LA STORIA SI RIPETE SEMPRE 2 VOLTE. MA STAVOLTA SARÀ UN FARSA? da IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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LA STORIA SI RIPETE SEMPRE 2 VOLTE. MA STAVOLTA SARÀ UN FARSA? da IL FATTO

Conservatori senza strategia e l’estrema destra galoppa

GERMANIA ALLA PROVA DELLE URNE – L’ondata nera. I recenti risultati delle elezioni in Baviera e Assia dimostrano che la Repubblica federale non è più esente dalla rapida ascesa degli “ultra”. Ma Cdu/Csu sono più che mai divisi sull’atteggiamento da adottare al riguardo

 THOMAS SCHNEE  16 OTTOBRE 2023

Elezione dopo elezione, il partito tedesco di estrema destra, l’AfD, Alternative für Deutschland, (Alternativa per la Germania), fa un passo avanti nel suo percorso verso la “normalizzazione”. Anche l’accesso al potere si fa sempre più vicino. “È interessante notare che, quanto più radicali diventano i responsabili e il posizionamento dell’AfD, tanto più le persone lo considerano un partito democratico come gli altri – osserva Johannes Hillje, consulente politico –. È indispensabile che le forze democratiche mettano a punto al più presto una strategia per frenare l’avanzata dell’estrema destra”. Lo dimostrano i risultati dei recenti scrutini locali in Baviera e in Assia, lo scorso 8 ottobre, i primi grandi test elettorali dall’elezione del governo federale di Olaf Scholz nel settembre 2021.

In questi Länder, più di tredici milioni di elettori erano chiamati ad eleggere i propri Parlamenti in vista della formazione dei governi regionali. I leader conservatori già in carica sono riusciti a restare al potere, ma spesso portando avanti una campagna elettorale basata anche su argomenti populisti, come è successo in Baviera. Dietro questa apparente continuità, si può notare, da un lato, l’amara sconfitta dei tre partiti al potere a Berlino (i socialdemocratici dell’Spd, i Verdi e i liberali della Fdp), dall’altra, e soprattutto, i forti progressi dell’estrema destra. “Con circa il 18% e il 15% dei voti, l’AfD ha ottenuto i due migliori risultati a delle elezioni regionali nell’ovest della Germania, in Assia e in Baviera”, riassume Johannes Hillje. L’esperto attira l’attenzione sul rischio che una simile dinamica si possa ripetere nei Länder dell’est della Germania. In Sassonia, Turingia e Brandeburgo, dove si voterà nel 2024, l’AfD è già presente nei parlamenti regionali come seconda forza politica dietro ai conservatori. “Una strategia di opposizione offensiva dei conservatori di fronte all’attuale progressione dell’estrema destra? Per il momento non c’è”, conferma il politologo Uwe Jun, docente all’Università di Treviri. I conservatori dell’Unione cristiano-democratica (Cdu) sono loro stessi divisi tra chi sostiene un discorso orientato sempre più a destra, come il segretario del partito Friedrich Merz, e i più moderati, che difendono una dottrina di non-collaborazione, come i ministri-governatori delle regioni Nord Reno-Westfalia, Schleswig-Holstein e dell’Assia. “L’analisi del voto è interessante. L’AfD raccoglie sempre di più l’elettorato conservatore e liberale, ma attira anche gli astensionisti e gli elettori di sinistra delusi dall’SPD e dalla Linke”, analizza il politologo. Uwe Jun ritiene che l’AfD strumentalizza sia i disaccordi che dividono i partiti di governo sia i timori dei tedeschi per il futuro.

“Le persone soffrono per l’inflazione, per l’aumento dei prezzi dell’energia e per le conseguenze della guerra in Ucraina sull’attività economica. Ma non bisogna farsi ingannare dai dati economici. Il fronte tradizionale dell’estrema destra resta soprattutto culturale e ideologico. Tanto sulle questioni migratorie che su quelle energetiche, assistiamo a un rifiuto delle élite liberali al governo che danno l’impressione di essere disconnesse dagli interessi della popolazione. Assistiamo quindi ad un attacco frontale contro questi leader che preferiscono parlare di questioni di genere piuttosto che risolvere i problemi quotidiani della gente comune”, continua Uwe Jun. I conservatori sono più che mai tentati di cavalcare quest’onda populista. “Le persone diventano matte quando vedono che 300.000 richiedenti asilo presenti nel Paese ricevono i sussidi e l’assistenza sanitaria… Che si siedono nello studio medico e si fanno rifare i denti, mentre i cittadini tedeschi non riescono neanche ad ottenere un appuntamento”, ha affermato il leader della Cdu in un dibattito televisivo in piena campagna elettorale. Tutti argomenti senza fondamento. Naturalmente queste parole hanno sollevato proteste anche all’interno del suo stesso partito. Il movimento della “destra sociale” ha reagito dicendo che Friedrich Merz sarebbe stato escluso dalla candidatura del partito alla Cancelleria federale. Da parte sua, Merz si è solo detto spiacente che non sia possibile “discutere di problemi reali”. Il ministro-governatore della Baviera, il conservatore Markus Söder, ha dal canto suo passato buona parte della sua campagna elettorale ad attaccare gli ambientalisti al potere, accusandoli di voler per forza “genderizzare” e “veganizzare” i tedeschi. Hubert Aiwanger, il leader dei Liberi Elettori, un partito rurale che guida la Baviera insieme a Markus Söder, e che in gioventù diffondeva opuscoli antisemiti, ha chiamato, con accenti trumpisti, “la maggioranza silenziosa de Paese” a “riappropriarsi della democrazia”.

“Uno studio della Fondazione Friedrich-Ebert mostra che più del 30% dei tedeschi ritiene che il nostro governo e le nostre istituzioni li stiano ingannando. È preoccupante”, osserva il sociologo Klaus-Peter Hufer, specialista dell’estrema destra. Il ricercatore ricorda che, in sedici anni al potere, la CDU di Angela Merkel si è radicata al centro dello scacchiere politico lasciando campo aperto all’estrema destra. “Da parte sua, l’SPD ha abbandonato il suo tema storico dell’uguaglianza sociale e si è progressivamente allontanato dall’elettorato popolare”, spiega. Nonostante gli errori dei suoi leader, la CDU, primo bersaglio dell’AfD, ha timidamente avviato un dibattito che ricorda quello dei partiti francesi sul “fronte repubblicano” come scudo al Rassemblement national di Marine Le Pen.

“Se l’AfD continua a crescere nelle urne, formare delle maggioranze di governo senza l’estrema destra diventerà sempre più complicato e obbligherà i partiti politici tradizionali a scendere a compromessi. Ne sono capaci? Inoltre, se non ci fosse più scelta, che tipo di cooperazione dovranno adottare con l’estrema destra senza legittimarla? Queste sono alcune delle domande difficili a cui i partiti politici devono rispondere”, sottolinea Klaus-Peter Hufer. “La Cdu deve formulare con chiarezza le sue posizioni, uscire dalla difensiva e difendere i suoi contenuti”, ha sottolineato lo storico Andreas Rödder, presidente della commissione incaricata di elaborare un nuovo programma fondamentale per la Cdu, in un’intervista alla rivista Stern. Il suo obiettivo è di far uscire il partito dal “pragmatismo senza direzione”, dall’“adattamento soft-green” e dal “wokismo” dell’era Merkel. Andreas Rödder ha fissato delle linee rosse molto chiare: la relativizzazione del nazionalsocialismo e il sostegno all’Ucraina nella guerra contro la Russia. Ma secondo lui sarebbe del tutto “normale” se un “governo di minoranza guidato dalla Cdu” dovesse ricorrere talvolta all’AfD “per ottenere la maggioranza”. Da parte sua, la vicepresidente del partito, Karin Prien, rifiuta questa posizione. Secondo lei, le dichiarazioni di Rödder “che non hanno né il sostegno della presidenza del partito né dall’ufficio federale, sono del tutto inaccettabili. È assolutamente escluso che la CDU stringa una qualsiasi collaborazione o si renda dipendente dall’AfD”. Tra i conservatori il dibattito potrebbe diventare molto acceso. Un’accelerazione del partito verso posizioni sempre più a destra, come sembra privilegiare Friedrich Merz, non è affatto sicura. “Hendrik Wüst, Daniel Günther e Boris Rhein, i ministri-governatori delle regioni Nord Reno-Westfalia, Schleswig-Holstein e Assia, sono tutti moderati e sostenitori di una rigida linea rossa con l’AfD, sia sul piano ideologico che in termini di cooperazione – sottolinea Uwe Jun -. Uno come Daniel Günther, per esempio, è pienamente consapevole di quello che è successo alla destra francese”. Va notato tra l’altro che i tre ministri-governatori in questione sono tutti alla testa di coalizioni che uniscono conservatori ed ecologisti, senza che ci siano grossi attriti. Ma gli ecologisti sono stati di recente designati come il nuovo nemico politico numero uno della CDU proprio da Friedrich Merz.

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