“OVERSHOOT DAY E OCEANI HOT” da IL FATTO e IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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“OVERSHOOT DAY E OCEANI HOT” da IL FATTO e IL MANIFESTO

Earth overshoot day, siamo ben lontani dall’equilibrio con le risorse del pianeta

Ugo Bardi  02/08/2023

In mezzo a tante cose che ci stanno capitando addosso, fra guerre, estati torride e chicchi di grandine grosse come palloni da calcio, arriva anche lo “overshoot day” (il giorno del superamento). Ci dice che stiamo facendo qualcosa di sbagliato, anzi, di parecchio sbagliato. Però mi sa che se chiediamo al primo che passa cosa vuol dire esattamente “overshoot day” troveremo che il concetto non è proprio che sia chiarissimo nella percezione pubblica.

Allora, cos’è questo overshoot day? Su Wikipedia, trovate scritto che è “il giorno in cui gli esseri umani hanno consumato una quantità di risorse uguale a quella prodotta dal pianeta Terra in un intero anno.” Ma cosa vuol dire? Fra le altre cose, il concetto di “overshoot” non esiste nelle scienze economiche standard, dove si tende invece ad assumere che la domanda e l’offerta di un certo bene o risorsa tendono ad arrivare a un equilibrio.

La faccenda si capisce bene se andiamo a considerare degli esempi pratici, in particolare il caso dell’economia delle risorse ittiche. Vi può incuriosire sapere che il primo a descrivere questo argomento fu il matematico italiano Vito Volterra che negli anni 20 del Novecento si era trovato a essere il suocero di uno studioso della fauna ittica, Umberto D’Ancona. Quest’ultimo aveva studiato come la riduzione del numero dei pescatori, molti dei quali arruolati per la Prima guerra mondiale, aveva influenzato le popolazioni dei pesci dell’Adriatico. Dai dati del suo genero, Volterra aveva sviluppato un modello matematico che forse vi è capitato di incontrare se avete studiato biologia. E’ il modello detto di “Lotka-Volterra” che include il nome di Alfred Lotka, un ricercatore americano che aveva studiato argomenti simili.

L’umanità ha già consumato tutte le risorse del Pianeta per quest’anno: è l’Overshoot Day. Ma i modi per cambiare rotta ci sono: eccoli

Molto più tardi io e i miei collaboratori abbiamo dimostrato come il modello di Lotka-Volterra si possa usare ancora oggi per descrivere come le aziende ittiche tendano a sovrasfruttare le risorse di pesce, andando in overshoot e distruggendole (qui il link uno dei nostri articoli sull’argomento). Succede molto spesso, fin dal tempo della caccia alla balena nell’800, quando Melville scriveva il suo Moby Dick. I pescatori pescano tutto quello che possono, ma se si pescano più pesci di quanti ne nascono alla fine non ne rimangono più. E’ una cosa che mia suocera, buonanima, descriveva con il vecchio detto fiorentino “leva e non metti fa la spia”

Il modello di Lotka-Volterra è una di quelle cose apparentemente semplici che però ci fanno capire il funzionamento profondo di quei sistemi che chiamiamo “complessi”. Tanto per dirne una, equazioni simili (anche se più dettagliate) sono state usate per il modello dei “Limiti dello Sviluppo” proposto nel 1972 da un gruppo di ricercatori affiliato al Club di Roma. I risultati di quello studio ci illustrano in modo grafico come funziona l’overshoot su larga scala. Molto semplicemente, l’economia umana si comporta come un predatore in un ecosistema, oppure come una di quelle aziende di pesca che distruggono i banchi di pesce che sfruttano.

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Il risultato è che per un certo periodo l’economia riesce comunque a campare sfruttando risorse che non si possono ricostituire. E’ un po’ come una persona che vive di rendita senza accorgersi che sta consumando un capitale che poi non potrà più ricostituire. Ed è quello che stiamo facendo come genere umano. A un certo punto le risorse rimanenti non riescono più a sostenere la crescita. Arriva allora un declino molto rapido che alle volte viene chiamato il “Dirupo di Seneca”.

Secondo i risultati dei “Limiti dello Sviluppo,” il punto in cui non saremmo più stati in grado di crescere in overshoot doveva arrivare all’incirca entro i primi due decenni del ventunesimo secolo. Forse ancora non ci siamo ancora esattamente, ma mi sa che ci siamo molto vicini. E questa è l’essenza del “giorno del superamento”, una data che ci ricorda quanto siamo lontani da una condizione di equilibrio con le risorse che il nostro pianeta può produrre. Ma, come sempre, queste ricorrenze arrivano una volta l’anno e sono presto dimenticate. E allora andiamo avanti così, ci penserà la realtà a rimettere le cose a posto. Ma non è detto che sarà una cosa piacevole.

Oceani hot: «Ondate di calore record fuori stagione»

L’allarme del Copernicus Marine Service dell’Unione europea

Redazione  05/08/2023

In un trend di ascesa continua dai primi di giugno, la temperatura degli oceani ha toccato questa settimana il record storico di 20,96 gradi centigradi. Mai così alto dal marzo 2016 quando il termometro registrò 20,95° C. Il dato – riportato dal sito della Bbc Science&environment – cita il monitoraggio del clima effettuato da Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell’Ue.

Secondo i fisici oceanografi del Copernicus Marine Service – servizio che, per autodefinizione, «svolge un ruolo cruciale nel monitoraggio delle ondate di caldo nel Mediterraneo, in particolare all’interno delle aree marine protette» – si tratta di un record assoluto, almeno da quando esistono database specifici, avviati quasi un secolo fa. E il dato è tanto più preoccupante perché di solito il picco termico degli oceani si registra nel mese di marzo. Gli scienziati si aspettano quindi, per via probabilistica, che tra otto mesi le temperature possano registrare altri record.

Il picco di calore peggiora con l’effetto serra, spiegano gli oceanografi di Copernicus: «Più bruciamo combustibili fossili, più aumenta la quantità di calore in eccesso che gli oceani dovranno assorbire, e questo farà sì che servirà più tempo per stabilizzarli e riportarli al punto in cui erano», ha riferito alla Bbc la ricercatrice Samantha Burgess.

In particolare, il fenomeno si evidenzia nel Mar Mediterraneo dove le temperature record sono state raggiunte l’anno scorso: «Le ondate di caldo marino nel Mar Mediterraneo sono direttamente collegate al rapido riscaldamento della regione – si legge nel report del programma di osservazione europeo pubblicato due giorni fa – Come evidenziato nell’ultimo Copernicus Ocean State Report 6, la regione del Mediterraneo si è riscaldata a un ritmo superiore alla media globale da quando sono iniziate le registrazioni satellitari negli anni ’80. Inoltre, secondo il rapporto dell’Ipcc dell’Onu sulla regione mediterranea, l’intensità, il numero e l’area totale interessata dalle temperature estreme continueranno ad aumentare in uno scenario di riscaldamento globale». Secondo gli oceanografi di Mercator Ocean International, i mesi estivi del 2022 sono stati i peggiori. «Tra maggio e agosto del 2022, tutte le acque del Mar Mediterraneo occidentale e della regione hanno registrato almeno un Mhw (Marine Heatwaves, ondata di calore marino, ndr), superando gli eventi precedenti nella regione in termini di intensità, durata e impatto totale sulla superficie».

Le conseguenze di un tale fenomeno sono importanti: «L’oceano funge da regolatore climatico vitale, svolgendo un ruolo fondamentale nel mitigare l’impatto delle attività umane sull’ambiente. È responsabile dell’assorbimento di circa il 90% del calore in eccesso prodotto dalle attività antropiche. Questo calore assorbito – sottolinea lo studio di Copernicus – viene successivamente distribuito globalmente attraverso le correnti oceaniche, rilasciandone una parte nell’atmosfera e consentendo al resto di penetrare negli strati più profondi dell’oceano. Tale processo è fondamentale per mantenere l’equilibrio del sistema climatico del nostro pianeta. Tuttavia, questo processo sta mettendo a dura prova il nostro ambiente. Le conseguenze includono l’assottigliamento del ghiaccio marino e delle piattaforme di ghiaccio, gravi impatti sulle specie e sugli habitat marini e un preoccupante aumento degli eventi meteorologici e climatici estremi, come le ondate di caldo marino». Senza parlare dell’impatto sulle specie animali e vegetali marine.

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