CONTRO LA DESTRA UN’ALLEANZA IN NOME DELLA COSTITUZIONE da IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
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CONTRO LA DESTRA UN’ALLEANZA IN NOME DELLA COSTITUZIONE da IL FATTO

Contro la destra un’alleanza in nome della Costituzione

silvia truzzi  4 LUGLIO 2024La campagna elettorale francese e la foto dei leader alla festa dell’Anpi hanno acceso un dibattito sulla possibilità di un fronte popolare italiano in grado di contrastare la destra oggi al governo. Nonostante l’ottimismo di alcuni, Elly Schlein in testa, in tanti hanno sottolineato le distanze siderali tra le varie forze coinvolte su temi cruciali (salario minimo, guerre, giustizia sociale), come ben illustrava la doppia pagina del nostro giornale di ieri. Ha ragione Marco Travaglio quando scrive che l’antifascismo non è un programma di governo, casomai è una pregiudiziale; ha ragione Marco Revelli quando dice che “un’alleanza organica tra Pd e 5 Stelle non è possibile, sarebbe contro la natura di entrambi i partiti”. Ma poi aggiunge: “Tuttavia sono obbligati per destino a non confliggere, visto che di fronte hanno un’alternativa così pericolosa come quella rappresentata da questa accozzaglia di destre a traino neofascista. Non vedo un’alleanza organica, ma un’intesa. Una entente cordiale”. In Francia partiti assai distanti tra loro come France Insoumise e i socialisti hanno sottoscritto un programma di governo, con il presupposto comune di “mettere fine alla brutalizzazione e agli abusi degli anni di Macron”, individuando una serie di misure urgenti e precise: “Blocco dei prezzi di prima necessità in campo alimentare, energia e carburante”; “abrogazione immediata della riforma delle pensioni che innalza l’età pensionabile a 64 anni”; “aumento del salario minimo, lo Smic, a 1.600 euro, e per questa via, aumento del salario in generale”; contrastare “la sfida climatica” con una moratoria per decreto sui “grandi progetti autostradali” e sui “mega-bacini”; “abitazioni di urgenza” anche mediante “la requisizione delle case sfitte”, il rifiuto dei “vincoli di austerità del Patto di bilancio”. I leader che erano sul palco dell’Anpi non riuscirebbero a farlo. Ma chi va al governo giura sulla Costituzione: un perfetto programma di governo che, a quasi ottant’anni dalla sua promulgazione, sarebbe ora di provare ad attuare.

Si obietterà che nessuno, o quasi nessuno, è incolpevole rispetto alla Costituzione (basti pensare al Titolo V, riformato dalla sinistra, che ha aperto la strada all’autonomia differenziata da poco divenuta legge), o alla riforma che nel 2016 gli elettori hanno bocciato. Però nei suoi famosi principi fondamentali – quelli che a parole tutti dicono di non voler toccare e che poi vengono regolarmente disattesi – ci sono molte risposte alle domande della politica di oggi. Quando Calamandrei diceva che “la nostra Costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere” era il 1955, ma è un’idea di straordinaria attualità. Diritto al lavoro, giustizia sociale, solidarietà, responsabilità sociale dell’impresa, diritto a una paga dignitosa, sussidi in caso di disoccupazione involontaria, rifiuto della guerra: nella Carta c’è tutto questo e molto altro. Lungi da essere un elenco di principi o buoni propositi, la Costituzione disegna il patto sociale tra cittadini e Stato, il senso del nostro stare insieme come comunità, unita attorno a valori che fanno da bussola. Una bussola che serve oggi più che mai perché cadute le ideologie e dunque la possibilità per i cittadini-elettori di riconoscersi in una parte o nell’altra, i valori costituzionali servono per orientarsi. Voi direte: non l’hanno mai voluta applicare, le politiche liberiste da decenni la tradiscono, i partiti la sventolano come un santino quando fa comodo, perché dovrebbero oggi convergere su un programma politico bastato sulla Costituzione? La risposta è semplice e, forse, troppo ingenua: a rigor di logica la Carta è il fondamento della Repubblica e tentare di applicarla potrebbe avere un consenso insperato.

Fdi, un partito che unisce neofascisti e non fascisti

 

ALESSANDRO ORSINI  4 LUGLIO 2024

Pressata dall’inchiesta di Fanpage, Giorgia Meloni ha scritto una lettera ai dirigenti del suo partito in cui ha riconosciuto che un certo numero di neofascisti antisemiti milita in Fratelli d’Italia. L’ammissione di Meloni solleva una domanda cruciale: perché, tra i partiti di governo, soltanto Fratelli d’Italia ospita nel proprio seno un numero ragguardevole di neofascisti che creano scandali frequenti? Le ragioni principali sono due.

La prima ragione è che la bandiera di Fratelli d’Italia include la fiamma tricolore che, nel sistema politico italiano, è un simbolo neofascista. Siccome i dirigenti del Movimento Sociale Italiano non potevano inserire il fascio littorio o la faccia di Mussolini nel proprio simbolo, decisero che la fiamma tricolore avrebbe “significato” il fascismo. Nella cultura politica dell’Italia repubblicana, la fiamma tricolore sta al fascismo come la falce e il martello stanno al comunismo. Il 100% dei militanti del Msi dichiarava di essere fascista. La seconda ragione è che Giorgia Meloni è stata una militante del Msi, quindi, è stata fascista per un periodo della sua vita. Queste due semplici informazioni consentono di rispondere alla nostra domanda come segue: quando una persona che è stata fascista per un periodo significativo della sua vita fonda un partito con un simbolo neofascista nella bandiera, quella persona e quel partito entrano nell’universo neofascista o lo lambiscono, anche se affermano che il fascismo appartiene al passato. C’è un modo più semplice di dirlo: un’ex militante fascista, che crea un partito con un simbolo neofascista, attira neofascisti. Gli scandali neofascisti che funestano Fratelli d’Italia sono periodici, ma non casuali. Se fossero dovuti al caso, si distribuirebbero casualmente in tutti i partiti. Invece la concentrazione statistica è chiara e netta. Questi scandali avvengono in Fratelli d’Italia e non in Forza Italia.

Dopo avere risposto alla prima domanda, cerchiamo di capire che cosa sia oggi Fratelli d’Italia. Per investigare questo enigma sociologico, occorre innanzitutto classificare correttamente Fratelli d’Italia giacché la classificazione è alla base della scienza. Ebbene, sotto il profilo classificatorio, Fratelli d’Italia è un partito neofascista in trasformazione sistemica. Fratelli d’Italia sta cambiando perché ha conquistato il potere. Il potere reinterpreta i simboli: “La fiamma tricolore non è un simbolo neofascista”. Il potere riscrive la storia: “Fratelli d’Italia non ha mai avuto niente a che fare con il neofascismo”. Il potere reinventa le identità: “Fratelli d’Italia è un insieme di culture diverse”. Il potere trasforma tutto ciò che tocca. Toccata dal potere, Fratelli d’Italia ha assunto le tre caratteristiche tipiche dei partiti neofascisti in trasformazione sistemica: l’“arruolamento strumentale”, l’“accordo tacito” e la “punizione benevola”.

Fratelli d’Italia arruola molti non fascisti per costruire la classe dirigente con cui controllare lo Stato e proiettarsi sulla società civile. L’arruolamento strumentale crea un ibrido politico figlio della coabitazione tra neofascisti e non fascisti. Nasce così un “accordo tacito”. Da una parte, i non-fascisti evitano di dichiararsi anti-fascisti, a meno che non siano costretti. Dall’altra parte, i neofascisti si impegnano a non celebrare il fascismo (in pubblico). I neofascisti sprovveduti prima vengono difesi con un attacco ai giornalisti che hanno sollevato lo scandalo e poi vengono rimproverati, ma soltanto se lo scandalo non si sgonfia dopo giorni di assedio mediatico. I militanti neofascisti non vengono puniti per le loro idee fasciste, ma perché si sono fatti “beccare” gettando il partito nello scandalo. Nei casi estremi, i militanti neofascisti sono costretti alle dimissioni. La punizione deve essere necessariamente benevola giacché il partito include un simbolo neofascista nella bandiera.

Ciò che diventerà Fratelli d’Italia dipende dalla quantità di voti che prenderà. L’arruolamento strumentale è direttamente proporzionale ai voti conquistati. Conquistare molti voti significa conquistare molte cariche pubbliche. I posti da occupare e gli incarichi da distribuire diventano tantissimi. Con il passare del tempo, la percentuale dei non fascisti diventa esorbitante rispetto a quella dei neofascisti. Fratelli d’Italia sembra essere su questa strada. Sotto il profilo sociologico, è interessantissimo osservare ciò che accade quando un partito neofascista conquista il governo di una democrazia occidentale. È interessantissimo osservare ciò che accade a quel partito e a quel Paese. Infine, è interessantissimo studiare i modi attraverso cui un’intera classe politica e mediatica cerca di assorbire un trauma politico del genere con tutti i suoi meccanismi di rimozione e di negazione.

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