SENZA CONTROPOTERI IL POTERE È “ASSOLUTO, SEGRETO E ARTIFICIALE” da IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
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SENZA CONTROPOTERI IL POTERE È “ASSOLUTO, SEGRETO E ARTIFICIALE” da IL MANIFESTO

Senza contropoteri il potere è assoluto, segreto e artificiale

Vincenzo Vita  12/11/2025

Ri-mediamo La rubrica settimanale su media e società. A cura di Vincenzo Vita

È in corso di discussione alla Camera dei deputati una significativa mozione sui temi della libertà di informazione a prima firma Cafiero De Raho con un lungo elenco a seguire rappresentativo dei gruppi di opposizione. Dopo un’ampia premessa, il testo chiede un impegno al governo su 14 punti: dalla applicazione delle normative europee, alla tristissima vicenda del ricorso alle querele temerarie (con la richiesta ai singoli componenti degli alti scranni di rimettere quelle presentate), al recepimento della direttiva anti-Slapp (Ue, 2024/1069) oggi omessa, alla revisione della vetusta legge sulla diffamazione, all’accertamento sull’utilizzazione dei sistemi di spyware, alla garanzia contro l’ingerenza dell’Esecutivo come è avvenuto nel caso inquietante che ha toccato Report con una sanzione spropositata comminata dal Garante dei dati personali con chiare commistioni in salsa nerastra. Sullo sfondo sta la questione clamorosa della messa in soffitta dell’European Media Freedom Act (EMFA), che impone una radicale riforma della Rai. Ma il dibattito presso la competente commissione del Senato è fermo e non si vede la luce in fondo ad un tunnel ormai pluriennale.

L’Italia è in infrazione ed è lecito chiedersi perché la Commissione di Bruxelles non abbia ancora battuto un colpo. Per ora, almeno. Strano, perché l’EMFA è un Regolamento già in vigore -sulla questione dell’indipendenza dei servizi pubblici- dallo scorso 8 agosto. E non sono mancati i ricorsi diretti alle sedi dell’Unione. Forse, alla mozione è mancata la sottolineatura del contesto.

La tendenza che si aggira per l’Occidente, infatti, è la «democratura», una non molto fonetica crasi di democrazia e dittatura. Se ne parla e se ne scrive con un approccio purtroppo più simile alla commedia che alla tragedia. In realtà, non si può più parlare di primato dello Stato di diritto o di centralità delle assemblee elettive, essendosi il potere arroccato formalmente nei e sui governi a loro volta sottomessi al cosiddetto Deep State di cui sono oggi protagoniste le Tech e le Intelligenze artificiali. Persino le misere e fragili regole introdotte (e non recepite) sulla vastissima materia sono nel mirino.

Il predominio dei gruppi di maggior forza finanziaria e tecnologica sta assumendo connotati pressoché imprevedibili solo qualche anno fa.

È così cambiata la morfologia dell’universo capitalistico e il modello mutuato dalla tradizione borghese e liberale sembra avviato sul viale del tramonto. A farne le spese sono i contropoteri, nello specifico la magistratura e -appunto- l’informazione.

Sulla giustizia è in corso una vera e propria offensiva da parte della destra in Italia e in diversi Paesi dell’Occidente (dagli Stati Uniti, alla Polonia, all’Ungheria), con l’obiettivo evidente di impedire che i giudici possano indagare sulle attività dei gruppi dirigenti. Non si comprenderebbe altrimenti lo stillicidio degli attacchi rivolti soprattutto alla magistratura che svolge indagini contro la criminalità organizzata. E ancor meno si sarebbe caparbiamente voluta una modifica costituzionale sulla presunta separazione (una fake, perché c’è di fatto con il decreto dell’ex ministra Cartabia) delle carriere tra soggetti inquirenti e giudicanti, che altro non è che il preludio della messa sotto il controllo dell’Esecutivo dei pubblici ministeri. La modifica richiede il referendum confermativo, tipico esempio in questo caso di «populismo dall’alto» visto che la domanda cui si richiede di rispondere è solo un espediente per ottenere il via libera verso l’effettiva operazione sottesa: l’avvicinamento all’età del premierato. A reti unificate.

Ma dopo la mozione ( non sarà votata neppure in settimana), che si aspetta a costruire un appuntamento nazionale che voglia essere -nel tracciato della Via Maestra promosso dalla Cgil con numerose associazioni- un urlo drammatico volto a far intendere come un Potere senza bilanciamenti è il ritorno in altri abiti allo spirito e alla prassi del buco nero del Novecento?

Le mozioni sono utili, ma siano propedeutiche ad una nuova stagione di lotte.

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