L’ANNO NUOVO E IL VECCHIO “SCANDALO” DELLA STORIA da IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
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L’ANNO NUOVO E IL VECCHIO “SCANDALO” DELLA STORIA da IL MANIFESTO

L’anno nuovo e il vecchio «scandalo» della Storia

Frammenti C’è chi di responsabilità ne ha più di altri: quelli che comandano, quelli che giustificano, quelli che sanno subito chi assolvere e chi condannare

Goffredo Fofi  04/01/2025

La fine d’anno è il tempo dei bilanci, l’inizio d’anno quello dei buoni propositi (ah, le letterine che un tempo i bambini buoni leggevano a tavola il primo di gennaio promettendo di essere più bravi, di mettere giudizio!)

È anche il tempo di contare i morti, e ogni anno sono tanti ma tanti, conosciuti e soprattutto sconosciuti. E questi ultimi sono sempre troppi, e il lutto per loro si finisce per nasconderlo nel fondo della coscienza, perché: chi sono essi per noi? Sì, continuiamo a ripeterci che l’umanità non merita di sopravvivere, come ha scritto anni fa uno scrittore francese nostro contemporaneo, ma poi contare i morti, guardare in tv o sui giornali le foto che arrivano da più parti del mondo, sempre piene di morti e di feriti e di bambini piangenti o, peggio, di cadaveri di bambini può anche renderci furiosi contro il dominio del male, contro l’assurdo del male. E si pensa a un altro scrittore, un poeta inglese di qualche secolo addietro, che ha scritto «non chiedere mai per hi suona la campana, / essa suona per te». E si pensa ai ritratti di «uomini in rivolta» di Camus.

Per alcuni, così tanti lutti e massacri sono la prova della non-esistenza di Dio, ovvero degli inarrestabili trionfi di Satana, che si dimostra più forte di qualsiasi Dio. Dobbiamo dunque limitarci a considerare il giusto e l’ingiusto, il bene e il male, con i poveri occhi della nostra limitata comprensione «storica», cercando affannosamente di distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è, e ben sapendo che ciò che è giusto per noi può essere ingiusto per altri. «Il tragico nella vita», diceva un grande francese, «è che tutti hanno le loro ragioni». Ma si potrebbe anche dire il contrario: che tutti hanno le loro colpe, le loro responsabilità.

E c’è chi di responsabilità ne ha più di altri: quelli che comandano, quelli che giustificano, quelli che sanno subito chi assolvere e chi condannare. Si segue con un assoluto senso di impotenza la Storia con la maiuscola, «lo scandalo che dura da diecimila anni», cercando tuttavia di stabilire chi è nel giusto e chi non lo è, e fino a che punto si è nel giusto e nell’ingiusto, e quando finisce il dritto e comincia il torto, nonostante il «legno storto» che tutti siamo.

Legno storto sì, diceva un onesto teologo, e però si ha il dovere di «incedere eretti». «Non giudicare» ci insegnarono altri, ma tuttavia giudicare bisogna, pur con fatica. E sapendo che al giudizio deve seguire l’azione: e qui, di nuovo, in assenza di guide sicure (di gruppi e di partiti di cui fidarci, di cui far parte, e di degni maestri) capire e giudicare è faticoso, nella ricerca di un Vero che sia anche Giusto. Ché tuttavia se il Giusto è confuso l’Ingiusto è evidente. Anche dalle parti del Medio Oriente, o dell’Oriente lontano.

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