Agostini e Scandurra | Miserie e splendori dell’urbanistica
Saperi. In assenza di un grande collettore politico prevalgono le specializzazioni, manca il dialogo tra i saperi e la frammentazione blocca le potenzialità del pensiero critico. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline
Cultura, Saperi, Università, Dialogo
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Agostini e Scandurra | Miserie e splendori dell’urbanistica

Segnaliamo l’uscita di Miserie e splendori dell’urbanistica, di Ilaria Agostini ed Enzo Scandurra, con prefazione di Piero Bevilacqua (Deriveapprodi, pp. 192).

Dalla quarta di copertina:

Da disciplina del welfare che si proponeva di mitigare le distorsioni dello sviluppo, l’urbanistica, dagli anni Ottanta, abbandona la sua originaria vocazione riformatrice per seguire le sirene della Grande Trasformazione liberista. Nel corso della sua «mutazione genetica», la disciplina ha tradito l’originario mandato sociale assumendo concetti e metodi dell’economia finanziarizzata.

Le nuove parole d’ordine – negoziazione, privatizzazione, rigenerazione, ecc. – celano l’espropriazione della città pubblica, l’espulsione dei più deboli e l’estrazione di profitto dai suoli. A danno degli ambienti di vita.

Il libro ricostruisce le vicende che hanno portato all’inarrestabile saccheggio di città e territori operato dalle forze neocapitaliste, ma fornisce anche ipotesi per costruire la magnifica utopia di una nuova urbanistica. Un’utopia già in atto, spesso ai margini, spesso antagonista, fatta di pratiche quotidiane, di conflitti, di saperi critici e di alternative di esistenza. Il passo da compiere è istituire questi germi di mondi possibili.

***

Dalla prefazione di Piero Bevilacqua:

«Sono non pochi i meriti di questo libro realizzato a due mani da un ingegnere, Enzo Scandurra, urbanista per irresistibile vocazione e raro esempio di “tecnico” conquistato dai saperi umanistici; e da un architetto, Ilaria Agostini, anch’ella ibrida figura intellettuale, versata com’è nella storia del territorio, nell’analisi dei fenomeni urbani del nostro tempo, nella critica di ispirazione ambientalista alle forme dello sviluppo capitalistico. Una miscela di saperi che è oggi condizione indispensabile per produrre conoscenza originale, analisi non conformistica dei fenomeni sociali. Non sono pochi i meriti perché il libro ci offre al tempo stesso una riflessione generale sul destino di una disciplina che nasce con l’età contemporanea, sulle influenze che essa ha avuto nel tempo, sulle sue metamorfosi recenti e soprattutto sulle trasformazioni reali che l’oggetto centrale di essa – la città – ha subito dentro i vasti rivolgimenti economici, sociali e ambientali della nostra epoca.

Il quadro del racconto si muove in sobrio equilibrio tra uno spazio universale, che è quello del pensiero urbanistico (ma anche filosofico, sociologico, ecologico, antropologico) e uno, esemplificativo, “locale”, che è quello dell’Italia, delle sue città, ma non senza frequenti richiami ad altre esperienze europee e internazionali».

 

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