IL GENOCIDIO DEL POPOLO PALESTINESE E LA COMPLICITÀ DELL’EUROPA da VOLERELALUNA
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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IL GENOCIDIO DEL POPOLO PALESTINESE E LA COMPLICITÀ DELL’EUROPA da VOLERELALUNA

Il genocidio del popolo palestinese e la complicità dell’Europa

Piero Bevilacqua  20-03-2024 

Di fronte al genocidio – sì, genocidio, perché, come è ormai evidente, Israele persegue apertamente lo sterminio della popolazione palestinese – un richiamo al lontano passato delle guerre può farci percepire l’orrore in cui siamo precipitati.

Nella pagina della Storia d’Italia in cui narra la discesa di Carlo VIII nel nostro Paese, Francesco Guicciardini ci offre uno spaccato prezioso delle regole e dell’etica della guerra nel Medioevo. Colpito dalla ferocia con cui l’esercito francese aveva distrutto, a inizio invasione, un castello e gli abitati in terra d’Abruzzo, segnalava l’episodio come una terribile novità: «un modo di guerreggiare non usato da molti secoli in Italia». E rammentava le diverse regole con cui sino ad allora si concludevano le battaglie: «Nelle vittorie, in qualunque modo conquistate, l’ultimo dove soleva procedere la crudeltà de’ vincitori, era spogliare e poi liberare i soldati vinti, saccheggiare le terre prese per forza, e fare prigione gli abitatori perché pagassino le taglie, perdonando sempre alla vita degli uomini i quali non fussino stati ammazzati nello ardore del combattere».

Questa osservazione, che registra una realtà del 1494, getta una luce sinistra su quanto accade oggi a Gaza. Mostra una regressione di civiltà clamorosa. Là è in corso una guerra che per numero di morti civili, modalità di combattimento, forme di oppressione della popolazione civile (privazione di acqua, cibo, energia, medicinali, assistenza medica) fa impallidire per ferocia le guerre che si combattevano nel Medioevo, quando non esisteva un diritto europeo che regolasse i conflitti. A ispirare il comportamento dell’esercito israeliano è una inaudita efferatezza programmatica: bombardare indiscriminatamente gli abitati, gli ospedali, le scuole, le piazze dei mercati, gli accampamenti dei fuggiaschi e uccidere migliaia di cittadini per potere eliminare qualche centinaio di guerriglieri di Hamas. Anche se il fine ultimo, in realtà, è rendere inabitabile Gaza, non si può non osservare la differenza di comportamento perfino rispetto all’esercito nazista. La pratica della decimazione, messa in atto dalle truppe tedesche alla fine della seconda guerra in Italia, appare infinitamente più moderata. Col che non si vuol definire nazista l’esercito israeliano. Allo storico non è consentito pasticciare con le parole. E tuttavia, dal momento che, a ragione, si definiscono terroristi gli uomini di Hamas, per l’uccisione di tanti civili innocenti il 7 ottobre, come dovremmo definire i soldati di Israele che ne stanno uccidendo, per ormai evidente progettazione politica, un numero infinitamente superiore?

Ma un’altra grande novità, più tragica forse per i significati generali che ne emergono, è che oggi al massacro della popolazione di Gaza assistono pressoché i cittadini di tutto il mondo. In diretta e giorno per giorno. Forse non era mai accaduto che un eccidio di tali proporzioni assumesse i caratteri di uno spettacolo universalmente disponibile. Le immagini dei bambini col viso coperto di sangue, delle madri vestite di nero accasciate sulle macerie, dei morti trasportati a spalla, arrivano ormai dovunque e a chiunque, con sullo sfondo un cimitero di edifici sventrati e fumanti. Ebbene da queste certificazioni dell’orrore alla portata di tutti, da questa possibilità di essere contemporanei consapevoli di un eccidio che inciderà nella memoria del secolo, i governanti e gran parte dei politici europei, intellettuali, giornalisti, con l’Italia in prima fila, si sono mostrati avversi a sostenere un cessate il fuoco. Hanno deciso più volte e in vario modo di opporsi a che finissero i bombardamenti, a che potessero essere portati cibo, acqua, medicine, energia agli sfollati e ai feriti. Ora gli israeliani stanno negando all’ UNVRA (l’organismo dell’ONU per il soccorso ai rifugiati) di operare, bloccando l’accesso a Gaza dei tir carichi di viveri e medicinali. Di fatto, dunque le élite europee hanno contribuito e contribuiscono a che tanti feriti muoiano, tanti sopravvissuti periscano per stenti e fame, infezioni e malattie. È sommamente difficile negare che tale comportamento si configuri come una correità dell’UE con il Governo e con l’esercito israeliano.

Da questa constatazione discendono due conseguenze che sgomentano. La prima è che le dirigenze europee hanno raggiunto un grado così spinto di subordinazione agli interessi militari degli USA, da tradire ormai apertamente la volontà dei propri popoli, restringendo tanto la sovranità che la democrazia dei rispettivi Paesi; l’interesse imperiale di uno Stato straniero prevale su quello dei popoli che essi sono chiamati a rappresentare. L’altra inevitabile conseguenza è che tali élite si configurano apertamente come dei raggruppamenti criminali, perché violano il diritto internazionale e concorrono indirettamente alla morte di migliaia di persone innocenti. Criminale, dal tardo latino crimen, «azione inumana compiuta da membri delle forze armate in contrasto con le norme di diritto internazionale» o «da individui agenti come privati o come organi di uno Stato» (Zingarelli.) L’UE sta mostrando quale soglia di barbarie è disposta a varcare per restare al traino di un impero sanguinario in declino.

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