REVELLI: “DALLA GUERRA AL PATTO CON RENZI. NON È TEMPO PER GLI EQUILIBRISMI” da IL FATTO
Marco Revelli: “Dalla guerra al patto con Renzi. Non è tempo per gli equilibrismi”
L’opposizione che arranca – “Si oscilla tra contraddizioni, imbarazzi, paure Quest’incapacità di scelta è insopportabile”
Tommaso Rodano 1 Settembre 2024
Revelli, ieri il governo ha combinato un pasticcio sulle armi all’Ucraina, tradendo le divisioni (peraltro note) tra la Lega e gli altri alleati.
C’è un vento di follia che soffia nel campo euroatlantico. Le dichiarazioni di figure come Borrell, Von der Leyen, Metsola sono così deliranti che riescono persino a far sembrare ragionevole uno come Salvini. È una tragedia, lo dico sinceramente: se mi fermassi al flash del Consiglio dei ministri di ieri e non conoscessi la biografia di Salvini, verrebbe paradossalmente da dire “per fortuna che Salvini c’è”; almeno una voce di dissenso rispetto a una deriva distruttiva e autodistruttiva. Diciamolo in altro modo: è in corso quello che Lukács, in un testo filosofico fondamentale, definiva “la distruzione della ragione”. Ha raggiunto il cuore d’Europa. Non ci si rende neppure più conto del pericolo che si va costruendo giorno per giorno.
Ebbene, dall’opposizione di centrosinistra non si è levata una voce. Le uniche dichiarazioni sono state degli ultrà atlantisti del Pd (da Picierno a Quartapelle) per chiedere ancora più bellicismo.
Questo è l’altro corno della tragedia: l’imbarazzante ignavia di buona parte di coloro che dovrebbero contrastare questa deriva distruttiva. Invece oscillano tra contraddizioni, imbarazzi, incertezze, paure. Mancanza di pensiero. Picierno e gli altri hanno varcato un confine, criticando l’avversario politico sull’unico terreno su cui non avrebbero dovuto farlo: il rifiuto di politiche belliche devastanti e anticostituzionali. È davvero contraddittorio fare l’elogio della Costituzione più bella del mondo quando si promuove il referendum contro l’autonomia e poi ignorare l’articolo 11, una delle pietre miliari della Carta.
Ieri Goffredo Bettini ha contestato la leadership del Pd con un intervento su questo giornale. Per Bettini “il Pd deve uscire da un certo equilibrismo diplomatico e imboccare la strada maestra della pace e della trattativa”. E poi “rompere con un atlantismo durato troppo, riconquistando autonomia nell’arena globale”. Che ne pensa?
È una boccata d’ossigeno per chi osserva con sofferenza questa deriva del principale partito della sinistra. Bettini dice una cosa verissima: l’umanità pare abbia perduto la percezione della storia. Il suo è un richiamo alla vocazione pacifista della migliore sinistra del novecento: non un pacifismo integrale, ma politico, che sapeva coniugarsi con quello etico del mondo cattolico. Quella sinistra, che in Italia fu anche maggioritaria, ha saputo prendere posizioni nette sul Vietnam e fino alla seconda guerra del Golfo. Non dimentico le posizioni degli ingraiani del Pci sulla Prima guerra del Golfo: era difficilissimo, ma Pietro Ingrao seppe tenere fermo quel timone che aborriva la guerra come il male assoluto. Mi pare che Bettini recuperi questa tradizione e anche quel senso d’urgenza: non c’è tempo da perdere. Purtroppo mi pare che sia una voce nel deserto. Invece servirebbe un coro.
Bettini (senza nominarla) critica l’equilibrismo di Schlein. È lo stesso equilibrismo che ha permesso a Matteo Renzi di riprendersi il centro della scena mediatica quest’estate?
Lo chiamerei cerchiobottismo. Non è un caso che i renziani si siano fatti molto sentire a favore delle politiche belliciste (sia i renziani che hanno seguito Renzi, sia quelli rimasti nel Pd). C’è una sorta di simpatizzante corteggiamento nei confronti di questa figura. E invece chi lo conosce, lo schiva. Loro l’hanno conosciuto bene, dovrebbero sapere il potenziale distruttivo di cui è portatore. L’atteggiamento su Renzi è il distintivo dell’incapacità di scegliere. Dante li metterebbe forse nel girone degli ignavi.
Schlein rischia di bruciare il credito conquistato con il successo alle Europee?
Questi non sono tempi per l’equilibrismo: il funambolo danza su un filo che rischia di spezzarsi da un momento all’altro. È invece tempo di chiarezze, questa incapacità di scelta è insopportabile. Specie nei confronti di chi, come Renzi e i suoi, ha sostenuto e continua a sostenere giunte di destra e ha votato a favore di cariche come l’attuale presidente del Senato. Pensiamo alla giunta di Bucci a Genova o ad altre realtà nelle quali Italia Viva è in maggioranza coi neofascisti.
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