DA “I RAGAZZI DI SALÒ A FASCI&MELONI” da IL MANIFESTO e IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
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DA “I RAGAZZI DI SALÒ A FASCI&MELONI” da IL MANIFESTO e IL FATTO

I ragazzi di Salò

DALL’ARCHIVIO. Mi domando come mai i ragazzi e le ragazze di Salò siano venuti in mente a Luciano Violante nell’anno 1996, nel giorno della sua elezione alla presidenza della Camera. Non […]

Luigi Pintor  28/04/2023

Mi domando come mai i ragazzi e le ragazze di Salò siano venuti in mente a Luciano Violante nell’anno 1996, nel giorno della sua elezione alla presidenza della Camera. Non trovo risposta.

Non mi pare che ci sia un’emergenza, che viviamo tempi di antifascismo attivo e persecutorio da scoraggiare. Oggi è riconosciuta a Priebke più dignità che alle sue vittime. E se qualcuno deve difendersi dall’insulto di giornali e volantini, si tratta di qualche vecchio partigiano.

Non direi neppure che i fascisti o post-fascisti abbiano bisogno di risarcimenti supplementari. Sono non solo del tutto riabilitati e innocenti ma gratificati da un vasto consenso, e per poco non sono al governo dell’Italia. Un clima persecutorio contro i vinti non c’è mai stato neanche in passato.

Ci fu un’amnistia e nessuna epurazione né in basso né in alto. L’unico processato e fucilato dopo la guerra fu mi pare Pietro Koch, giovane capo della banda omonima, un patriota che ho conosciuto.

Fin dall’inizio il Msi, erede della Rsi, fu legittimato come forza politica ausiliaria e utilizzato in alleanze elettorali e parlamentari. Parallelamente, la Resistenza nella sua componente comunista fu denigrata dai governi democristiani e dai corpi dello Stato con molto zelo, in coerenza con la guerra fredda.

Più in generale, la storia è stata riscritta in questi anni non solo in Italia ma in Europa e le parti sono state ribaltate. Non parificate o conciliate, ma ribaltate. E’ senso comune che l’olocausto sia un’esagerazione e che la gioventù hitleriana, come i militi della Rsi, avesse alti ideali. Un caduto o un decorato della Resistenza sono invece controversi o retorici, garibaldini ritardati.

Erano miei compagni di scuola, i ragazzi e le ragazze di Salò. Non erano misteriosi, erano figli del fascismo e hanno continuato a fare ciò che gli era stato insegnato. Oppure erano coscritti, dopo l’8 settembre non c’erano le truppe americane ma le accoglienti divisioni tedesche.

Di fronte al Senato ho rivisto per caso alzando gli occhi la lapide che ricorda Persichetti, un ragazzo di Porta S. Paolo. Questo sì che è un mistero, come gli sarà venuto in mente di andare a morire da solo contro un intero esercito? Tutto per lui era perduto in quei giorni, come avrà fatto a ritrovare l’identità?

Tra i miei compagni di scuola c’era anche un certo Serra, che come gappista partecipò indirettamente a via Rasella, poi fu arrestato, poi si arruolò nell’esercito volontario e fu ucciso da un obice sulla linea gotica. Era un vincitore nato, poco interessante.

Non sentivo il bisogno, lo confesso, di una menzione speciale dei ragazzi e delle ragazze di Salò. Non sentivo il bisogno neppure di un’ovazione fascista. Ma forse è questa l’arte di governo. Forse serve a formare un fronte unico contro chi attenta al cuore dello Stato.

*Luciano Violante fu eletto presidente della camera il 9 maggio, Pintor scrisse l’articolo il 14.

 

Fasci&Meloni: do ragione a Scarpinato e non a Conte

 

TOMASO MONTANARI  28 APRILE 2023

Da dichiarato votante – alle ultime Politiche – del Movimento 5 Stelle, vorrei dire che sono d’accordo con Roberto Scarpinato, e non con Giuseppe Conte, circa la lettera di Meloni sul 25 Aprile. Quel capolavoro di reticenza è solo l’ennesimo tentativo di parificazione tra fascismo e comunismo, riassumibile nel tormentone (neofascista) che dà il titolo a un bel libro di Eric Gobetti: E allora le Foibe?

Se qualcuno si dice a-mafioso, ma rifiuta di dirsi anti-mafioso, cosa penseremmo? Lo stesso vale per il fascismo: tutta la Costituzione è un progetto politico antifascista, e chi lo nega, o lo tace, in realtà avversa proprio quel progetto.

E, si badi, non è solo questione di nostalgia del fascismo di Mussolini. Certo, c’è anche quella, in Fratelli d’Italia: la difesa strenua della storia del Movimento Sociale e delle figure di Almirante e Rauti sono prove di una continuità non rinnegata con il Ventennio, con Salò, con l’eversione nera degli anni Settanta.

Ma c’è anche la profonda sintonia con le estreme destre europee e americane di oggi: xenofobe, razziste, suprematiste. La ‘sostituzione etnica’ e l’ossessione della denatalità europea (proibizionismo anti-abortista incluso) è il cuore di questa ideologia imperniata tutta sulla difesa della razza bianca e delle identità nazionali occidentali. Azione studentesca (l’organizzazione di FdI che ha pestato i ragazzi del Michelangiolo a Firenze) non usa le svastiche, ma i simboli dell’antica Sparta (vista come modello di civiltà chiusa agli stranieri, e cultrice della violenza) inalberati dalle destre identitarie di mezza Europa: ma le loro idee sono ancora quelle di Evola, o Hitler. Vogliamo chiamarle razziste, suprematiste, naziste, fasciste? Non ne farei una questione di etichetta, ma di progetto sulla società. Che non prevede forse ritorni al passo dell’oca, ma certo punta verso soluzioni polacche, o ungheresi, attraverso riduzione dei diritti civili, persecuzione dei migranti, controllo della magistratura, presidenzialismo… La lettera di Meloni non smentisce un bel nulla di tutto questo, e mille segnali al contrario lo confermano: da cittadino che ancora crede nella Costituzione del 1948 vorrei opposizioni vigili, informate, dure. A partire da quella che ho votato.

Conte, il plauso a Meloni fa arrabbiare Scarpinato

ROBERTO SCARPINATO, SENATORE – “Sono entrato nel M5S perché interpreta valori di sinistra, adesso ci serve una visione”

LUCA DE CAROLIS   27 APRILE 2023

L’apertura di credito di Giuseppe Conte a Giorgia Meloni non è piaciuta ad alcuni 5Stelle. Di certo non a Roberto Scarpinato, senatore, già noto ai più come magistrato. “Sono entrato nel Movimento perché ritenevo interpretasse i valori della sinistra, ma ora vorrei capire se tali valori sono effettivamente nostri” ha (sostanzialmente) detto ieri l’ex procuratore generale di Palermo, durante l’assemblea dei senatori del M5S a Palazzo Madama. Non condivide la posizione di Conte, che il 25 aprile aveva giudicato positivamente la lettera della presidente del Consiglio al Corriere della Sera sulla festa della Liberazione e sul fascismo. “Molti punti del testo sono assolutamente condivisibili, finalmente iniziano a esserci le premesse perché questa sia una festa condivisa”, aveva detto l’ex premier.

Ma Scarpinato è di un’altra idea. Non ha visto questi passi avanti nella lettera, lui che il 27 ottobre, in occasione del voto di fiducia in Senato al neonato governo Meloni, aveva scandito un discorso durissimo sul rapporto tra mafia e fascismo. “Questo esecutivo si regge sui voti di un partito il cui leader ha mantenuto rapporti pluriennali coi mafiosi”, disse l’ex magistrato, riferendosi a Berlusconi. Invece ieri ha fatto un discorso in cui ha invocato “una visione” per il Movimento che cerca un centro di gravità permanente all’opposizione. Ma Scarpinato non è l’unico ad aver giudicato troppo gentili le frasi di Conte verso la premier. Lo provano altri interventi nell’assemblea dei senatori, come sguardi e frasi di alcuni deputati. “Sarebbe bastato dire che la lettera è un passo avanti, ma che Meloni dovrebbe comunque fare di più” sussurrano due eletti.

Il sintomo di un malessere nel corpaccione parlamentare, che invoca una direzione più chiara per il M5S. Per dirla come un veterano, “almeno fino alle Europee dobbiamo pensare solo a essere noi stessi, con le nostre proposte, senza preoccuparci di rincorrere questo o quello”. Tradotto: senza per forza attaccare quasi ogni giorno Elly Schlein, e senza obbligatoriamente cercare consensi al centro. Segnali, dal Movimento dove non tira aria di lunghi coltelli. Ma dove in diversi avvertono il bisogno di riassestare la linea, anche per quanto riguarda i rapporti con il Pd. E Conte, che ne pensa?

Contattato dal Fatto, l’avvocato (ri)dice la sua sulla premier: “Sono contrario a quel massimalismo ideologico pregiudiziale che, di fronte a una lettera come quella di Meloni, pretende di dover dettare il testo che la presidente del Consiglio avrebbe dovuto pubblicare, o dichiara che non è mai abbastanza”. Allo stesso modo “non condivido il fatto che il tasso di democraticità di una forza politica lo debba stabilire un altro partito”. Ma la premier ha fatto i conti con il fascismo? Conte replica: “La sua forza politica ha da tempo abbracciato un percorso democratico. Ma il fatto di non sentirmi legittimato a dare patenti di democraticità, non mi esime dal criticare duramente questo governo, le cui misure si stanno rivelando a tratti palesemente reazionarie, a partire dalla norma sui rave party in poi”. Provvedimenti, giura l’ex premier, “che abbiamo contrastato inflessibilmente, e che continueremo a contrastare. Credo che i nostri elettori ci chiedano questo”.

E la rotta del Movimento? “Vogliamo costruire un progetto di società che migliori la vita delle persone, nel segno della giustizia sociale e ambientale. È la nostra sfida progressista: distinguere i privilegi di pochi dai diritti di tutti”.

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