“SE IL GOVERNO SCRIVE I DECRETI, NOI SCRIVEREMO UN’ALTRA STORIA” da IL MANIFESTO
«Se il governo scrive i decreti, noi scriveremo un’altra storia»
Movimenti A Roma l’assemblea nazionale contro il dl sicurezza. Verso il grande corteo del 31 maggio. Dopo la forzatura del governo, la rete A Pieno Regime si prepara alla mobilitazione
Questa mattina alle 10, all’Arci nazionale di via dei Monti di Pietralata a Roma, si riunisce la rete A Pieno Regime, che si batte ormai da quasi un anno contro il disegno di legge sulla sicurezza. Il testo è stato poi trasformato con una forzatura istituzionale in decreto proprio per evitare i rilievi delle opposizioni e per cercare di depotenziare il peso delle mobilitazioni. L’accelerazione ha motivato collettivi, associazioni, organizzazioni e centri sociali nell’andare avanti e a indire un corteo nazionale per il 31 maggio.
«Il decreto cambia tutto e non cambia nulla – affermano – La lotta si fa più dura, per questo più necessaria. Contro questo governo neofascista, contro le politiche repressive, contro l’economia di guerra; per un’alternativa dal basso, per immaginare e costruire una società diversa». Ed ancora una volta, in difesa delle libertà e del diritto al dissenso rivendicazioni materiali e garanzie costituzionali, perché quella che viene indicata come svolta autoritaria del governo Meloni tiene insieme questione sociale e questione democratica. Sarà inevitabile che questa scadenza incontrerà anche la campagna referendaria su lavoro e cittadinanza, altra occasione che apre uno spazio politico e di intervento sociale in cui diritti civili e sociali appaiono per quello che sono: inevitabilmente intrecciati come sono intrecciate esistenza quotidiana e lavoro, democrazia e qualità della vita.
ECCO PERCHÉ già nelle piazze dello scorso 25 aprile molti hanno scelto di caratterizzare la loro presenza per ribadire l’opposizione al dl sicurezza. Ed ecco perché la rincorsa verso la mobilitazione del 31 è cominciata con un appello molto netto di più di duecento giuristi cui hanno aderito diverse migliaia di persone e le camere penali. Il documento definisce il decreto «l’ultimo anello di un’ormai lunga catena di attacchi volti a comprimere i diritti e accentrare il potere» e denuncia «gravissimi profili di incostituzionalità, il primo dei quali consiste nel vero e proprio vulnus causato alla funzione legislativa delle camere, attraverso un plateale colpo di mano del governo».
Poi è arrivato il digiuno a staffetta lanciato da A Buon Diritto, Acli, Antigone, Arci, Cgil, Cnca, Forum Droghe, L’Altro Diritto, La Società della Ragione, Ristretti Orizzonti. «Vogliamo solidarizzare con tutte e tutti coloro che stanno già subendo le conseguenze violente del dl sicurezza – spiegano i promotori dell’iniziativa che si concluderà proprio alla viglia della piazza del 31 – E vogliamo allargare al massimo il fronte della protesta per l’attenzione ai diritti civili, umani e democratici che questo decreto, presentando evidenti profili di incostituzionalità, mette in discussione».
TRA QUELLI che hanno dovuto per primi testare la compressione del diritto al dissenso ci sono gli attivisti e le attiviste di Extinction Rebellion, che nei giorni scorsi hanno messo in piedi una piccola campagna di primavera contro il regime di guerra, per la transizione ecologica e in difesa della libertà dei movimenti manifestando davanti al ministero della difesa, occupando l’ingresso della sede di Leonardo, società a controllo pubblico coinvolta nella produzione di armamenti e presentandosi direttamente davanti al ministero della giustizia. Tutte proteste integralmente nonviolente ma finite con l’intervento degli uomini in divisa, che in più occasioni hanno calcato la mano, e con fermi di polizia e denunce.
CALENDARIO parlamentare alla mano, il decreto dovrebbe arrivare in aula alla camera qualche giorno prima della grande manifestazione del 31. Per quella data le reti si stanno organizzando per rendere palese il loro dissenso. Che poi si concentrerà sulla scadenza del corteo, che si prevede enorme (già a dicembre 2024 in piazza a Roma furono centomila) e rumoroso, con carri musicali e la presenza del popolo antiproibizionista. «Non siamo alla fine – dicono ancora dalla rete A Pieno Regime – Siamo solo all’inizio. E se loro scrivono i decreti, noi scriveremo un’altra storia. Fermeremo il piano autoritario e le manovre antipopolari del governo Meloni: nelle piazze, nei territori, nella lotta quotidiana per una democrazia vera, sociale, radicale».
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