“VOTO E BASSA MANOVALANZA: A MELONI SERVONO I POZZOLO” da IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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“VOTO E BASSA MANOVALANZA: A MELONI SERVONO I POZZOLO” da IL FATTO

“Voti e bassa manovalanza: a Meloni servono i Pozzolo”

FRANCO CARDINI STORICO – “Sorprende chi sostiene sia circondata per caso da gentaglia”

ANTONELLO CAPORALE  8 GENNAIO 2024

“Chi comanda ha bisogno di farsi assistere non solo da scudieri intelligenti. Nel gioco del potere serve anche manovalanza di basso rango, gente capitata quasi per caso, magari con un gruzzoletto di voti e nient’altro”.

Il professor Franco Cardini ha sempre giudicato di serie B la squadra di Giorgia Meloni. Con la differenza che è frutto di una scelta politica. La premier ha fatto la sarta e ha cucito questa variegata rappresentanza.

Nello stadio c’è la tribuna e c’è la curva. In Parlamento ci sono biografie dignitose e quelle indecenti. Credo che la Meloni conosca le une e le altre e davvero mi stupisce il giudizio di chi ritiene che la poveretta si ritrovi della gentaglia senza arte né parte e debba sopportarne le gesta.

Lei dice che a Meloni servano anche i Pozzolo, i pistoleri?

Dico che esiste la necessità di avere nel partito questa massa di porta voti, gente dal curriculum piuttosto problematico ma efficace sul territorio. Il potere, raggiungerlo e poi gestirlo, ha necessità che non sono sempre in linea con il codice etico.

C’è tutta una narrazione che vede in Giorgia la luce e nei suoi il nero e le ombre. Lei brava, gli altri cattivi. Lei competente, gli altri somari.

Un Generale organizza la sua squadra. Sa che sul carro ci sale gente per bene e anche gentaglia. Ripeto: è la logica del potere.

Lei aveva profetizzato una disgrazia politica per l’avventura della Meloni. Farà la fine di Tambroni, aveva pronosticato.

Ho sbagliato, e tanto. Il mio errore è figlio di una sopravvalutazione della sinistra, che ormai non ha più legami con le piazze, non muove i fili, non organizza il consenso e non gestisce la protesta. Il mio è stato un errore abbastanza clamoroso. Noi storici quando siamo chiamati a giudicare il presente subiamo questa difficoltà.

Ma Meloni è ancora la premier di un partito di destra?

Direi che sta velocemente ristrutturando l’albero genealogico. Ora la sento parlare di conservatori riformisti.

Conservatori riformisti è un ossimoro.

È il modo per aprire una nuova stagione politica. A me pare che il nostalgismo sia un elemento ancora vitale del consenso meloniano, ma qui siamo davanti a un fatto davvero nuovo. È stato abbandonato il sovranismo, e questo governo è divenuto il più fedele soggetto della politica americana. Il segretario di Stato Antony Blinken è il tutor di Giorgia.

Giorgia l’americana.

Ecco sì, molto americana, molto atlantista, molto connessa all’establishment. Ma credo che abbia fatto i conti giusti per vedere il suo ruolo non insidiato da manovre né oggetto di attacchi o diffidenze.

Se Biden dovesse perdere le elezioni?

Vedrei un bel problema per Meloni. Trump ha idee lontane da quelle dell’Europa (e dell’Italia) sull’Ucraina, su Israele, su quasi tutta la politica estera occidentale. Il governo italiano ha solo da perderci da un esito che oggi sembra possibile.

Meloni deve stare attenta a non vincere troppo sui suoi alleati. Il cannibalismo nel centrodestra non è un’altra questione aperta?

Sarei meno convinto di questa eventualità. C’è sempre stato il leader che guida e gli altri magari col mal di pancia.

Detto che l’opposizione non è messa bene, Meloni deve temere più Schlein o Conte?

Penso che Conte abbia più cartucce perché il suo Movimento è più reattivo. Parte dei voti a Fratelli d’Italia vengono dai Cinquestelle e possono ritornare. Mentre il Pd, l’opposizione di sinistra, è tavola piatta, punto fermo e incomunicabile con la destra.

Meloni ha scelto il confronto televisivo con Schlein.

Infatti.

Lei è un antico e riconosciuto intellettuale della destra storica. Voterà Fratelli d’Italia?

Mai fatto in passato e non lo farò in futuro. A Giorgia voglio bene, auguro ogni successo ma il suo partito non fa per me.

Pozzolo, esemplare “fratello d’Italia”: altro che una mela marcia

Andrea Scanzi 09/01/2024

Ogni volta che politici e giannizzeri di destra si trovano costretti a parlare del parlamentare di Fratelli d’Italia Emanuele Pozzolo, divenuto noto al grande pubblico per il suo amore smodato per armi e botti di Capodanno, la loro reazione è puntare sul benaltrismo. Tale tara genetica, tanto insopportabile quanto mefitica, porta quasi tutti (anche le menti apparentemente più illuminate, quindi non sto parlando di Senaldi e Donzelli) a rispondere alle critiche cercando non di smontarle, bensì trincerandosi dietro il bambinesco: “E allora la sinistra? E i marò? E le foibe? E la Ferragni? E Soumahoro? E i grillini?”. Nient’altro che la riedizione del Così fan tutti, un approccio che andava bene se lo faceva Mozart ma risultava già insopportabile quando lo sdoganava Craxi. Così, di fronte alle malefatte – che peggiorano di giorno in giorno – dell’ameno Pozzolo, uno che già ai tempi di Gianfranco Fini veniva cacciato da Alleanza Nazionale perché impresentabile e “balengo ”, e che sui social si vantava allegramente di essere nostalgico fascista, reazionario e omofobo, maggioranza e propagandisti rispondono con il solito: “Non è un caso politico bensì privato e isolato, e comunque anche a sinistra e tra i grillini ci sono personaggi simili”. Vediamo di rispondere a tali “argomentazioni ”. In primo luogo, criticare la classe dirigente (sic ) meloniana non significa contemporaneamente affermare che quelle berlusconiane, leghiste, piddine e grilline fossero/siano popolate da soli Churchill. I renziani erano (sono) terrificanti, tra i grillini non mancano milizie infinite di casi umani, i salviniani sono assai spesso dei sabotatori indefessi delle tesi di Darwin e tra i berlusconiani c’era – no (ci sono) figuri oltre ogni satira immaginabile (com’è che avete subito pensato a Gasparri?). Semplicemente, se l’argomento è Fratelli d’Italia, che guarda caso è pure al governo e dunque assume un’importanza dirimente, bisogna parlare di Fratelli d’Italia: spostare l’attenzione su quelli che c’erano prima è una prassi intellettuale tanto deficiente quanto scorretta. Se uno ha la rogna, non è che cessa di averla solo perché forse ce l’hanno anche gli altri. Non regge neppure quel “non è un caso politico ma privato ”: Pozzolo era già non candidabile anche prima della notte di Capodanno, è un uomo molto vicino a Delmastro (potentissimo nel partito e vicinissimo a Donna Giorgia) e le sue “idee” su fascismo, armi, diritti civili, no vax e democrazia sono purtroppo (per noi) coincidenti con quelle delle linee guida di Fratello d’Italia: nessun “caso privato”, quindi, bensì politico. Molto politico. È puerile anche quel volerlo definire “caso isolato”. Certo: per fortuna è il primo parlamentare che spara a Capodanno (e poi dice pure di non averlo fatto, nascondendosi anche dietro lo scudo dell’immunità parlamentare). Ma è l’unico inadatto al ruolo di governo e maggioranza? È una mela marcia in mezzo a una pletora di Adenauer? Meloni, che già di per sé non è un genio, si circonda (deliberatamente e non sotto coercizione) di statisti (?) che farebbero già fatica ad amministrare con efficacia un condominio. Scorrete la lista di ministri, vice e sottosegretari: quanti ne trovate di “accettabili”? Guardate i nomi di deputati e senatori meloniani: quanti vi sembrano all’altezza? Ci sono quelli che dovevano già essere allontanati per la (dimenticata) “questione morale ”: su tutti Santanchè, Sgarbi, Delmastro, Lollobrigida e Durigon. I professionisti della (cosiddetta) gaffe: Piantedosi, Pichetto Fratin, Valditara. Ci sono quelli che non appena aprono bocca attentano ai nostri neuroni: Donzelli, Roccella, Montaruli eccetera. Ora, di grazia: se per onestà intellettuale (e concessione al benaltrismo) possiamo affermare convintamente che sono decenni che la politica si sputtana da sola, possiamo al tempo dire che i meloniani incarnano al meglio il peggio del peggio della “politica” nostrana?

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