L’TALIA CHE IGNORA STRANAMORE da IL FATTO
Bombe su Mosca: l’Italia che ignora Stranamore
RANIERO LA VALLE 3 AGOSTO 2023
Zelensky ha bombardato Mosca, attaccando due edifici, apparentemente due torri nel centro della città. Ha detto che in tal modo la guerra sta arrivando in Russia, sui suoi centri simbolici e sulle basi militari, e che questo “è un processo inevitabile, naturale e assolutamente giusto”.
Il suo errore, devastante e assolutamente irragionevole, sta in ciò, che il corso di una guerra non è affatto un processo naturale. Ci sono eventi in essa che sono imprevedibili e tanto meno inevitabili e che sono capaci di produrre conseguenze epocali. Pearl Harbour provocò la trasformazione della guerra europea nella Seconda guerra mondiale. Hiroshima e Nagasaki provocarono il passaggio dalla guerra convenzionale alla guerra atomica e fondarono le relazioni tra gli Stati nei decenni successivi sulla minaccia nucleare e l’equilibrio del terrore. L’attacco alle Due Torri di New York produsse la lotta globale contro il terrorismo e contro un assortimento di “Stati canaglia” e il passaggio della strategia militare americana dal concetto di difesa e di risposta a un’aggressione al concetto della prevenzione e dell’offesa come la miglior difesa. E questa “dottrina” fu poi consacrata in tutte le successive “strategie della sicurezza nazionale degli Stati Uniti” e nell’idea che tale sicurezza sta nel dominio del mondo.
Oggi non c’è più bisogno, per attaccare due torri nel cuore delle capitali avversarie, di sacrificare terroristi che si impadroniscano di aerei di linea e li dirottino: ci sono i droni comandati a distanza, che non costano nemmeno lo stress psicologico del distruggere e dell’uccidere.
Nella guerra in corso, un evento di questo tipo può provocare conseguenze imprevedibili. Credevamo che il Dottor Stranamore fosse soltanto un film; non è così. Putin ha sbagliato i suoi calcoli, voleva fare una “operazione militare speciale” e non una guerra, ma il Paese attaccato e tutto lo schieramento avversario, divenuto sempre più forte, ha preferito la guerra e la vuole fino alla vittoria. Oggi il bombardamento di Mosca rimuove gli ultimi vincoli a una guerra controllata, mette in gioco la popolarità di Putin come capace di difendere il suo Paese, eccita i generali dissenzienti, critici sulla condotta circospetta della guerra, dà ragione a Prigozhin, può costringere la Russia a una reazione disperata e causare la novità di una guerra civile mondiale: dissimile, ma non in meglio, dalla stessa guerra nucleare.
Noi, come tutti gli alleati minori dell’Ucraina, non abbiamo alcun controllo su questo processo, ma vi siamo esplicitamente coinvolti. Poiché le armi che noi mandiamo in regalo all’Ucraina sono secretate si potrebbe perfino pensare o potrebbero dirci che i droni che hanno bombardato Mosca li abbiamo forniti noi. E in tutto ciò l’opinione pubblica è plagiata, il Parlamento tace e il governo acconsente.
Resta il presidente della Repubblica: la guerra dipende da lui. Potrebbe dire a Giorgia Meloni, e magari al Parlamento, che la politica estera dell’Italia non è fatta solo dell’intimità con gli Stati Uniti, ma anche dei rapporti con la Russia, la Cina, la Palestina, la Tunisia; che qui c’è un rovesciamento della politica estera italiana; e che questo non dovrebbe essere deciso solo dal governo o addirittura, dato che il ministro degli Esteri non sembra interessarsene più di tanto, solo dalla presidente del Consiglio.
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