LA DOPPIA RAPINA DEL PONTE SULLO STRETTO da IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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LA DOPPIA RAPINA DEL PONTE SULLO STRETTO da IL MANIFESTO

La doppia rapina del ponte sullo Stretto

IL CASO. Al danno al territorio della megastruttura si aggiunge il furto nelle casse di Calabria e Sicilia, che colpisce le poche iniziative del 2024 per ridurre l’impatto ambientale

Tonino Perna  15/12/2023

Alla ricerca disperata di fondi per finanziare la prima tranche del Ponte sullo Stretto senza aumentare ancora il deficit di bilancio, il governo Meloni ha messo le mani sul Fondo di Sviluppo e Coesione relativamente alle quote riservate a Calabria e Sicilia. La compartecipazione delle due regioni meridionali alla costruzione del mitico Ponte sarà per il prossimo anno pari a 1,6 miliardi, se questa decisione verrà mantenuta. La ricaduta sui territori sarà pesante: verranno in gran parte tagliate le risorse previste per le reti fognarie, per le infrastrutture ferroviarie locali, per il contrasto al dissesto idrogeologico, il potenziamento dei servizi sociali nelle aree interne in via di spopolamento.

Perfetto. Questa è la transizione ecologica reale di questo governo. Alla rapina di territorio che comporta questa megastruttura si aggiunge una rapina nelle casse regionali che colpisce le poche iniziative previste per il prossimo anno per ridurre l’impatto ambientale, migliorare la resilienza rispetto agli eventi estremi, potenziare le infrastrutture ferroviarie locali, riequilibrare il territorio regionale tra aree costiere ed interne.

A questo blitz ha risposto stizzito il presidente della Regione Sicilia, il forzista Renato Schifani, mentre il governatore della Regione Calabria, il forzista Roberto Occhiuto, è rimasto in silenzio, almeno per adesso. Non si tratta, come si può intuire, solo di una lotta per la spartizione delle risorse comunitarie, ma di uno scontro tra Forza Italia e la Lega, con FdI defilato, come se non avesse avallato questa decisione. Sulla narrazione mitologica del Ponte che porterà centinaia di migliaia di posti lavoro, solleverà tutto il Sud, attrarrà l’universo mondo di turisti, si gioca tutte le carte Salvini che rischia di perdere il consenso che aveva nelle regioni meridionali a vantaggio degli altri alleati di governo.

Il Ponte come narcotico per addormentare il dibattito sulla famigerata autonomia differenziata che taglierebbe definitivamente le gambe ad un terzo della popolazione italiana. Allo stesso tempo, è proprio in Calabria e Sicilia che rimangono le ultime roccaforti di Forza Italia, che non può permettersi il lusso di arretrare in queste regioni se vuole mantenere il suo peso politico a livello nazionale. Di contro, Salvini deve dimostrare al suo partito, ed a chi aspetta di sostituirlo, che la sua scelta di passare da forza politica regionale (Lega Nord) a partito nazionale (Lega per Salvini), paga ancora. Pertanto sulla questione “Ponte sullo Stretto” si gioca una partita politica di primaria importanza. Sulla pelle dei cittadini delle due province interessate direttamente che, purtroppo, ignorano i danni ambientali, economici e sociali che quest’opera comporterebbe.

Al di là della bella manifestazione «No Ponte» del 2 dicembre scorso, chi vive in quest’area e vuole guardare in faccia la realtà è testimone di una sorta di rassegnazione/disperazione delle popolazioni locali rispetto a questa mega opera vista come l’ultima chance, come l’ultimo treno da non perdere. Il crescente divario Nord/Sud, l’uscita del Mezzogiorno dall’agenda politica governativa dagli anni ’90, ha prodotto non solo una emigrazione di massa delle nuove generazioni, ma anche una sfiducia totale nello Stato e nelle forze politiche che si manifesta anche nella crescente astensione al voto.

Se finora era vincente il discorso delle priorità per queste regioni (dalle ferrovie alle strade alla sanità ecc.) adesso non lo è più. Una parte rilevante dell’opinione pubblica locale è arrivata a questa amara e insensata conclusione: «Non fanno niente, solo chiacchiere, allora vediamo se lo fanno veramente questo ponte…». E non pochi aggiungono: «Se fanno il ponte saranno costretti a fare le altre infrastrutture che servono…». Ed è questa la parola d’ordine di Salvini che è stata metabolizzata da una buona parte della popolazione locale.

Bisognerebbe riprendere seriamente l’analisi dell’impatto di questa infrastruttura che non è una protesi, come viene presentata dai media, ma comporta uno sconvolgimento spaventoso delle opere che sono necessarie per arrivare al Ponte.

Sul Ponte di Messina c’è il caos tra Forza Italia e Lega

IL CASO. Manovra, lo scippo dei fondi a Sicilia e Calabria per la mega-opera apre una crepa nella maggioranza

Roberto Ciccarelli  15/12/2023

Stanno saccheggiando 2,6 miliardi di euro destinati allo sviluppo locale di Sicilia e Calabri per collegare le due sponde con una mega-opera più che problematica e ben lontana dall’essere realizzata. Per ora l’unico risultato dello scippo pensato in un emendamento del governo alla legge di bilancio è stato quello di separare Forza Italia siciliana e la Lega locale e nazionale, ieri impegnate in una litigata molto interessante. Si è scoperto che il presidente siciliano Renato Schifani (Forza Italia), per sua stessa ammissione, il 18 ottobre scorso aveva già concordato con il vicepremier e ministro delle infrastrutture e trasporti Matteo Salvini (Lega) la cessione (detta «compartecipazione») di un miliardo di euro dai fondi per la coesione e sviluppo 2021-2027 destinati alla sua regione per realizzare il vecchio sogno delle destre italiane, a cominciare dal loro creatore e ispiratore Silvio Berlusconi.

IL PROBLEMA è questo: nessuno avrebbe avvertito Schifani che il governo, tramite l’emendamento alla manovra, ha preso trecento milioni supplementari alla spesa siciliana. E questo non è piaciuto a Palermo al punto da spingere la giunta regionale a redigere un comunicato secco e inequivocabile contro il «suo» ministro. «L’auspicio – hanno sostenuto Schifani e la sua giunta – è che il ministro Salvini si possa attivare per restituire le maggiori risorse sottratte alla Sicilia, necessarie per sostenere importanti investimenti per lo sviluppo dell’Isola».

TUTT’ALTRA VERSIONE è arrivata dai leghisti secondo i quali il governo non starebbe progettando uno «scippo» contro la regione amministrata dalla propria maggioranza, foss’anche dei «trecento milioni» che hanno suscitato le ire di Schifani. Mentre, in realtà, qui è in discussione il fatto che per costruire il giocattolo di Salvini, e dei capitalisti interessati, si siano accordati sullo spolpare risorse stanziate e pensate per fini probabilmente più necessari. Il problema è il miliardo promesso, non solo i 300 milioni. E che si taglia da una parte per finanziare qualcosa per cui non ci sono i soldi, a danno delle regioni che mancano di infrastrutture fondamentali, ben diverse dal Ponte. «Adesso Schifani dica ai siciliani quante e quali opere saranno sacrificate sull’altare di Salvini – ha detto il segretario Pd siciliano Anthony Barbagallo – Tutto fumo negli occhi della Sicilia e dei siciliani».

A PARTIRE da questo equivoco ieri è scattata la rissa tra alleati. Tommaso Calderone, deputato di Forza Italia e presidente della commissione bicamerale sull’insularità, ha definito la decisione del proprio governo «inaccettabile». «Si dovrebbe pensare, per principio costituzionale, a eliminare gli svantaggi derivanti dalla condizione di insularità e invece si agisce al contrario». A Calderone che ha parlato di «scippo» ha risposto Nino Germanà (Lega) e segretario in commissione Trasporti a Palazzo Madama: «Ci stupisce. L’auspicio è che Tajani [presidente del partito e vicepremier ministro degli esteri, ndr.] prenda le distanze da tali surreali dichiarazioni. L’europarlamentare leghista siciliana Annalisa Tardino ha poi fatto la lezione a quelli di Forza Italia evocando la memoria di Berlusconi: «Evidentemente gli insegnamenti del loro leader sono stati dimenticati troppo in fretta ed oggi i suoi esponenti sono solo interessati a fare scaramucce».

LA SOTTRAZIONE dei fondi pensata dal governo che nega l’austerità ma la applica comunque (quando non ci sono fondi li si fa pagare ai cittadini prendendoli altrove) è diventata l’oggetto del dibattito. Il segretario Cgil Calabria, Angelo Sposato, ieri auspicava che il presidente calabrese Roberto Occhiuto (Forza Italia) a prendere posizione come il suo collega siciliano Schifani. Mentre Antonio Decaro (Pd), presidente dei sindaci dell’Anci ha detto a Catanzaro che sono «i territori a dover decidere se quel collegamento infrastrutturale per loro è un collegamento importante, senza intaccare le risorse che servono a svilupparsi». «La Calabria diventa più povera sull’altare di un’opera della cui utilità è legittimo serbare dubbi – ha detto il sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita – Salvini si costruisca il suo giocattolo con i soldi della Padania». Il giocattolaio leghista ha detto che il «dossier Ponte sullo Stretto va avanti». «Porterà 20 miliardi di Pil in più all’anno» e la «Lombardia prima in termini di benefici». I lavori dovrebbero partire entro il 2024.

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