il ministero ha impedito lo svolgimento di questa attività formativa per i docenti adducendo motivazioni del tutto discutibili come ad esempio la impossibilità di costruire corsi di aggiornamento su tematiche di attualità, mentre è invece del tutto evidente che i temi e i relatori scelti per quel convegno siano la causa dell’intervento repressivo.

Per anni ha fatto comodo al ministero avere dei centri accreditati che facessero formazione senza costi aggiuntivi per lo Stato; proprio oggi si è scoperto che attraverso questi corsi prende corpo una visione critica all’operato del Governo e ai suoi programmi didattici, in aperta contestazione delle linee guida ministeriali, ad esempio, quelle sulla educazione civica. E di conseguenza diventa inaccettabile lo svolgimento di queste giornate formative.

La scelta del 4 Novembre, per parlare di riarmo, guerra e Palestina, non era casuale ma una coincidenza voluta. Con la legge 27 del 1º marzo 2024 è stata istituita la Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate che all’articolo 2 legittima l’ingresso delle forze armate nel mondo dell’istruzione. Scegliere di organizzare un corso iin tale data, con la adesione di 1300 docenti che si sarebbero collegati online, ha rappresentato un autentico schiaffo morale al Governo e ai suoi valori militaristi; meglio dunque che nella scuola non si parli del Rearm Europe, del genocidio, della demilitarizzazione del sapere o di educazione alla pace. Ma il MIM è andato ben oltre giudicando la iniziativa in aperto contrasto con i percorsi formativi riconducibili alle competenze professionali dei docenti, mentre ben altri sono i giudizi sulle attività intraprese dalle forze armate nelle scuole che invece godono del plauso assoluto da parte del ministero.

L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e dell’università scrive a tale riguardo:

Il termine militarizzazione delle scuole e delle università, rimanda sia a quel processo di verticalizzazione e gerarchizzazione della “gestione scolastica” e la conseguente delegittimazione degli Organi Collegiali ridotti a organismi ratificanti (entra in questo discorso anche il tentativo della ministra Bernini di riformare le università con i CDA asserviti al governo), sia al crescente fenomeno di vera e propria occupazione degli spazi dell’istruzione da parte delle forze armate, delle forze dell’ordine e delle industrie della filiera bellica, che inevitabilmente comporta l’inserimento nel mondo dell’istruzione di “valori militari” e “pratiche educative” totalmente estranei al ruolo che la Costituzione attribuisce a scuole università.

Difficile spiegare meglio quanto accade, se non fosse che ad essere minacciata è la stessa libertà di insegnamento, come dimostrano i tentativi di censura di alcuni libri di testo, la introduzione del codice disciplinare e di condotta del MIM (con conseguente creazione di uffici per i procedimenti disciplinari); si sono create le condizioni atte a favorire logiche e pratiche repressive, securitarie e belliciste come dimostra a anche quel Programma di comunicazione del ministero della Difesa, da poco rivisitato, il cui intento principale è trasformare la Difesa in un concetto vasto e onnicomprensivo, dove l’elemento militare si unisce ad una nozione pervasiva di sicurezza. E in questa ottica ogni contestazione alla presenza di militari nelle scuole, anche quando impartiscono lezioni revisioniste della storia del secolo scorso, diventa una sorta di minaccia alla identità e appartenenza alla Nazione. Se qualcuno lo ignorasse ancora, i termini utilizzati sono assai più vicini al Ventennio che alla storia democratica della Repubblica nata dall’antifascismo, o se preferiamo siamo davanti a una mera retorica militarista funzionale al riarmo europeo, all’aumento delle spese militari, al disimpegno del pubblico nell’università per favorire l’ingresso di aziende – anche di armi – e di fondazioni private.

La recente Risoluzione del Parlamento europeo sull’Attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune dell’anno in corso invita

 l’UE e i suoi Stati membri a mettere a punto programmi educativi e di sensibilizzazione, in particolare per i giovani, volti a migliorare le conoscenze e a facilitare i dibattiti sulla sicurezza, la difesa e l’importanza delle forze armate, e a rafforzare la resilienza e la preparazione delle società alle sfide in materia di sicurezza, consentendo nel contempo un maggiore controllo e scrutinio pubblico e democratico del settore della difesa.

Da qui si arriva al Libro Bianco della difesa europea per il quale «È giunto il momento per l’Europa di riarmarsi. Per sviluppare le capacità e la prontezza militare necessarie a scoraggiare in modo credibile le aggressioni armate e garantire il nostro futuro, è necessario un massiccio aumento della spesa europea per la difesa»1.

L’intero documento in esame propone una costante drammatizzazione dell’esistente, evitando nella maniera più assoluta di prefigurare alternative, traiettorie di sviluppo differenti, fosse anche solo come prospettiva ideale: bisogna mirare al sodo delle questioni evitando di ammettere la possibilità di percorsi alternativi al riarmo. Per l’appunto, vi si trova scritto che se non si potenzierà il settore militare, «In un’epoca in cui le minacce proliferano e la concorrenza sistemica aumenta, (…) l’Europa sarà meno in grado di decidere del proprio futuro e sarà sempre più strumentalizzata da grandi blocchi economici, tecnologici e militari che cercano di ottenere un vantaggio su di noi»2.

E se queste sono le premesse per giustificare il riarmo europeo c’è solo da attendersi la stessa militarizzazione delle scuole di ogni ordine e grado; la strada intrapresa negli ultimi mesi va proprio in questa direzione.

1 Ivi, p. 3.

2 Ivi, p. 4.

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