LA DESTRA E IL PASSATO CHE NON PASSA da IL MANIFESTO e IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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LA DESTRA E IL PASSATO CHE NON PASSA da IL MANIFESTO e IL FATTO

La destra e il passato che non passa

EDITORIALE. Ci sono passati dai quali non è possibile scappare, morti che afferreranno sempre i vivi e custodi della memoria che inguaieranno sempre chi prova ad allontanarsene, specie se vuole farlo di soppiatto

Andrea Fabozzi  08/08/2023

A guardarla bene, quella sulle responsabilità della strage di Bologna è una discussione interna a una sola parte politica anzi a un solo partito, il partito della presidente del Consiglio e dei suoi famigli. Ce l’aveva infatti con La Russa il comunicatore della Regione Lazio De Angelis, quando ha attaccato «le massime autorità dello stato» che hanno parlato di strage fascista. Non tanto con Mattarella, infatti ieri nella sua iperbolica retromarcia De Angelis ha reso omaggio solo al capo dello Stato. I silenzi contano, specie da quella parte.

E’ rimasta in silenzio Giorgia Meloni, che in tutta evidenza condivide le teorie di De Angelis ma adesso non può condividere che vengano esplicitate. Infatti lei, quando era il suo turno, si è limitata a non dire che a Bologna la strage è fascista. Ed è questa condivisione silenziosa che consente al comunicatore «istituzionale» di mantenere il suo incarico, non le straripanti scuse che immaginiamo anche un po’ imbarazzanti per uno che poche ore prima aveva indurito la mascella contro «chi non vale niente» perché non ha il coraggio delle sue idee. Alla fine anche lui ha dovuto concedere la rituale correzione, paradossalmente proprio quello che fa La Russa quando il giorno dopo giura sempre di non essere stato capito. Si tratti di partigiani o di stupro.

Ci sono passati dai quali non è possibile scappare, morti che afferreranno sempre i vivi e custodi della memoria che inguaieranno sempre chi prova ad allontanarsene, specie se vuole farlo di soppiatto.

Il terrorismo nero e lo stragismo fascista sono legati a doppio filo con la storia del Movimento sociale italiano che ha cullato le biografie dei protagonisti, così come trame eversive, depistaggi e neofascismo si sono alimentati a vicenda. Tra strage di stato e strage fascista non c’è alcuna contraddizione.

Questo naturalmente non vuol dire che De Angelis non abbia il diritto come tutti di mettere in discussione una o tante sentenze, fatti suoi se per tenersi l’incarico dalla granitica certezza dell’innocenza dei Nar deve ripiegare sulla «certezza di avere dubbi» che sembra proprio una battuta da Fascisti su Marte.

La verità giudiziaria non chiude ogni discorso e per sempre. Le sentenze, anche quelle definitive, si possono e si devono mettere in discussione: questo giornale lo ha fatto e lo fa abitualmente, vedi la conclusione dei processi per l’omicidio Calabresi. Di più, anche i magistrati mettono in discussione le sentenze di Cassazione, nei dibattiti e qualche volta anche nei tribunali, altrimenti – per esempio – sulla strage di via D’Amelio la giustizia avrebbe messo il timbro definitivo su un falso.

Ma nella lunga vicenda processuale della strage di Bologna che ancora dura (che poi è il vero scandalo, con responsabilità precise dei depistatori) anche chi ha avuto dubbi sugli indirizzi delle procure e li ha sollevati pubblicamente, anche a sinistra, anche su questo giornale, non ha portato argomenti contro la matrice neofascista. Un abbaglio, quello della “pista palestinese”, si è sciolto, questo sì definitivamente. E il movente nero e reazionario della strage è apparso evidente, ieri come lo è oggi.

Dopodiché un processo indiziario anche quando è lungo, anzi specie quando è lungo, resta un processo indiziario che consente a chiunque di tenersi i suoi dubbi sugli esecutori. Ma per alcuni decenni gli ostacoli ai processi, le false piste e i depistaggi hanno lavorato in loro favore, non contro. Negarlo sarebbe affermare il falso, cosi com’è falso dire che Mambro, Fioravanti e compagnia non avrebbero avuto convenienza a nascondere le loro responsabilità e ancor di più è falso sostenere che erano abituati a rivendicare le loro gesta.

Il resto è un gioco di convenienze di una destra antica che vorrebbe rivestirsi di nuovo e francamente andrebbe lasciato a loro.

All’armi, son proprio fascisti? Basta sentire che cosa dicono

ANALISI DEL DISCORSO PUBBLICO – La sostituzione etnica citata da Lollobrigida (e da Meloni nel 2015), era presente negli scritti di Mussolini. Ma anche Salvini parlò di “genocidio”, Fontana di “razza bianca”

TOMASO MONTANARI   7 AGOSTO 2023

Ma, dunque, sono fascisti, o non lo sono? Un modo serio per provare a rispondere è analizzare la genealogia dei motivi più ricorrenti del loro discorso pubblico.

Per esempio: divenuto ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida è intervenuto ripetutamente sul nesso denatalità-sostituzione etnica (e qui è importante ricordare che il governo Meloni ha dedicato alla natalità addirittura un ministero: lo stesso delle Pari opportunità, il che sottolinea quale idea della donna abbiano i signori del governo). Ci si potrebbe chiedere quale sia il nesso tra le due cose, e cioè tra l’agricoltura e le politiche demografiche e dell’immigrazione. Può essere utile, dunque, rammentare che, nella Germania nazista, uno dei principali animatori di quel dibattito fu proprio il ministro per l’Agricoltura e l’alimentazione del Terzo Reich, Richard Walther Darré, esponente di spicco del pensiero ruralista, grazie al quale, “all’interno dei dibattiti demografici particolarmente di moda in quel periodo e della tradizionale polemica antiurbana e anticapitalista il ruralismo nazista insinuerà progressivamente un’ideologia ispirata ad un razzismo sostanzialmente biologistico” (A. D’Onofrio, Razza, sangue e suolo. Utopie della razza e progetti eugenetici nel ruralismo nazista, Napoli 2007).

Ma da dove viene l’idea di mettere in rapporto denatalità e ‘sostituzione etnica’? È stato lo stesso ministro ad affrontare la questione, pur senza di fatto rispondere: “Sul piano terminologico ho sbagliato, lo ammetto. Ma per ignoranza, non per razzismo. Non conoscevo la teoria della sostituzione etnica di quello lì, come si chiama?” (intervista ad Alfonso Raimo, Huffington Post Italia, 19 aprile 2023). Il ministro allude al cosiddetto Piano Kalergi, un’invenzione dell’estrema destra complottista: ma ritengo che le fonti siano ben altre. È, per esempio, illuminante leggere il libro dello statistico bavarese Richard Korherr (ben noto per un documento più tardo, relativo alla pianificazione della Shoah) uscito in Italia nel 1928 con il titolo di “Regresso delle nascite, morte dei popoli”. Nella prefazione, Benito Mussolini presentava agli italiani un libro che riteneva importante nella (parole sue) “lotta … in difesa della civiltà occidentale, minacciata da un complesso di idee mendaci che vanno dalla fratellanza universale, alla felicità dei più, dall’edonismo pacifondaio, al controllo delle nascite”. Mussolini scrive che “la metropoli cresce, attirando verso di sé la popolazione della campagna, la quale, però, appena inurbata, diventa – al pari della preesistente popolazione – infeconda. Ciò è accaduto. Ciò può ancora accadere. Ciò accadrà e non soltanto fra città o nazioni, ma in un ordine di grandezze infinitamente maggiore: la intera razza bianca, la razza dell’Occidente, può venire sommersa dalle altre razze di colore che si moltiplicano. Negri e gialli sono dunque alle porte? Sì, sono alle porte e non soltanto per la loro fecondità ma anche per la coscienza che essi hanno preso della loro razza e del suo avvenire nel mondo … Le razze straniere penetrate pacificamente o attirate in una determinata regione finiranno, in un lontano avvenire, con l’inondare l’Occidente. Con la loro maggiore prolificità supereranno presto di numero la decadente razza bianca”. Fin qui Mussolini.

Ora mettiamo in fila le parole di Francesco Lollobrigida (“Dobbiamo pensare anche all’Italia di dopodomani. Per queste ragioni vanno incentivate le nascite. … Gli italiani fanno meno figli quindi li sostituiamo con qualcun altro: non è quella la strada. Non possiamo arrenderci al tema della sostituzione etnica”) e Matteo Salvini (“È in corso un tentativo di genocidio delle popolazioni che abitano l’Italia da qualche secolo e che qualcuno vorrebbe soppiantare con decine di migliaia di persone che arrivano da altre parti del mondo”). Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia: “Non possiamo accettare tutti gli immigrati che arrivano: dobbiamo decidere se la nostra etnia, la nostra razza bianca, la nostra società devono continuare a esistere o devono essere cancellate”. Giorgia Meloni: “Prove generali di sostituzione etnica in Italia. Nel 2015 più di 100 mila italiani hanno lasciato la nostra Nazione per cercare fortuna all’estero. Di questi oltre il 30% sono giovani tra i 18 e 34 anni. In compenso, sempre nel 2015 sono sbarcati in Italia 153 mila immigrati, nella stragrande maggioranza uomini africani”.

Chiunque può giudicare, e decidere quale sia la matrice di questi pensieri e di queste parole. E a chi fosse tentato di liquidare il libro di Korherr come un reperto noto solo agli storici, ricordo che quel testo e la sua prefazione mussoliniana sono stati ripubblicati negli ultimi anni in Italia almeno tre volte, e nel 2018 da Aga (la casa editrice di Maurizio Murelli, terrorista neofascista condannato a 18 anni per concorso in omicidio). E, dunque, sono fascisti o no?

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