IL PRESIDENZIALISMO È UN BARATTO PER COMANDARE CONTRO LA CARTA da IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
13986
post-template-default,single,single-post,postid-13986,single-format-standard,cookies-not-set,stockholm-core-2.4.4,select-child-theme-ver-1.0.0,select-theme-ver-9.11,ajax_fade,page_not_loaded,,qode_menu_,wpb-js-composer js-comp-ver-7.8,vc_responsive

IL PRESIDENZIALISMO È UN BARATTO PER COMANDARE CONTRO LA CARTA da IL FATTO

    Il presidenzialismo è un baratto per comandare contro la Carta

NEL SOLCO DI GELLI & C. – Riforme anti-costituzionali. Lo scambio premierato/autonomia maschera l’attacco ai principi di uguaglianza e di democrazia

 SANDRA BONSANTI E STEFANIA LIMITI  24 OTTOBRE 2023

Ancora una volta siamo di fronte a un durissimo attacco alla nostra Costituzione. Non hanno mai smesso: la marcia contro la Carta del ‘48 è partita insieme alla nascita della Repubblica e non si è mai fermata. L’insidia oggi è minacciosa, un baratto politico: presidenzialismo/premierato – autonomia differenziata, cioè regionalismo estremo, sogno della Lega, premessa per la frantumazione dello Stato. Striscianti tentativi di manomissione, infatti, hanno accompagnato la nostra storia: quelli di stampo golpista e piduista: Randolfo Pacciardi, animatore di un velleitario tentativo di sovversione nel ’74 insieme all’ultra-velleitario Edgardo Sogno, si lamentò in occasione dei suoi novant’anni: “Ho il cruccio di non aver preso posizione per la Repubblica presidenziale [nella Costituente, nda]”, disse in una delle sue ultime interviste. Voleva l’elezione a suffragio universale diretto del capo dello Stato, esattamente come la concepì poi Licio Gelli nel suo programma di Rinascita, poi trasmesso ai socialisti di Craxi, che nel 1987 la sdoganarono come proposta centrale e innovativa nel loro congresso.

Ripercorrendo queste fasi, si possono trovare molti spunti per comprendere meglio la natura e gli scopi della riforma anticostituzionale avanzata oggi. E per rifiutarla. Per opporci a questa ossessione di dare all’Italia una faccia presidenziale, di comprimere un intero popolo su un solo volto? Proprio qui, abituati come siamo a un presidente della Repubblica che è capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale (articolo 87 della Costituzione): un popolo non può mai essere rappresentato da un solo uomo. Serve “stabilità”, dicono i fan del presidenzialismo, mentendo spudoratamente perché intendono soltanto che serve stringere le maglie del comando, tagliare gli spazi di confronto, finirla con una continua “trattativa” sulle scelte. Chi vince governa, si sbrigano a dire. Mentono perché vogliono portare il sistema fuori dal complesso di norme che dovrebbero fare del Paese un luogo di convivenza e di scelte democratiche.

Mentono perché è già così: non ha forse grandi poteri, e li sta esercitando, l’attuale presidente del Consiglio, vincitrice delle elezioni? (Al netto dell’astensionismo e di una legge elettorale che manipola il voto). Mentono perché hanno la pretesa del comando. Non si tratta solo di conservare ciò che è eredità della Resistenza ma di rilanciare: e di dare all’antifascismo della nostra Costituzione il giusto valore, uscendo anche da una certa retorica e ritornando alla sua origine: interpretandolo cioè come teoria dello Stato che si vuole una comunità di eguali. L’antifascismo è lo sguardo su un mondo più giusto. Il presidenzialismo, o la sua declinazione meloniana di elezione diretta del presidente del Consiglio, soprattutto quando è innestato artificialmente in un sistema di altra natura, è la negazione di tutto questo, una formula che non nasce dall’esperienza viva della società, ma da laboratori di pensiero come quelli della Trilateral o della Jp Morgan. Norberto Bobbio diceva che le virtù dei laici sono il rigore critico, il dubbio metodico, la moderazione, il non prevaricare, la tolleranza, il rispetto delle idee altrui, virtù mondane e civili. Virtù che quasi mai sono state rispettate dai protagonisti degli attacchi alla Costituzione, tutti presi a straparlare di governabilità ed efficienza, stabilità e rapidità delle decisioni.

Tutte fandonie, trappole per ingabbiare il pensiero, trucchi di un potere che vuole auto-conservarsi e conservare i propri privilegi. Non dimentichiamo mai che: 1. Governabilità e stabilità non definiscono un sistema democratico, sono espressione delle dinamiche profonde di ogni società. Brutto segno se si vogliono imporre per legge. 2. Le fasi costituenti sono imposte dalla Storia, non si decidono nelle stanze dei leader. 3. La concentrazione dei poteri economici vuole ristringere gli spazi di decisione politica: il presidenzialismo è un suo alleato, il Parlamento è alleato dei popoli. 4. Il presidenzialismo presuppone la scelta di affidare a qualcuno il nostro destino, qualcuno che decide per noi e lo fa rapidamente, senza possibilità di interferenze. In definitiva, il presidenzialismo invocato dalle destre non ci rende più liberi, ma meno democratici. Meno “decidenti”.

No Comments

Post a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.