DA PERSONE A INDIVIDUI da IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
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DA PERSONE A INDIVIDUI da IL MANIFESTO

La nuova destra in Europa e il mito dell’individuo

In Europa. Nuove ricerche confermano che il continente si sposta verso il centrodestra. L’Italia più di altri. Alla base la cancellazione di ogni dimensione collettiva della societàFilippo Barbera  18.06.2021

L’Europa guarda verso il centro-destra. Questa è quanto si ricava dalla lettura dei risultati della survey «La conversione degli europei ai valori di destra» della Fondation pour l’innovation politique, dove si analizza l’auto-collocazione politica sull’asse destra-sinistra in quattro paesi europei: Francia, Germania, Italia e Regno Unito. Si tratta delle grandi democrazie europee – Germania, Francia e Italia sono i primi tre paesi più popolosi dell’Ue a 27 – non dei piccoli paesi periferici o marginali.

La maggioranza relativa degli intervistati si colloca tra le posizioni 6-10 della scala sinistra-destra. L’Italia è il paese più polarizzato: il 44% degli italiani si descrive di destra (31% di sinistra), contro il 40% dei britannici (25% di sinistra), il 38% dei francesi (24% di sinistra) e il 36% dei tedeschi (26% di sinistra). Ma quali significati, valori e priorità si associano a questa auto-collocazione?

I RISULTATI sono piuttosto interessanti, anche se non sorprendenti, e corrispondono alla tesi centrale dell’ultimo lavoro di Marco D’Eramo, Dominio. Il neo-liberalismo è diventato – grazie a strategie intenzionali e coordinate di egemonia – la mappa simbolica che permette di navigare nel mondo, il sistema di senso che ordina e gerarchizza bisogni, criteri di giustizia, valori e catene mezzi-fini. Ciò emerge dalla diffusa predominanza della responsabilità individuale, con al centro lo «spirito del progetto» e l’individuo artefice unico del proprio destino. Successi, fallimenti, esiti fausti e infausti sono nelle mani dei soggetti, del loro impegno individuale, sforzo pro-attivo e intenzionalità.

La maggioranza assoluta dei rispondenti crede che «le persone possono cambiare la società attraverso le loro scelte e azioni» (80%), che «le persone nel (loro) paese hanno la possibilità di scegliere il proprio percorso di vita» (69%). Infine, il 67% degli intervistati crede che «con lo sforzo chiunque possa avere successo». A questa attribuzione di potere alle scelte individuali corrisponde l’idea – sostenuta dal 55% degli intervistati – che «i disoccupati potrebbero trovare lavoro se lo volessero davvero». Visione, questa, trasversale all’auto-collocazione politica, dal momento che il 58% degli intervistati che si riconosce nel segmento di centro-sinistra della scala si dice in accordo con questa affermazione (contro il 71% di chi si autodefinisce di centro-destra).

Il «nuovo spirito del capitalismo» – come definito da Luc Boltanski e Eve Chiappello – basato sulla pervasività della cultura del progetto individuale, è diventato la riserva morale cui le persone attingono per giustificare la propria collocazione e traiettoria socio-economica Qui sta il cuore del modello neo-liberale: non solo o non tanto la diffusione del mercato competitivo e dei prezzi come criterio per la produzione e distribuzione di beni e servizi. Neppure la privatizzazione dei servizi pubblici o l’espansione dell’impresa finanziarizzata. Questo è il neo-liberalismo dei manuali e delle ricette di policy, che si presenta poi come «neo-liberalismo reale» sotto forma di scelte politiche che favoriscono la concentrazione del potere in pochi grandi player e nell’asimmetria sempre più marcata tra capitale e lavoro.

La sua essenza più profonda risiede nella cancellazione di ogni dimensione collettiva della società: dai corpi intermedi, agli spazi comuni e condivisi, alla dimensione politico-associativa delle vita pubblica, fino alle articolazioni simboliche che strutturano la responsabilità condivisa. Il paradosso è che questo «nuovo spirito del capitalismo» basato sulla responsabilità individuale ha radici nell’eredità dei movimenti degli anni Sessanta e Settanta, che combinavano «critica sociale» e «critica artistica» alla luce dell’autonomia dell’individuo. Più tardi, abbandonate le istanze della «critica sociale» relative alla distribuzione dei poteri e dei diritti di proprietà, la «critica artistica» basata sul primato della soggettività è stata assorbita dal neo-liberalismo come fattore di adattamento del capitalismo e delle sue dimensioni istituzionali.

Così, le politiche di attivazione si sono ridotte ad aiuti condizionati volti a sviluppare prima di tutto la responsabilità individuale dei disoccupati, senza considerare le strategie delle imprese e le caratteristiche dei posti di lavoro.

SUL MERCATO, i vissuti di chi ce la fa ricalcano quelli dell’individuo «per eccesso», del vincitore che ritiene di essersi fatto da solo grazie a capacità personali del tutto sganciate dalle risorse collettive e alla portata di tutti. Promesse, queste, che si sono scontrate con la realtà di un mondo non caratterizzato dai mercati contendibili del neo-liberalismo dei manuali, ma dalla presenza di oligopoli, rendite, bisogni insoddisfatti e mercati «pigliatutto», complementari alla diffusione del fallimento, della mobilità bloccata e delle aspettative frustrate.

In ambienti economici di questo tipo, l’ubiquità della responsabilità individuale nutre la proliferazione di individui «per difetto»: donne e uomini che vivono la loro soggettività in negativo, come mancanza, imperfezione o colpa rispetto alle mete non realizzate. In questo vuoto di responsabilità collettiva, la rabbia che ne deriva si scarica verso la ricerca di capri espiatori. Non stupisce, quindi, che la ricerca registri la proliferazione di sentimenti di chiusura verso i processi migratori (56%) e il sostegno all’idea che i benefici di welfare siano goduti da persone che non contribuiscono al suo funzionamento.

«Sono inaccettabili, rispettare la Costituzione»

Foibe-Shoah. I rappresentanti delle Istituzioni repubblicane hanno il dovere politico e morale di rammentare e testimoniare che la nostra è una Repubblica democratica nata dalla Resistenza e dall’Antifascismo

Forum delle Associazioni antifasciste e della Resistenza  18.06.2021

La Costituzione va rispettata e applicata senza alcuna eccezione. Invece avvengono sempre più frequentemente episodi di lassismo istituzionale, di nostalgia verso un passato morto e sepolto, persino di negazione della storia, assolutamente inaccettabili.

Alcuni recenti esempi:
– In Senato è stata calendarizzata la discussione sul disegno di legge Ciriani (Fratelli d’Italia) “Modifica all’articolo 604-bis del Codice penale in materia di negazione, minimizzazione in modo grave o apologia dei massacri delle Foibe”, che prevede una generica e inammissibile equiparazione, di fatto, tra la tragedia delle Foibe e la Shoah.
– A Todi il sedicente festival del libro, targato CasaPound – il cui responsabile dell’Ufficio Stampa, giornalista di “Primato Nazionale”, parla di “questa fantomatica ‘Costituzione fondata sull’antifascismo’, che esiste soltanto nelle menti degli antifascisti” – è incredibilmente patrocinato dal Comune e dalla Assemblea legislativa della Regione Umbria.
– Diversi Comuni, fra cui Cinisello Balsamo, hanno siglato protocolli d’intesa riguardanti la formazione dei giovani con l’associazione Unione degli Istriani, che non fa parte della Federazione degli esuli giuliano-dalmati, e che si caratterizza per non riconoscere i confini stabiliti dopo la Guerra tra Italia e Jugoslavia, suggerire testi di personalità fasciste, compresi criminali di guerra, dileggiare e rinnegare il 25 Aprile. Tutto ciò è intollerabile.

I rappresentanti delle Istituzioni repubblicane hanno il dovere politico e morale di rammentare e testimoniare che la nostra è una Repubblica democratica nata dalla Resistenza e dall’Antifascismo. Pertanto, invitiamo con la massima fermezza Parlamento, Regioni ed Enti locali ad una rigorosa e inflessibile affermazione dei valori e dei principi costituzionali.

* Il Forum delle Associazioni antifasciste e della Resistenza: Anpi, Aicavas, Aned, Anei, Anfim, Anpc, Anppia, Anrp, Fiap, Fivl

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