A TUTTO GAS MA NELLA DIREZIONE SBAGLIATA da IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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A TUTTO GAS MA NELLA DIREZIONE SBAGLIATA da IL MANIFESTO

Due “partite” da giocare e da vincere insieme per un unico “campionato” della conversione ecologica

Appello. Invito alla mobilitazione per la giornata di lotta del 12 febbraio 2022

***  12.02.2022

Nell’attuale congiuntura segnata dall’emergenza ecologica, sentiamo di dover giocare e vincere due partite tra loro collegate: quella della tassonomia UE e quella della riscrittura del Piano nazionale integrato economia e clima – PNIEC. Non possiamo ignorarle perché sono già in corso e hanno una intima connessione. Due partite che andranno a chiudersi al massimo nel luglio 2022, con un voto al Parlamento europeo preceduto da quello al Parlamento italiano.

La sfida, che avrà un esito prima delle conclusioni sulla tassonomia, è già in corso e va a compimento entro aprile: essa riguarda il PNIEC, che va rivisto, rimodulando la “Strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra” (STL), ed anche il “Piano per la transizione ecologica” (PTE).

Il ritardo messo in atto dal Ministero della Transizione Ecologica nell’affrontare misure indifferibili fa parte di una strategia di attesa per rendere praticabile alla fine solo il rilancio del modello fossile.

In Europa il Parlamento può e deve respingere la tassonomia pro-nucleare e pro gas

  • Intanto si va acutizzando il conflitto sulla tassonomia UE, che, secondo la Commissione presieduta da Ursula Von der Leyen, dovrebbe, in base all’atto delegato varato il 2 febbraio 2022, includere gas e nucleare tra le “energie sostenibili” verso cui privilegiare i finanziamenti sia pubblici che privati (con garanzia pubblica).

Il Parlamento europeo con 353 no – la maggioranza assoluta – può e deve respingere l’atto del Consiglio. Il voto degli eurodeputati, in rappresentanza delle realtà locali estromesse dalle lobby del gas e dell’atomo, deve diventare l’obiettivo di una grande articolata e informata mobilitazione, sapendo che, si parte da una quota non disprezzabile di 250 oppositori dichiarati e da posizioni profondamente differenziate tra i governi e una evidentissima contrarietà della maggioranza del mondo scientifico.

Riscrivere il PNIEC contro il greenwashing per non dare spazio a nucleare e fossili

Dobbiamo riportare alla riscrittura del PNIEC e all’opposizione alla tassonomia innanzitutto le mobilitazioni locali, promuovendo la piena consapevolezza del grande sforzo necessario ad una trasformazione vera, oltre i facili tentativi di greenwashing, di cui abbiamo assaporato l’insidiosa perfidia perfino al festival di Sanremo con il cane a sei zampe ENI ricolorato di verde.

Il Governo italiano ha anticipato con un documento ufficiale addirittura la richiesta di maggiori quote di emissioni di metano e fatto trapelare una riapertura alle tematiche dell’atomo. ll Governo e il MITE devono diventare controparti di lotte popolari convergenti e il più possibile unificate che si propongano un’autentica conversione ecologica: perché quello che constatiamo, nell’assemblaggio incoerente di politiche di bilancio, PNRR e prese di posizione in sede europea, è l’assenza di un serio disegno di attuazione.

All’interno del PNIEC, resistendo alle sirene provenienti dai vertici di Bruxelles, dovrà innanzitutto essere ribadito che di nucleare non si parla; ed in secondo luogo che il gas fossile va considerato una fonte residuale da cui bisogna fuoriuscire allo stesso modo che si è fatto con il carbone.

Ragion per cui i sussidi ambientalmente dannosi (SAD) vanno tendenzialmente eliminati, e va rimodulato subito il capacity market in modo che rifletta condizioni di mercato eque per le fonti rinnovabili.

Il sostegno alle comunità energetiche, accompagnato da politiche per l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio pubblico e privato, va considerato la leva fondamentale di azione per la transizione ad un modello energetico ed economico rinnovabile che trasformi la crisi climatica in opportunità.

Il Governo, oltre a ribadire in sede europea la contrarietà dell’inserimento del nucleare anche per rispetto dell’esito di due referendum, dovrà dare mandato alle aziende pubbliche e/o a partecipazione statale, in particolare alle principali, Eni ed Enel, di strutturare le rispettive strategie aziendali nell’ottica dell’interesse nazionale e della conversione energetica complessiva.

Il 12 febbraio aprire una vertenza con caratteri di concretezza

Le due “partite”, PNIEC e tassonomia UE, vanno infine accomunate in un unico “campionato” della conversione ecologica: vogliamo giocarle da protagonisti anche proponendole come posta concreta di lotta per la protesta e le proposte di alternative da parte dei territori, così da misurare il successo delle istanze ecopacifiste di cui siamo portatori.

Per questo sabato 12 febbraio partecipiamo alla mobilitazione nazionale, invitando a costituire localmente, nelle varie città, unitariamente cogli altri soggetti promotori, tende, incontri, manifestazioni creative e in stretto rapporto con lavoratrici, lavoratori studentesse e studenti. Cominciamo quindi a riconsegnare alle cittadine e ai cittadini la speranza di diventare strumenti di una campagna di informazione e di sensibilizzazione ed anche di una democrazia che dà dignità e senso ai conflitti portati alla luce del sole.

Mario Agostinelli – Associazione Energia felice

Alfonso Navarra – Disarmisti esigenti 

Antonia Sani e Patrizia Sterpetti – WILPF Italia

Con l’adesione di: Luciana Castellina, Eleonora Evi, Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Luigi Mosca, Guido Viale.

Si sottoscrive online su: https://www.petizioni.com/eurodeputatinonuke

 

A tutto gas ma nella direzione sbagliata

Sabato 12 febbraio 44 sigle tra associazioni, comitati e movimenti scenderanno in piazza per dire basta a questa insensata corsa al gas e alle bufale fossili e nucleari Da Civitavecchia a Falconara, da La Spezia a Napoli a Brindisi, tanti i luoghi simbolo al centro delle manifestazioni no gas organizzate da associazioni ambientaliste, comitati, realtà della società civile

***  12.02.2022

 “Il cambiamento climatico continua la sua inarrestabile corsa e il limite di 1,5°C è sempre più vicino. Continuando con le attuali politiche globali si avrà un aumento delle temperature fino a circa 2,7°C, di molto oltre gli obiettivi fissati negli Accordi di Parigi. Non possiamo perdere altro tempo. In questo contesto il Ministero della Transizione Ecologica, secondo il Sole24ore, sta valutando interventi legati a circa 50 centrali a gas fossile per 20.000 MW di nuova potenza distribuita, parte di un piano da 30 miliardi di euro fatto di più di 115 interventi infrastrutturali del gas fossile. Oltre a rispolverare pericolose e velleitarie ricette come il nucleare. L’Italia sta sbagliando strada. Per uscire dal carbone, il nostro Paese non ha bisogno né di nuove centrali a gas fossile né del nucleare, ma di accelerare lo sviluppo delle fonti rinnovabili”. È questo l’appello che 44 sigle tra associazioni, comitati e movimenti lanciano oggi all’Esecutivo annunciando una grande mobilitazione territoriale e di piazza per sabato 12 febbraio che toccherà oltre 20 città come ad esempio Civitavecchia, Ravenna, La Spezia, Napoli, Presenzano, Falconara, Fusina, Brindisi, Venezia, Potenza, Pescara, Portoscuso/Portovesme, in Sardegna, solo per citarne alcune, unite nel messaggio A tutto gas. Ma nella direzione sbagliata. Contro le bufale fossili e nucleari”. Le associazioni in questione hanno sottoscritto un manifesto nel quale spiegano le loro motivazioni e le proposte che lanciano al Governo Draghi, tra cui quella di esprimere in sede UE e in particolare nel Parlamento Europeo una netta contrarietà all’introduzione di gas e nucleare tra le fonti verdi.

Il gas fossile viene descritto come l’unica opzione praticabile per affrontare il cambiamento climatico, quando in realtà è una risorsa altamente climalterante la cui dipendenza la stiamo pagando a caro prezzo nelle nostre bol Dlette. L’Italia importa il 94% del gas naturale che utilizza e ciò porta ad un’eccessiva dipendenza dal contesto internazionale e una conseguente vulnerabilità, assolutamente non mitigabile da eventuali nuove estrazioni dalle irrisorie riserve nazionali, che non si avrebbe se investissimo nelle rinnovabili. L’aumento dei costi in bolletta è da considerarsi, infatti, come diretta conseguenza proprio di questa politica di dipendenza dal gas fossile indipendentemente dalla sua provenienza e non è imputabile alla necessaria transizione ecologica.

 Pretendiamo che il governo faccia la sua parte nel contrastare la crisi climatica definendo immediatamente un piano di uscita dal gas fossile e che gli investimenti previsti in questo settore, comprensivi di Capacity Market e che ci costeranno almeno 30 miliardi di euro, vengano direzionati sull’unica vera soluzione: le fonti rinnovabili. Occorre accelerare lo sviluppo e la diffusione delle fonti pulite, a partire da solare ed eolico, efficientamento energetico, accumuli e innovazione. È inoltre importante che si proceda al più presto alla semplificazione della normativa per rendere possibile ogni anno l’installazione in Italia di oltre 8 GW di nuova potenza da fonti rinnovabili; che regioni e amministrazioni comunali sviluppino politiche finalizzate a favorire la realizzazione di nuovi impianti da fonti rinnovabili, a cominciare dalle aree SIN in cui ad oggi si verificano spesso impedimenti legati ad esempio all’assenza di analisi di rischio. Inoltre è importante che si adottino strumenti e azioni, come quelli delle comunità energetiche, efficientamento dell’edilizia popolare, risparmio energetico, mobilità sostenibile e riassetto e rinaturalizzazione del territorio.

 Nella lotta alla crisi climatica, l’Italia deve fare ancora molto a partire dall’aggiornamento del Piano Nazionale integrato Energia e Clima entro 3 mesi, in linea con le indicazioni della comunità scientifica per evitare l’innalzamento della temperatura globale di più di 1.5°C rispetto al periodo preindustriale, e di costruire un piano per una reale transizione ecologica da qui al 2050 definendo chiaramente tappe, obiettivi, strumenti e mezzi e considerando, da subito, il gas fossile come fonte energetica residuale, stabilendo l’obiettivo di uscita definitiva al 2040 e escludendo false soluzioni come il CCS e il nucleare, già bocciato dagli italiani con due referendum, e nuove autorizzazioni per estrazioni, stoccaggio, gasdotti e centrali legati al gas.

 Infine le 44 realtà che hanno sottoscritto il Manifesto chiedono al Governo di sviluppare un piano che preveda entro il 2025 l’eliminazione e la rimodulazione dei sussidi alle fonti fossili, come il Capacity Market, mantenendo gli incentivi alle energie rinnovabili e chiedendo contributi di solidarietà alle grandi imprese energetiche che oggi ricavano crescenti utili, con l’intento di contrastare il caro bollette. E di esprimere in sede UE e in particolare nel Parlamento Europeo una netta contrarietà all’introduzione di gas e nucleare tra le fonti verdi.

 Il manifesto con le richieste al Governo e la lista delle iniziative regione per regione sono disponibili qui: https://www.facebook.com/events/1684555488551823?active_tab=about

  Il Manifesto “A tutto gas, ma nella direzione sbagliata. Contro le bufale fossili e nucleari”

è stato sottoscritto da:

A Sud; Assemblea Ecologista; Associazione agricoltori Antica Rufrae Presenzano; Associazione ambientalista Eugenio Rosmann; Associazione Comitato di Rione “ENEL” Monfalcone; Assotziu Consumadoris Sardigna; AIACeNA Associazione Interprovinciale Apicoltori Casertani e Napoletani;  Benkadì APS; Città Futura; Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile”; Comitato Milanese Acquapubblica; Comitato SOLE Civitavecchia; Comitato Stop Veleni Augusta-Priolo-Melilli-Siracusa; Rete dei Comitati Territoriali Siciliani; Disarmisti Esigenti; Earth Day Italia; Ecolobby; Ecomapuche;  EkoŠtandrež; Extinction Rebellion Palermo; Fridays For Future; Forum Ambientalista AdV;  Greenpeace Italia; ISDE Italia – Sezione Sardegna e Lazio; Il Paese che Vorrei; Laudato Sì, alleanza per il clima, la cura della terra, la giustizia sociale; Legambiente; Mamme per la Salute e l’Ambiente ODV di Venafro; Movimento aretuseo per il lavoro la sicurezza e le bonifiche; AmbientiAMOciaSIRACUSA; No al Fossile Civitavecchia; NOplanetB APS; Osservatorio sulla Transizione Ecologica – PNRR; Rete degli Studenti; Rete dei Comitati Territoriali Italiani; Rete della Conoscenza (Unione degli Studenti e Link); Rete Emergenza Climatica e Ambientale Emilia Romagna; Rete per la rinascita dell’Area Enel della Spezia, Si Rinnovabili No Nucleare (Oltre il Nucleare); Rete delle Mamme da Nord a Sud; Unione degli Universitari; UP – Su la testa!; WILPF Italia; WWF Italia.

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