LA DESTRA ESCE ALLO SCOPERTO: “NON VOTATE AI REFERENDUM” da IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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LA DESTRA ESCE ALLO SCOPERTO: “NON VOTATE AI REFERENDUM” da IL FATTO

Ultimo aggiornamento: 0:01

La destra esce allo scoperto “Non votate ai referendum”

Luca De Carolis  6 Maggio 2025

Dal forzista Tajani a FdI, appelli a disertare le urne a giugno Landini (Cgil) insorge, ma i sondaggisti: “Si parla troppo poco dei quesiti”

Hanno già fissato le urne per i cinque quesiti l’8 e il 9 giugno, con l’evidente speranza che tanti elettori scelgano il mare. E d’altronde nei canali tv che non hanno voglia di infastidire i manovratori, delle consultazioni non si parla. Ma le destre devono aver pensato che è meglio stravincere, e così ieri hanno invitato gli italiani a ignorare i cinque referendum sul lavoro e sulla cittadinanza, promossi dalla Cgil e sostenuti dai partiti progressisti. Comunque un fastidio, per il ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, che ieri lo ha detto dritto: “Non condividiamo la scelta referendaria, quindi l’invito è di non andare a votare”. Mentre FdI, raccontano, ha già esortato i parlamentari all’astensione, linea che sarebbe identica a quella della Lega.

Tanto che il meloniano Alberto Balboni certifica: “La Costituzione prevede come perfettamente legittima la scelta dell’astensione”. Balboni lo ricorda tramite nota al segretario della Cgil, Maurizio Landini, che a suo dire “zoppica alquanto in diritto costituzionale”. Già, perché nel frattempo Landini era insorto contro FdI: “L’indicazione del partito della premier di non andare a votare è grave e pericolosa, perché mette in discussione la libertà dei cittadini di non presentarsi alle urne”. Ma è tutto il campo progressista a protestare. Dal leader M5S Giuseppe Conte: “Così gli esponenti del governo aggravano le condizioni già malmesse della democrazia”. Alla dem Elly Schlein: “L’impegno del Pd è per la partecipazione, contro la strage sui luoghi di lavoro”. Per arrivare a Riccardo Magi di +Europa – “invitare al non voto è uno scandalo” – e a Nicola Fratoianni di Avs (“Da Meloni e Tajani cinico giochetto tattico”). Ma dietro le proteste c’è la preoccupazione per il rischio flop, visto che per raggiungere il quorum servirebbero oltre 25 milioni di voti, quando alle scorse Politiche del 2022 i votanti superarono i 30 milioni. Molto più che complicato. Anche perché da ambienti dei comitati referendari ammettono che molti italiani “dei referendum sanno ancora poco o nulla”. Impressione confortata da alcuni sondaggi. Tanti ignorano che a giugno potranno votare per “lo stop ai licenziamenti illegittimi” e quindi per l’abrogazione del Jobs Act, legge renzianissima che il capo di Iv continua a difendere, pur sostenendo il quesito sul dimezzamento dei tempi per richiedere la cittadinanza (da 10 a 5 anni di residenza). E nulla sanno di quelli che chiedono più sicurezza sul lavoro o la riduzione del lavoro precario. Ergo, per il centrosinistra l’obiettivo dovrebbe essere quello di cercare di raggiungere almeno quota 12 milioni, il complesso dei voti che le destre presero nelle Politiche, nonché cifra non lontana dai consensi che Pd, Avs e 5 Stelle misero assieme correndo però divisi. Sarebbe un segnale politico. “Però di questi referendum si parla poco” scuote la testa il sondaggista Carlo Buttaroni, presidente dell’istituto Tecnè, che sostiene: “Cinque quesiti sono troppi: più sono, più di solito il quorum si allontana”. E allora, che fare? “Consiglierei alle opposizioni e alle Cgil di concentrarsi su un tema in particolare: per esempio il Jobs Act, di cui già si discute in questi giorni”.

Antonio Noto, presidente dell’omonimo istituto di sondaggi, osserva: “È vero, come dice Landini, che le tv non ne stanno parlando. Ma il punto è che dei referendum si legge e si vede poco o nulla anche sul web, o nelle strade. Io mi concentrerei su questo aspetto”. Ma l’appello delle destre a non votare può mobilitare l’elettorato a sinistra? “È usuale che una coalizione o alcuni partiti invitino a non votare. Il tema, casomai, è che i quesiti sono piuttosto tecnici, e parlano solo ad alcuni settori della popolazione”. E politicizzarne il senso contro Meloni? “Potrebbe aiutare. Ma questo non è il referendum pro o contro Renzi del 2016. Anche perché la premier si è ben guardata dall’infilarsi in questa partita”. Infine, Lorenzo Pregliasco (You Trend): “L’invito all’astensione della destra era un segreto di Pulcinella, dopodiché fa parlare dei referendum, e questo è comunque un effetto. Detto questo, per la maggioranza politicizzare il voto è una chiave tattica, perché per avvicinarsi al quorum servirebbe de-politicizzare la consultazione, coinvolgendo anche elettori di un altro orientamento”.

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