“NETANYAHU COSÌ SPOSTA L’ATTENZIONE DA GAZA: LÌ LA SITUAZIONE È ORRIBILE” da IL FATTO e PROSSO
“Netanyahu così sposta l’attenzione da Gaza: lì la situazione è orribile”
Ori Goldberg, Analista – “La sinistra non contrasta più Bibi perché l’opinione pubblica crede nei risultati”
Sabrina Provenzani 27 Ottobre 2024
“Questo attacco è un tentativo di distogliere l’attenzione da Gaza e dal Libano, dove Israele ha avuto una settimana orribile”. Ex ricercatore alla Lauder School of Government, Diplomacy and Strategy di Herzliya, dopo il 7 ottobre Ori Goldberg ha lasciato l’accademia e oggi è analista indipendente sui rapporti fra Israele, dove vive, e Iran.
Qual è la sua analisi dell’attacco israeliano in Iran?
Ha sancito ciò che era già noto: Israele può penetrare nello spazio aereo iraniano ed effettuare attacchi mirati su installazioni specifiche. Ci si chiede dove fosse questa precisione a Gaza… Certo, Israele ha varcato una soglia politica ammettendo pubblicamente per la prima volta la paternità di un attacco in territorio iraniano, con titoli giornalistici e annunci ufficiali. A parte questo, non credo sia stato stabilito alcun precedente. La sensazione generale è che entrambe le parti non siano interessate a superare alcuna soglia, che entrambe le parti abbiano qualcosa da guadagnare da attacchi controllati e limitati. Questo attacco non fa nulla per migliorare la sicurezza di Israele, ma ha preparato il terreno per il prossimo round. È un ciclo di rappresaglie iniziato ad aprile, in un modo quasi coreografato e che non penso sfoceranno in una guerra totale, perché nessuno degli attori coinvolti, compresi i paesi arabi e gli Usa, vogliono una escalation. Semmai è un tentativo da parte dell’amministrazione Biden/Harris di apparire dura per procura, ora che stanno concentrando molti dei loro sforzi nel raggiungere i repubblicani che non amano Trump.
In Iran sembra sia in corso un tentativo di sminuire l’impatto.
Ogni attacco israeliano mette in evidenza la distinzione tra chi crede che il futuro dell’Iran sia cercare di affermarsi come partner produttivo in Medio Oriente, in Asia occidentale, a livello globale, e chi pensa sia adottare e mantenere una posizione ostile nei confronti di un ordine mondiale a guida americana. E a ogni attacco ciascuna delle parti si sente rafforzata. Ma ora sembra esserci un ampio consenso contro un’escalation, almeno fino alle elezioni americane, perché l’Iran vuole vedere dove si dirige la regione e crede che non verrà presa alcuna decisione fino ad allora. E Teheran è sempre stata molto, molto più brava di Israele a giocare a lungo termine. Credo che i recenti sviluppi a Gaza e in Libano siano un incentivo per l’Iran a fare il meno possibile: sia Hezbollah che Hamas sembrano cavarsela particolarmente bene sul terreno. Anche se Israele si è vantato di aver decimato le scorte di razzi e missili e malgrado l’eliminazione dei vertici, Hezbollah sembra essere in grado di mantenere l’attuale ritmo di lancio di decine di razzi e missili al giorno verso Israele, che si rivela impreparato.
Internamente Netanyahu ne esce rafforzato?
È complesso. Netanyahu vuole la guerra permanente, che però non si può vincere con milizie come Hamas e Hezbollah. Finora la sinistra e il centrosinistra, che ovviamente non lo amano, hanno operato secondo l’idea che tutto ciò che devono fare è continuare a condannarlo, limitarsi a insistere su quanto sia cattivo, un po’ come i Democratici per la retorica anti-Trump, e finché lo fanno, possono ignorare la guerra, il genocidio, gli effetti dannosi delle ostilità in Israele. Ma nell’ultima settimana voci di spicco del centrosinistra hanno iniziato a dire: non possiamo continuare a pensare che il pubblico capisca che Netanyahu è cattivo. Dobbiamo riconoscere i suoi successi di guerra e che ha cambiato la realtà strategica di Israele. L’opinione pubblica crede che abbia ottenuto molti risultati. Quindi dobbiamo partire da questa premessa, che la narrazione di Netanyahu è stata accettata da coloro che si considerano i suoi più strenui oppositori.
I richiami internazionali, guidati dagli Usa all’Iran di evitare una risposta che funzione hanno?
Da una parte credo ci sia un sincero desiderio di evitare un’escalation. E da questo punto di vista la condanna di Israele da parte dell’Arabia Saudita, e i rapporti diplomatici in corso con Teheran, sono un vero terremoto. Ma c’è un livello ulteriore, molto interessante. Nel suo primo discorso dopo il 7 ottobre Biden si rivolse all’Iran: ‘Chiunque pensi di essere coinvolto, ho una parola per voi: non fatelo’. Ora chiedere all’Iran di non intensificare è un riconoscimento della legittimità dei suoi interessi e del suo diritto alla ritorsione. Va ricordato che Usa ed Europa non hanno mai chiuso il canale con gli iraniani.
I giganteschi “aiuti segreti” di Washington alla guerra genocidaria di Israele contro Gaza
PROSSO Ott 25, 2024
A leggere la “grande stampa” di casa nostra e non solo, l’amministrazione americana, in Medio Oriente, sarebbe tutta intenta a proporre tregue e piani di pace (di questi giorni quello per il Libano, rigettato dal governo di Beirut perché implicante la balcanizzazione del paese a favore degli israeliani). Non passa quasi giorno che non si racconti la storiella dei dissidi tra Casa Bianca e Netanyahu, il puledro imbizzarrito a cui lo Zio Sam vorrebbe porre le briglie. Solo per dirne una, il primo dei testi inviati ieri [24 ottobre] da Limesonline ai suoi abbonati è titolato: “Blinken sollecita Netanyahu sugli aiuti umanitari a Gaza”… ma che bravo lui e i suoi superiori Genocide Joe&Kamala!
Avete il sospetto che tale narrazione sia una fiction? e che, mentre nella diplomazia ufficiale il piede di Washington preme il freno, in quella segreta sia invece fermamente posizionato sull’acceleratore della guerra? Ecco un report che può darvi molti elementi utili:
Fai clic per accedere a Costs%20of%20War_US%20Support%20Since%20Oct%207%20FINAL%20v2.pdf
Il rapporto viene dalla Brown University, una delle più antiche e prestigiose Università private degli USA, non esattamente una sentina di antisemiti:https://it.wikipedia.org/wiki/Universit%C3%A0_Brown
Ne vien fuori, ad esempio, che dal 7 ottobre 2023 alla fine di settembre 2024, gli Stati Uniti hanno fornito a Israele almeno 22,76 miliardi di dollari di aiuti (è quasi il PIL del Libano; dal computo vanno esclusi gli ultimi finanziamenti per la guerra nel paese dei Cedri). La lista degli equipaggiamenti forniti – fanno sapere i ricercatori – è incompleta in quanto Pentagono e Dipartimento di Stato non hanno mai fornito una lista esauriente. Parliamo di 100 invii di armamenti, [almeno] 57.000 proiettili di artiglieria, 36.000 munizioni per cannoni, 20.000 fucili, 13.981 missili anticarro, e 8.700 bombe da 82.500 libbre.
Le forniture belliche ad Israele sono iniziate nel 1959 e i presidenti democratici sono i maggiori sponsor di questa panoplia. Secondo lo studio dal 1959 a oggi gli Usa hanno elargito a Israele, a fini militari, ben 251,2 miliardi di dollari, ma quello dell’ultimo anno è stato il pacchetto più ingente.
Il colonialismo sionista e lo Stato d’Israele, questa la morale, crollerebbero rapidamente senza l’appoggio dell’imperialismo americano (e, naturalmente, anche di quello degli stati dell’Unione europea, l’Italia ben posizionata nel mazzo).
Alessandra Fava, su AfricaNews, ha scritto una sintesi del rapporto che riteniamo valga la pena di riprendere. Questo il link dell’originale:
No Comments