La gabbia delle discipline. 2. Lettera di Enzo Scandurra
Qualche riflessione a margine della lettera di Piero.
C’è stato un tempo in cui il problema di come conoscere il mondo che ci circonda e le cose del mondo, aveva avuto in Bateson un riferimento importante. Egli sosteneva che c’è una “trama che connette ogni cosa ad ogni altra”, per esempio il granchio alla foresta di sequoie, ecc.
Come conosciamo le cose?
Sembrava allora che questa fosse la questione ecologica la quale attraversando tutti i saperi dava vita ad una nuova forma di conoscenza che evitava le disconnessioni (c’è un bello scritto di Marcello Buiatti, che ancora conservo, sulle sconnessioni).
Oggi devo confessare che nutro diverse riserve nei confronti di Bateson, ma non è questa la sede per discuterne.
Mi preoccupa di più l’urgenza di comprendere il cambiamento.
Per esempio è inutile continuare a discutere di Renzi. Noi come sinistra abbiamo elaborato forse proposte sull’università, sulla scuola, sul lavoro, sulla guerra, eccetera, eccetera, che hanno avuto una qualche presa nelle persone? Credo di no e allora, mi chiedo, perché le persone dovrebbero darci ascolto?
Per esempio se tante persone si sono dimostrate indifferenti alla questione delle trivelle e del petrolio (a parte la potente disinformazione governativa), qualche motivo ci sarà pure, o no?
Credo che facciamo molta fatica a capire il “mondo nuovo che avanza”: i giovani, i loro linguaggi, i loro desideri, così come facciamo molta fatica a comprendere che l’allargamento dei diritti ha portato a dei nuovi conflitti: uno per tutti, quello tra il diritto al lavoro e quello alla salute (Taranto docet).
Sappiamo noi come affrontarli, se fossimo ministri o rappresentanti del governo?
Tutto questo mio cianciare solo per dire che i saggi suggerimenti di Piero forse andrebbero curvati nella direzione di comprendere meglio il mondo nuovo, che esso ci piaccia o meno. Insomma dovremmo ricordare la lezione del Grande Inquisitore di Dostoevskij che rimprovera a cristo di parlare solo a pochi eletti, mentre lui si faceva carico dell’intera umanità.
Ma questo non dovrebbe significare adottare anche noi delle semplificazioni, tutt’altro, trovare il linguaggio che parla a molti,
Enzo
Alla lettera di Piero Bevilacqua rispondono: Enzo Scandurra e Tiziana Drago.
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