AVANTI MARSC!: ORA VALDITARA ORDINA L’EDUCAZIONE MILITARE da IL FATTO
Avanti marsc’: ora Valditara ordina l’educazione militare
Patrioti – Il ministero dell’Istruzione ha varato un concorso sul ruolo delle Forze Armate nella sicurezza nazionale e internazionale
Virginia Della Sala 18 Novembre 2024
“Il Militare italiano: baluardo dei valori di civiltà a tutela della pace e della libertà”: questa, pulita, è una parte del titolo del concorso nazionale bandito direttamente dal ministero dell’Istruzione e del Merito, guidato da Giuseppe Valditara, in occasione della festa delle forze armate lo scorso 4 novembre. Il titolo, a onor del vero, è più lungo e articolato per non lasciare indietro nulla: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli” cita la prima parte, facendo riferimento all’articolo 11 della Costituzione. E poi “la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”, si estrinseca dall’articolo 52 che, va ricordato, contiene però anche l’obbligo della leva militare “nei limiti e modi stabiliti dalla legge”. E la legge italiana l’ha sospesa ormai da un decennio. Ma a maggio, la Lega ha depositato alla Camera una proposta di legge per ripristinare almeno sei mesi di leva obbligatoria, anche civile, per i ragazzi tra i 18 e i 26 anni. Parallelamente, le linee guida per l’educazione civica nelle scuole hanno riportato in auge il concetto di “patria” tra i banchi.
Dato il contesto e ritenuto ovvio il non porre in dubbio l’importanza delle forze armate che, come ha ricordato anche Mattarella, “con coraggio e amor di patria, sacrificarono la vita per un’Italia libera e unita” ecco cosa prevede la competizione destinata alle studentesse e agli studenti delle superiori. L’intento, si legge sul sito del ministero è renderli consapevoli che “la partecipazione alla vita sociale e civile”, nonché “l’esercizio della cittadinanza attiva” costituiscano “uno dei valori fondanti e dei princìpi ispiratori della Repubblica” attraverso “il ruolo delle Forze Armate e del Militare italiano a favore della sicurezza nazionale ed internazionale” e “sul significato dei principi di libertà e democrazia dagli stessi interpretati alla luce della Carta Costituzionale”.
Gli studenti vengono quindi invitati a partecipare con un elaborato, un lavoro di grafica o multimediale, un podcast, incentrato sul “ruolo delle Forze armate italiane nell’attuale momento storico quale strumento di difesa della libertà e della pace, con riferimento allo scenario internazionale”. Ma non solo. Si può optare per la profondità storica attraverso “la figura del Militare italiano nel passato e nel presente, con particolare riferimento al suo ruolo nella società civile”. O ancora: “Dal servizio di leva obbligatoria al servizio civile nazionale: significato ed evoluzione del concetto di difesa della Patria e di servizio a favore della collettività”. Infine, “Il Militare italiano nella storia, nella letteratura, nella musica, nella cultura popolare e nell’arte: esempi e modelli da imitare” oppure “dalla celebrazione della ricorrenza del 2 giugno a quella del 4 novembre: la storia di un Paese attraverso le Forze Armate e le altre Istituzioni”. La premiazione è prevista il 2 giugno del 2025 “in occasione delle celebrazioni della Festa della Repubblica”.
Come contraltare, poco più giù, nell’elenco dei concorsi per le scuole sul sito del Ministero, c’è anche quello dal titolo “1945: la guerra è finita!”, arrivato alla sua ottava edizione, per riflettere sulle “gravose eredità che guerre e conflitti lasciano alla popolazione civile”. A promuoverlo, però, è l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra. Il Ministero è in collaborazione. Un po’ più giù, anche la competizione appena conclusa dal titolo “La pace è un bene prezioso: il ruolo delle vittime del dovere nella difesa dei valori civili e democratici”, che è promosso dall’associazione “Vittime del dovere” e che spiega come la Costituzione sancisca, dopo la Seconda Guerra mondiale, un messaggio di pace attraverso l’art. 11.
“Ad ogni livello che sia sovranazionale, nazionale, regionale oppure locale – si spiega nel bando – , possiamo assistere a modi contrapposti di affrontare un conflitto operando da un lato grazie alla cultura della pace e del rispetto dell’altro, dall’altro vessando mediante il disvalore dell’aggressività e della prevaricazione”. Per avere la pace, non basta ripudiare la guerra ma, come precisa la seconda parte dell’art. 11 “occorre l’impegno da parte di tutti affinché vi sia la riscoperta di principi quali la legalità, la giustizia, la solidarietà e il rispetto degli altri”. Stessi concetti, altre parole.
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