L’APPELLO: “NON SCENDIAMO IN PIAZZA OGGI IN FAVORE DI QUESTA UE BELLICISTA” da IL FATTO
L’appello “Non scendiamo in piazza oggi in favore di questa Ue bellicista”
FQ 15/03/2025
Carissimi, con alcuni amici abbiamo ritenuto di redigere questo appello contro il riarmo e la guerra europea, in chiaro disaccordo con quanto è stato fatto da Serra e altri, che contribuisca, se possibile, a organizzare una larga manifestazione nazionale. 1. La Russia non è un pericolo per l’Europa. Non esiste documento o dichiarazione o analisi ragionevole che dia il benché minimo fondamento alla tesi contraria. Se anche si ignora il mancato rispetto degli accordi per il non allargamento della Nato e per la neutralità dell’Ucraina, e si attribuisce interamente alla Russia la responsabilità della guerra, resta il fatto che l’interesse della Russia è quello di avere buoni rapporti con l’Europa, che rappresenta per lei un grande mercato, non certo quello di farsela nemica. Altrettanto dovrebbe essere per l’Europa di cui del resto la Russia è parte. 2. I governanti europei, che insieme ai maggiori media sono stati lo zerbino degli Usa di Biden e hanno agito contro l’interesse dei loro popoli, perseverano nella loro orribile politica anche dopo che la nuova amministrazione statunitense sembra aver abbandonato il disegno dei neocon. Vogliono impegnare centinaia di miliardi per armare il continente contro un nemico che loro stessi si sono inventati. In realtà hanno in testa due sole cose: foraggiare l’industria delle armi e creare una giustificazione al taglio delle spese sociali, a iniziare dalla sanità e dalla formazione, per spalancare le porte, che già hanno aperto, alla totale privatizzazione dello Stato sociale. I governanti europei, e i media che li affiancano, agiscono nell’interesse dei grandi gruppi finanziari che già controllano gran parte dell’economia, dell’informa – zione e della politica nell’intero Occidente. 3. L’idea che di fronte a un pericolo, in questo caso pure inesistente, si debba rispondere, nell’era atomica, investendo nelle armi, se non ci fossero dietro corposi interessi economici e di dominio, sarebbe solo segno di squilibrio mentale. Anche una guerra che nascesse come convenzionale, degenererebbe inevitabilmente in guerra nucleare quando una delle parti stesse per perderla. Nell’apocalisse che ne seguirebbe, avrebbe comunque il sopravvento chi dispone di vettori inattaccabili, cioè la Russia. A dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, che il vero obiettivo dei governanti europei, e di chi li sostiene, è solo quello di trasformare il w e l f a re in w a r f a re e di assecondare il processo in atto di centralizzazione della ricchezza a danno delle popolazioni. 4. Nell’era nucleare non esiste alternativa umanamente accettabile che non sia la pace attraverso la diplomazia. A questo dovrebbero dedicarsi i governanti. E tutte le risorse disponibili dovrebbero servire soltanto ad accrescere la giustizia sociale e il benessere delle persone, già duramente colpiti da trent’anni di sfrenato liberismo. Questi sono i due veri punti discriminanti con i quali occorre giudicare chi pretende di governare.
Roberto Passini, Alberto Bradanini, Elena Basile, Francesco Sylos Labini, Emiliano Brancaccio, Luciano Canfora, Lanfranco Binni, Marcello Rossi, Stefano Lucarelli, Luca Michelini, Andrea Panaccione, Luca Baiada, Alessandra Algostino, Alessandra Valastro, Carlo Lucchesi, Cesare Salvi, Luca Baldissara, Michelangelo Bovero, Nello Preterossi, Gianmarco Minardi, Corrado Cirio, Ugo Barlozzetti, Massimo Villone, Nicola Capone, Francesco Sinopoli, Maurizio Brotini
La nuova Europa orwelliana: Più guerra e disuguaglianze
Sottosopra 15 Marzo 2025
Una cosa va detta: sul nome sono stati onesti. Altro che difesa comune, cooperazione per la pace, solidarietà europea: il coniglio estratto dal cilindro della sempre più spregiudicata presidente della Commissione Ue si chiama ReArm Europe, muscolare e spaventosa affermazione di intenti, che nel tradire lo spirito con cui nacque l’Europa indica fin da subito il vicolo cieco in cui ci stanno cacciando. Trattasi di una montagna di soldi, e di futuri debiti, affinché ogni Stato compri per sé armi, armi e ancora armi; denari irreperibili per sanità, istruzione, ricerca, riconversione industriale e abbattimento delle atroci disuguaglianze che stanno sfaldando la radice sociale dell’Europa, nonché minando la sua tenuta democratica. Pazienza dunque se parte delle risorse per missili e bombe saranno sottratte proprio ai fondi di coesione pensati per rammendare squilibri e disparità, e se per trasformarci in una improbabile potenza bellica sarà concesso addirittura superare l’assurda gabbia del Patto di stabilità appena varato e apparentemente inscalfibile. Abituiamoci pure alla neolingua orwelliana che disegna come Safe, Security action for Europe, il piano di debito per il riarmo che potrebbe invece distruggere lo spazio comune, mentre l’Italia che in Costituzione ha scritto tra i principi fondamentali il ripudio della guerra pianifica addirittura un nuovo arruolamento; “La pace è guerra, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza”, era lo slogan del ministero della Verità nel romanzo 1984, e sembra oggi straordinariamente attuale. Tanto più quando sono i generali stessi a spiegare, in coerenza col proprio mandato, che in assenza di un coordinamento tra i 27 Paesi dell’Unione, senza visione e chiarezza politica su piani di sviluppo, interoperabilità, utilizzi, linee comuni e tutto quello che distingue una strategia da una reazione emotiva spronata da interessi specifici, l’imponente mobilitazione economica per il riarmo europeo servirà solo a fare ancora più ricca la lobby degli armamenti, anche e soprattutto fuori dall’Europa. Servirà a ingrossare le dotazioni nazionali, a creare domani nuovi problemi decisionali su comandi e chiarezza, e non certo alla difesa e sicurezza comune invocate e utilizzate come scudo per prendere decisioni scellerate.
Ecco, allora, che la “piazza per l’Europa” convocata per il prossimo sabato nel dirsi “pre-politica” si presta consapevolmente a essere utilizzata proprio per validare quelle decisioni scellerate, checché ne dica la strana ma non inedita combinazione tra autoproclamato progressismo e salotti bene che la promuove. Perché, se davanti alla brutalità fascistoide delle azioni statunitensi, il sussulto di europeismo è non solo giusto ma doveroso, è ancora più doveroso un interrogativo su quale sia l’Europa che siamo chiamati a difendere. Molte organizzazioni, a partire dal Forum Disuguaglianze e Diversità, lo hanno chiarito con forza, aggiungendo indicazioni nette da portare in piazza, ma anche all’Europarlamento, nel dibattito pubblico e in quello politico, misurandosi anche sul tema della necessaria difesa comune. È essenziale dire qual è l’aspirazione che deve muovere il continente, e ancora più segnalare con chiarezza adamantina gli errori di percorso di questa Commissione che appare sovente scandalosamente inadeguata ai tempi: unità e solidarietà non possono infatti essere tributate a questa leadership e, soprattutto, a questi provvedimenti, in contrasto netto con le premesse e le promesse della fondazione stessa dell’Unione europea. Il sussulto di speranza e orgoglio che spinge la piazza chiede cooperazione internazionale e transizione climatica, diritto alla salute e una politica migratoria sideralmente lontana dall’autolesionismo sadico della Fortezza Europa: soltanto così la Ue può rimettere al centro la propria azione, non certo con la follia del riarmo.
gilda ripamonti
16 Marzo, 2025 at 19:42condivido