“A TARANTO CONDANNATI A NON AVERE GIUSTIZIA: CI ERA RIMASTA QUELLA…” da IL FATTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
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“A TARANTO CONDANNATI A NON AVERE GIUSTIZIA: CI ERA RIMASTA QUELLA…” da IL FATTO

“A Taranto condannati a non avere giustizia: ci era rimasta quella…”

Michele Riondino – Regista e attore: “Non si parli di transizione green Ciò che succede qui va denunciato alla Cedu: non è democrazia”

 Virginia Della Sala  15 Settembre 2024

Il film di cui il tarantino Michele Riondino è regista e attore, Palazzina Laf, è da ieri nella rosa di quelli candidati a rappresentare l’Italia agli Oscar. Un film su Taranto, sull’Ilva, sul confinamento forzato a cui – storia vera – erano sottoposti i lavoratori in disaccordo con l’azienda, sullo scambio salute-lavoro e sulla complessità di un sistema in cui la linea tra buoni e cattivi è difficile da marcare, se non si conosce quella realtà da vicino. Poco prima della notizia, la Corte d’assise d’Appello di Lecce ha annullato il processo di primo grado “Ambiente Svenduto” e le sue 26 condanne a carico di dirigenti della fabbrica, manager e politici, spostando tutto a Potenza. Nell’aria, il rischio di prescrizione per molti dei reati.

Riondino, cosa ne pensa?

La sentenza mi ha lasciato come un cretino. Ci aspettavamo che non sarebbero state confermate tutte le condanne del primo grado, ma rinviare e annullare l’intero processo è l’ ennesima umiliazione che subiamo noi tarantini. Che sia d’esempio allora, non per Taranto che è ormai una città condannata, ma per tutte le altre città e tutti gli altri contesti sociali e ambientali che sono stati svenduti: che non si parli di transizione energetica, ambientale ed ecologica. Ciò che succede a Taranto andrebbe denunciato alla Corte dei diritti dell’uomo. Questa non è democrazia.

Quali prospettive per la città?

La magistratura era l’unica cosa in cui ancora confidavamo e la magistratura ha oggi deciso che a Taranto non abbiamo giudici buoni, non abbiamo giudici credibili e non abbiamo giudici terzi. Quindi manchiamo anche in questo: Taranto è un non-luogo indefinito e indefinibile condannato a morire d’acciaio, tra l’altro per un’azienda che non produce più.

Lei è tra i promotori del comitato “Cittadini e lavoratori liberi e pensanti”…

Se credevamo ancora nella magistratura è perché il 2 agosto del 2012 quel comitato nasceva mentre in piazza sindacati, governi – locale, regionale e nazionale – manifestavano contro i pm che in quel momento avevano messo sotto sequestro gli impianti, perché ritenuti dannosi per la popolazione. Noi, quindi, dal 2012 abbiamo confidato nell’unica istituzione che pensavamo avrebbe potuto tutelarci. E oggi quella stessa istituzione uccide la giustizia: questa sentenza, per quanto ci riguarda, lo ha fatto definitivamente. Esiste la legge, non esiste la giustizia.

È uno scenario senza speranza.

I giudici di Taranto sono stati ritenuti parte lesa. Allora la mia domanda da semplice cittadino è: se un processo viene trasferito in un altro tribunale perché i giudici sono stati ritenuti parte lesa, vuol dire che il riconoscimento del reato c’è. Quindi se ora ci fossero un’assoluzione o una riduzione o un annullamento o una prescrizione, sarebbe stata la magistratura stessa a impedire ad altri magistrati di arrivare fino in fondo. Il presidente Mattarella dovrebbe intervenire: da cittadini di serie B siamo diventati cittadini alieni. E allora perché dovremmo rispettare le leggi? Inoltre, la magistratura ha ritenuto Taranto ambiente non consono alla terzietà dei magistrati… Ma la verità è che non è mai volato un sampietrino, mai una molotov: noi come società civile abbiamo fatto in modo che non accadesse.

Qual è l’impatto di questa sentenza sulla città?

Taranto è completamente addormentata, drogata, forse non si rende neanche conto di quello che sta accadendo. C’è disinformazione e ignoranza, non si parla della questione: nessun partito o fazione o sindacato ha interesse a difendere non la categoria di lavoratori ma i cittadini. A Taranto non siamo tutti metalmeccanici, eppure è come se vivessimo da sempre tutti all’interno dell’impianto. E ciò che è straordinario per gli altri, per Taranto è diventato terribilmente normale.

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