“ALTRO CHE INTEMPERIE”: L’EUROPA SI BATTA PER LA TRANSIZIONE ECOLOGICA da IL FATTO e IL MANIFESTO
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
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“ALTRO CHE INTEMPERIE”: L’EUROPA SI BATTA PER LA TRANSIZIONE ECOLOGICA da IL FATTO e IL MANIFESTO

Panetta, altro che “intemperie”

Pino Corrias  1 Novembre 2024

Abitiamo mondi paralleli, interconnessi nelle conseguenze, ma facciamo finta di niente, per mancanza di senno, mancanza di immaginazione, mancanza di coraggio. La certificazione sta nell’infosfera di queste ore che illumina quello che ci nascondiamo. Strillano i telegiornali d’Italia e d’Europa, che l’Apocalisse è cascata dai cieli di Spagna, Valencia è distrutta, più di 150 i morti, mille i dispersi. Con sequenza di cascate di fango, paesi crollati, automobili accatastate. E i soccorsi di elicotteri e ambulanze che ci sono, non ci sono, non bastano. Perché l’emergenza è dentro le nuvole, dentro la temperatura dei mari.

Altre imprevedibili tempeste minacciano tutte le latitudini: sono allagati il Sahara e il centro di Bologna, la Sicilia e la Slovacchia. Sembra di sentirli i tamburi del clima che ci circondano, ci assediano, in un crescendo di violenza. E ci colpiscono senza via di scampo. Maledetto riscaldamento globale: aiuto!

Poi il tg chiude il collegamento con la fine del mondo ed ecco che ne comincia un altro. Nostro anche questo, ma con sottofondo di musica d’aeroporto: il mondo di prima, quello senza fango, dove a interferire con la nostra vita sociale è un tumulto molto più familiare, quello dell’economia, della crescita che non può fermarsi, dello sviluppo perpetuo.

Ed ecco che saltano fuori gli gnomi della finanza, i cavalieri della politica, gli economisti in grisaglia, che sembrano tutti abitare nel loro calendario che pulsa a temperatura costante, altro che riscaldamento globale, dove si biasima il “Green Deal che minaccia l’industria”, “l’ambientalismo ideologico che frena lo sviluppo”.

E mentre in Spagna uomini, donne e paesi vanno in malora, a metà tg salta fuori il Governatore di Banca d’Italia Fabio Panetta che avverte: “Dobbiamo fronteggiare le intemperie del mercato”. Dice proprio “intemperie”. E lo dice ben pettinato, asciutto. Che se venisse da Valencia sarebbe tutto bagnato.

Adesso l’Europa si batta per la transizione ecologica

Clima Il clima a cui si dovranno abituare i popoli europei sarà un’altalena di lunghi periodi di siccità seguiti da piogge devastanti, concentrate e violente. C’è ormai una evidenza a cui non si può più sfuggire: il sistema idraulico del territorio europeo non è più all’altezza del nuovo clima e dell’intensità delle sue precipitazioni

Massimo Serafini  01/11/2024

In Andalusia fino a qualche giorno prima il problema era la siccità, poi l’apocalisse, un finimondo di acqua e fango ha travolto la meravigliosa Valencia e si è portata via tutto, soprattutto tantissime vite umane. In tre giorni è caduta la pioggia che solitamente precipitava in un anno e mezzo. I nostri alluvionati come quelli di mezza Europa guardano sgomenti perché pensavano di aver subito la tragedia più grande.

Alcuni giornali non lo chiamano cambiamento climatico, ma impropriamente e genericamente “maltempo”. Si vuole confondere le popolazioni comunicargli che si è trattato di un evento eccezionale e non uno dei tanti eventi estremi che l’umanità dovrà subire perché chi la governa colpevolmente non ha fatto nulla per mitigare e adattarsi al cambiamento climatico.
Il clima a cui si dovranno abituare i popoli europei sarà un’altalena di lunghi periodi di siccità seguiti da piogge devastanti, concentrate e violente. C’è ormai una evidenza a cui non si può più sfuggire: il sistema idraulico del territorio europeo non è più all’altezza del nuovo clima e dell’intensità delle sue precipitazioni.

Questa è l’amara verità da dire alle popolazioni europee. Ed invece si cerca di comunicare che si tratta di eventi imprevedibili, catastrofi naturali che non si potevano né prevedere né contrastare. Le nostre sciagure, ma penso anche le altre hanno un copione fisso: un pugno di soldi, ovviamente pochi per ricostruire così come era, in attesa della prossima pioggia. Più a fondo si guarda più però emergono le colpe. È dalla fine degli anni ’90 che il mondo scientifico comunica ai decisori politici, quelli importanti e i tanti che lo sono meno che la terra ha la febbre altissima, che l’uomo ha provocato e che se entro il 2050 non si riuscirà a impedire che la temperatura salga oltre un grado e mezzo rischiamo l’estinzione. Al 2050 manca un soffio bisognerebbe accelerare l’abbattimento delle emissioni climalteranti ed invece continuano a crescere.

La comunità scientifica ci aveva anche detto come agire, quali tecnologie usare, quali rinunciare come il fossile: ciò che è mancata è la volontà politica. Oltre a raduni inutili, detti COP. convocati dall’Onu in cui si partoriva un documento dopo estenuanti trattative, che fissava obiettivi che nessuno poi rispettava, anche perché per gli stati inadempienti non erano previste sanzioni. In queste COP devono irrompere i popoli per avere un senso. A Roma si cercherà di farlo il 16 con sarà una manifestazione convocata da una miriade di associazioni anche per scuotere questo governo negazionista e chi vi si oppone. Il tema è cambiare il modello energetico, uscire dal fossile e promuovere le rinnovabili, il risparmio energetico. Non solo ma anche cessare di consumare suolo, produrre rifiuti. Insomma disturbare il manovratore, che con il piano Mattei vuole incatenare l’Italia al metano.

Ci diranno che non ha senso che singoli paesi o l’Europa stessa abbatta le emissioni se contemporaneamente grandi paesi come gli Usa e la Cina non fanno altrettanto. È vero, ma per convincere questi paesi a ridurre le loro emissioni serve che l’Europa decida unilateralmente e poi non è solo un sacrificio, ma significa accumulare un grande vantaggio di tecnologie, ricerca scientifica.

Questa unilateralità l’Europa l’aveva scelta con il piano verde, ma chi la governa, la rinnovata commissione europea pensa solo ad armarsi e ha buttato nel cassetto la transizione ecologica.
Quel cassetto può e deve essere riaperto lo si deve ai tanti alluvionati e soprattutto a quelli di Valencia, ma anche perché se si apre aiuta la pace a imporsi.

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